Rife, Montagne
In Pg XXVI 43 D. paragona il movimento delle anime dei lussuriosi contro natura al volo delle gru che volgono verso nord o verso sud nelle loro periodiche migrazioni: Poi, come grue ch'a le montagne Rife / volasser parte, e parte inver' l'arene, / queste del gel, quelle del sole schìfe, / l'una gente sen va, l'altra sen vene.
Il paragone, a differenza di altri nei quali D. si serve delle gru (If V 46 ss., Pg, XXVI 64 ss.), e che ricalcano paragoni simili fatti da Virgilio (Aen. X 262 ss.) e da Lucano (Phars. V 711 ss.), è qui irreale, in quanto le gru si muovono in massa, verso luoghi diversi a seconda della stagione, ma comunque tutte lungo la stessa direzione.
Le montagne Rife stanno a indicare piuttosto vagamente luoghi freddi, all'estremità settentrionale o nord orientale dell'Europa, sulla scorta della tradizione classica e medievale.
Aristotele (Meteor. I 13 350b) le colloca nell'estrema Scizia; Virgilio in un passo delle Georgiche (III 381-382) le ritiene origine dell'Euro, che in realtà è vento di sud-est, mentre in un altro passo (IV 517 ss.) le classifica come montagne elevate: " solus Hyperboreas glacies Tanaimque nivalem / arvaque Riphaeis numquam viduata pruinis / lustrabat " (cfr. anche I 240-241 " mundus, ut ad Scythiam Riphaeasque arduus arces / consurgit, premitur Libyae devexus in Austros "). Lucano (Phars. III 272 ss.) vi colloca l'origine del Tanai (v. DON), e, forse sulla sua scorta, anche Orosio (I 2) collega tale fiume con i monti R.; Isidoro (Etym. XIV VIII 8) invece le colloca in Germania: " Riphaei montes in capite Germaniae sunt, a perpetuo ventorum flatu nominati; nam ῥιφὴ Graece impetus et ὁρμὴ dicitur, ἀπὸ τοῦ ῥίπτειν ", e forse proprio a una collocazione così circonstanziata si collega D. quando le nomina.
Salvo qualche eccezione, i commentatori più antichi danno alle montagne Rife una generica collocazione settentrionale.