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MONREALE

di Vincenzo EPIFANIO - Luigi BIAGI - Giuseppe LA MANTIA - - Enciclopedia Italiana (1934)
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MONREALE (A. T., 27-28-29)

Vincenzo EPIFANIO
Luigi BIAGI
Giuseppe LA MANTIA

Città della provincia di Palermo, da cui dista 7 km., con 14.119 ab. (1931). È situata dove il pendio sudorientale del M. Caputo si attenua come in un'ampia terrazza, che a circa 300 m. s. m. si protende verso E. e NE. a guisa di rupe - dominata dalla mole del tempio normanno con l'arcivescovado e il monastero benedettino coevo - mentre declina dolcemente a S. e a SO. sugli ubertosi giardini della Conca d'Oro, della quale essa in ogni lato offre una vista superba. Su quest'ampia spianata si allarga in prevalenza la cittadina, e qui presenta un aspetto generalmente decoroso, con opere monumentali e con varî istituti di educazione; ma si arrampica con la sua parte meno bella anche sul Caputo fin quasi a 350 m. E per la natura carsica di questo è percorsa nel sottosuolo da varie grotte, ricche di acque, che sgorgano ai piedi della collina. Monreale, del cui abitato le origini si confondono con quelle del tempio (sec. XII), aveva nel secolo XVI circa 6000 ab. (1570: ab. 6105; 1583: ab. 5597). Il comune ha una superficie di kmq. 40,99 (la 9ª parte della provincia, che ha 76 comuni). Gli abitanti, che già un secolo addietro (1831) erano 12.903, furono nel 1921 circa il doppio: 23.966 (18.618 nel 1931).

Monumenti. - La cattedrale di Monreale è una delle più grandiose costruzioni del Medioevo: l'architettura del periodo normanno in Sicilia conclude con essa il suo svolgimento. La sua pianta è a tre navate a colonnati sostenenti archi acuti al modo arabo: alle navate è innestato un oratorio quadrato delimitato da pilastri, dal quale si accede al presbiterio, congiunto con due arcate alla protesi e al diaconico e terminato da tre absidi in corrispondenza delle tre navate. È un tipo di chiesa misto di elementi greci e latini con influssi arabi, che ha come antecedenti la cattedrale di Cefalù, la chiesa della Magione e dei Vespri a Palermo, ma a Monreale la coesione delle parti è più stretta e organica, l'effetto d'insieme è più armonico e consono allo spirito latino.

La facciata, come nella cattedrale di Cefalù, è preceduta da un portico fra due torri, rifatto nel sec. XVIII; le absidi sono decorate da tre ordini di arcate cieche intrecciate con incrostature di lava e di calcare, motivo comune a molte chiese normanne di Sicilia, ma qui svolto con maggiore ricchezza di ornati e di colori. Nell'interno le colonne sono adornate di capitelli che provengono da antichi monumenti romani, le pareti rivestite sino a una certa altezza di cipollino con liste verticali di musaici e terminate da una balza a fioroni gigliati di aspetto arabo. Al disopra sono tutte interamente rivestite di musaici, la cui esecuzione si protrasse probabilmente anche dopo il 1182. Quelli della navata principale mostrano somiglianze coi musaici della Cappella Palatina di Palermo, che rappresentano le medesime scene dell'Antico Testamento; quelli delle navatelle e del transetto sono di fattura meno accurata con forme trite e colorito confuso. Secondo alcuni, la decorazione di Monreale fu opera di maestranze locali educate dai Bizantini, ma le varietà di stile e d'iconografia che vi si riscontrano possono invece rientrare tutte nelle varie tendenze dell'arte bizantina. Tra le opere d'arte che adornano il tempio occorre ricordare la porta dell'ingresso principale in bronzo, opera di Bonanno pisano (1186), simile a quella del duomo di Pisa e modellata con lo stesso ingenuo talento di narratore. L'altra porta del fianco è opera di Barisano da Trani che l'adornò di formelle a stampo imitate da bassorilievi bizantini e classici.

Al duomo furono aggiunte costruzioni in varie epoche; dal 1547- al 1569 il portico sul fianco sinistro opera di Giandomenico e Fazio Gagini, nei secoli XVII e XVIII le cappelle di S. Castrense e di San Benedetto (1769) e quella del Crocifisso costruita dal 1678 al 1692 dal Giovanni da Monreale e da Angelo Italia.

Il magnifico chiostro a fianco della chiesa fu costruito contemporaneamente a questa. Le influenze arabe sono evidenti negli archi acuti adorni di costoloni pensili e nel rivestimento a musaico dei fusti delle colonne: le sculture che adornano le duecentosedici coppie di capitelli, e la cui esecuzione dovette protrarsi fino ai primi decennî del sec. XIII, appartengono interamente all'arte romanica. Sotto l'aspetto stilistico possono dividersi in diversi gruppi a seconda che mostrano influenze classiche o derivano dalla scultura lombarda, dall'arte bizantina o da quella romanica d'oltralpe. Raffigurano motivi simbolici o puramente ornamentali, immagini divine e di santi, e anche complesse scene bibliche. Accanto al chiostro si scorgono gli avanzi coevi del monastero: nel seminario attiguo i resti di un palazzo normanno.

Gli altri monumenti di Monreale appartengono al periodo barocco: i più notevoli sono la chiesa del Monte e la chiesa di S. Castrense con stucchi della scuola del Serpotta. È dell'epoca normanna il diruto Castellaccio di M. Caputo.

V. tavv. CXXXVII e CXXXVIII.

Storia. - Nel luogo dove poi sorse Monreale era prima un casale arabo, di nome Balharā. In Palermo quegli abitanti avevano un mercato detto Süq al-Balharā. Ordinata dal re Guglielmo II normanno la costruzione del famoso tempio cristiano col monastero (la costruzione, già avviata nel 1174, fu terminata verso il 1183, anno in cui Lucio III costituisce la sede arcivescovile) la città prese il nuovo nome di Monreale e molto rapidamente si accrebbe di abitanti con servi della gleba, custodi del parco regio e familiari e servi (famuli) dei monaci.

L'arcivescovo, che era abbate del monastero, aveva, come alto signore temporale, la giurisdizione civile e penale sulle città e terre della diocesi, compresa Monreale. Nel 1220 Federico II confermò a Monreale bonos usus et approbatas consuetudines. Monreale soffrì gravi danni, anche del castello che la sovrasta, dalla seconda metà del sec. XIV e in parte nel seguente, per guerre e sedizioni; ma poi tornò a prosperare.

Bibl.: G. Lello, Notizia dello stato antico e presente delle possessioni e diocesi di Monreale, in Del Giudice, Tempio di Monreale, Palermo 1702; V. Amico, Lexicon topographicum siculum, Catania 1759, II, e trad. di Marzo, Palermo 1857; R. Starrabba, Capitoli dell'Università di Monreale del sec. XVI, in Arch. stor. sic., XII, Palermo 1887; B. Di Piazza, Cenni storici di Monreale, Monreale 1891; V. Di Giovanni, I Casali esistenti nel sec. XII nel territorio della Chiesa di Monreale, in Arch.s tor. sic., XVII, Palermo 1892; G. Millunzi, Storia del seminario arcivescovile di Monreale, Siena 1895; id., l'ospedale civico e le istituzioin sanitarie in Monreale nel sec. XVI, Palermo 1901; C.A. Garufi, Catalogo illustrato del Tabulario di S. Maria la Nuova di Monreale, ivi 1902; C. Concetti, Monreale e suoi dintorni. Memorie, ivi 1912. - Per i monumenti v. anche D. Serradifalco, Del duomo di Monreale e di altre chiese siculo-normanne, Palermo 1838; D.B. Gravina, Il duomo di Monreale illustrato, ivi 1860; C. Boito, l'Architettura del Medioevo in Italia, Milano 1880; G.U. Arata, L'architettura arabo-normanna, ivi 1914; F. Pottino, Monreale, in Italia monumentale, ivi 1917, n. 36; G. Giovannoni, Un quesito architettonico nel chiostro di Monreale, in Architettura ed arti decorative, I (1921-22), pp. 242-262; E. Mauceri, Il duomo e il chiostro di Monreale, Milano (1929); L. Biagi, Nel chiostro di Monreale. La scultura, in L'arte, XXXII (1931), pp. 468-85; F. Valenti, L'arte nell'era normanna, in Il regno normanno, Messina 1932.

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