MONTAGNA
. Con questo nome fu designato durante la rivoluzione francese, a cominciare dalla Convenzione, il gruppo politico che sedette a sinistra e, materialmente, sui seggi più elevati, in contrapposizione al marais centrista.
Non vero e proprio partito politico organizzato e disciplinato, i montagnards - come furono detti gli appartenenti alla Montagna - numericamente minoranza nell'assemblea, non ebbero un programma preciso né un capo determinato, ma rappresentarono piuttosto tendenze che vennero precisandosi ed esasperandosi sotto la spinta delle circostanze. Deputati di Parigi, i più, favorevoli all'azione delle "sezioni", furono i dominatori dei club giacobini e ne presero le difese contro i girondini. A poco a poco furono spinti a porsi a capo dell'estremismo popolare, non rappresentato alla convenzione se non dai montagnardi, il cui dissidio con i girondini risaliva al conflitto Brissot-Robespierre sull'opportunità della guerra. Poco uniti dapprima, il processo del re li fuse, la caduta della Gironda ne assicurò la dittatura. Il terrore fu opera della Montagna, alla quale spettò anche il merito di galvanizzare la resistenza contro l'invasione. La fine di Robespierre e la reazione termidoriana la indebolirono (ma sulle tentate sommosse popolari dell'aprile-maggio 1795 ebbe certo influenza). Il suo nome restò poi nel linguaggio parlamentare ed ebbe qualche fortuna nelle assemblee francesi del 1848.
Bibl.: Oltre le storie generali della rivoluzione francese, v. A. Mathiez, De la véritable nature de l'opposition entre les Girondins et les M., in Annales révolutionnaires, XV (1923), pp. 177-197.