ROCCIOSE, MONTAGNE (ingl. Rocky Mountains; A. T., 121-122, 125-126)
È il nome sotto il quale si comprende tutto il complesso dei rilievi che nell'America Settentrionale delimitano da O. la regione mediana dei Grandi Piani, o, più propriamente, l'orlo occidentale di questa zona, dallo Stretto di Bering al Nuovo Messico. La barriera di montagne che, ai primi coloni bianchi provenienti da O. sembrava chiudere d'un tratto l'ampio orizzonte delle Praterie, e che, specie nella sua sezione meridionale, sorge improvvisa e nuda d'alberi sulle pianure solcate dalle acque scendenti al Mississippi, ebbe dagli scopritori nomi diversi (Shining Mountains, Mountains of Bright Stones, Stony Mountains), tutti allusivi al brusco intaglio delle sue vette; su gli altri prevalse però quello di Rocky Mountains con cui la catena - o meglio quella parte di essa che sovrasta l'alto Missouri - è indicata in una carta dell'inglese A. Arrowsmith (1802; taluno ricorda che il francese La Vérendryes, giunto nel 1743 ai piedi delle Rocciose nell'Alberta, le chiamò M. de La Roche) - per la notorietà data al nome dal resoconto della spedizione Clark-Lewis (1804-06).
Se il merito della prima traversata delle Rocciose, spetta allo scozzese A. Mackenzie, che dal Fiume della Pace riuscì, nel 1792-93, a passare nel bacino del Fraser per toccare infine il Pacifico, la ricognizione del sistema si apre in realtà con la spedizione degli americani M. Lewis e G. Clarke, che da Saint Louis risalgono il Missouri fino aì rami sorgentiferi (che essi chiamano Jefferson, Madison e Gallatin), e, valicate le Bitter Root Mountains, scendono lungo lo Snake River al Columbia scoprendo al ritorno il corso dello Yellowstone. Mentre fino allora le Rocciose erano rimaste fuori dall'influsso colonizzatore degli Europei - salvo qualche piccolo lembo a S. (Nuovo Messico, Arizona) dov'era con varia fortuna riuscita i infiltrarsi la penetrazione spagnola - coi primi del secolo XIX se ne inizia lo sfruttamento: dalla fase della caccia agli animali da pelliccia (la Missouri Fu Company fu fondata a Saint Louis nel 1808), già da tempo attiva in altre zone del continente, si passa presto a quella dell'agricoltura, di cui si fanno pionieri i missionarî cristiani (1840 sul Green River). In pari tempo si vengonn stabilendo le prime comunicazioni regolari dirette al Pacifico, dove la scoperta dei giacimenti auriferi ha richiamato un vigoroso flusso di popolazione; ma alle piste (l'Oregon Trail a N. da Kansas City per il North Platte River e lo Yellowstone allo Snake River; il California Trail da Denver attraverso l'altipiano del Colorado e Los Angeles; il Gila Trail che metteva capo anch'esso qui, lungo il fiume omonimo, dal Rio Grande) lunghe e pericolosamente insidiate dagli indigeni, non si tarda a sostituire la ferrovia. I lavori necessarî, iniziati nel 1853-54 con la creazione della Railroad Survey, giovarono assai alla conoscenza dell'intero sistema, perché imposero ovunque rilievi topografici sempre più precisi a cui si vennero poi dedicando in modo speciale organi governativi (la Geodetic Survey, fondata nel 1871; la Geological Survey, che risale al 1879 fu preceduta da una U. S. Geological and Geographical Survey of the Rocky Mountains Region, organizzata da J. W. Powell) e privati (compagnie ferroviarie, minerarie, banche, ecc.). Nel 1869 era compiuta la prima transcontinentale (da Omaha a S. Francisco attraverso il Lago Salato), a cui ne seguivano altre sette tra il 1876 (Montreal-Vancouver) e il 1914 (Winnipeg-Prince Rupert), mentre tutta una rete di tronchi minori s'andava infittendo per raggiungere i settori nei quali si rivelano a poco a poco le grandi possibilità minerarie della regione o delle regioni finitime (argento, oro e rame nell'Arix; oro, argento e zinco nell'altipiano della Columbia; oro, argento, zinco, magnesite, carbone e petrolio nell'Utah, ecc.).
La conoscenza scientifica del sistema è tuttavia ancora lontana da un grado paragonabile, per es., con quella che si ha delle Alpi. Solo nel territorio degli Stati Uniti i diversi gruppi sono stati fatti oggetto di una esplorazione intensiva, geologica e morfologica; della parte settentrionale delle Rocciose, invece, si sa tuttora poco e, per alcuni lembi (Alasca), quasi nulla. Va comunque ricordato che alla ricognizione delle Rocciose s'è dedicata una eletta schiera di studiosi (basti ricordare qui i nomi di C. E. Dutton, S. F. Emmons, G. K. Gilbert, F. H. Hayden, W. Holmes, Clarence King, J. W. Powell, R. A. Daly, W. Lindgreen, W. M. Davis), che ne hanno preso spunto a dibattiti e a conclusioni di portata spesso più generale. Sotto questo riguardo, anzi, si può dire che all'imponenza del sistema si venga sempre meglio adeguando la sua importanza scientifica: il suo studio aiuta ogni giorno di più a illustrare e risolvere i grandi problemi riguardanti la genesi e le trasformazioni del rilievo terrestre.
Situazione, limiti, ampiezza. - Le Rocciose si estendono, come si è accennato, dall'Alasca al Nuovo Messico, per una lunghezza complessiva, in linea d'aria, di circa 4500 km., con una direzione, per lo più, da NO. a SE. (da SO. a NE., invece, nella sua sezione estrema settentrionale). Le delimitano a N. la costa del Kotzebue Sound fra il 66° 30′ e il 68° N. e fra il 162° e il 167° O., a S. il brusco pendio con cui le sue ultime digitazioni precipitano sull'altipiano di Transpecos, presso Santa Fé, Nuovo Messico, tra il 107° e il 109° e intorno a 35° 30′ N. Verso E. il distacco, topograficamente assai accentuato, dalla regione dei Grandi Piani, è ribadito dalla presenza di fratture e di faglie. A O. invece non sempre è possibile segnare un limite netto; nondimeno l'individualità del sistema risulta ugualmente chiara per il contrasto che con questo margine elevato fanno gli Interior Plateaus, detti, ancor meglio, Intermontane Belt; zona in complesso depressa e di struttura relativamente semplice, rimasta in sostanza immune dal recente (postcretacico) piegamento cui sono andate soggette invece sia le Rocciose, sia le Cordigliere esterne, e che divide appunto queste da quelle. In rapporto con la diversa genesi (bacini di affossamento, deposizioni sedimentarie indisturbate, espandimenti eruttivi) e con la diversa estensione delle singole unità che costituiscono l'Intermontane Belt, sta l'andamento delle varie sezioni riconoscibili nelle Rocciose, alle quali anzi manca a rigore anche una vera continuità, interrotte come sono all'incirca sul 40° N. dove il Grande Bacino, l'Altipiano del Colorado e il bacino dello Wyoming vengono ad avvicinarsi e quasi a congiungersi. La massima larghezza del sistema raggiunge e forse supera i 500 km., lungo il 45°; più a N. invece va in complesso diminuendo, in armonia con la tendenza generale del rilievo, che su questa parte del continente serra sempre più la propria massa, mentre accentua il suo inarcarsi verso O.
Genesi, caratteri generali, partizione. - Le lacune che ancora rimangono su alcune parti delle Rocciose non impediscono di riconoscervi, nelle grandi linee, una comune evoluzione con la quale stanno in rapporto identità o somiglianza di struttura e di forme. Il corrugamento che caratterizza il sistema, si operò essenzialmente in due fasi, la prima (orogenesi laramica) alla fine del Cretacico, la seconda nel Terziario più antico, ambedue accompagnate - almeno in varî settori - da fenomeni di carreggiamento (da O. in E.) per cui zolle più o meno cospicue della base paleozoica, già dovunque penepianata, vennero sollevate e in parte coricate sopra le assise mesozoiche (di regola cretacee) della zona pedemontana. Quasi dappertutto la flessione appare esercitata su masse piuttosto rigide (non di rado viene in luce lo zoccolo cristallino), sì che ne risultò una serie di pieghe relativamente semplici, con più o meno larghe intrusioni di materiale eruttivo. Movimenti epeirogenetici disturbarono in seguito i cicli erosivi (posteocenici), determinando fratture, sollevamenti e inarcamenti, a cui è dovuta con ogni probabilità la stessa disposizione a quinte dei varî segmenti, il loro costiparsi a N. e il loro allargarsi per contro a S. a mo' di ventaglio. Infine elemento decisivo per la morfologia attuale, la glaciazione pleistocenica, alla quale è da attribuire in complesso un'efficacia non dissimile da quella esercitata sul rilievo alpino, con questo di particolare, tuttavia, che nelle Rocciose i caratteri d'alta montagna si riscontrano quasi unicamente in corrispondenza appunto alle zone in cui più attiva e continua fu l'azione dei ghiacciai quaternarî.
Quando si prescinda, perciò, da queste zone, mal si potrebbero avvicinare le Rocciose alle Alpi, sia per la loro minore altezza relativa (sorgono infatti da altipiani che esse sovrastano in media di 1500-2000 m., al massimo), sia, ancor più, per la relativa dolcezza di pendii, per il meno accentuato frazionamento delle masse e per la forma prevalentemente arrotondata dei cimali, quasi dappertutto in rapporto con l'esistenza di penepiani sollevati e debolmente intaccati dai posteriori cicli erosivi.
Una partizione delle Rocciose fondata su criterî scientifici è forse ancora prematura. Di solito vi si distinguono (e così verrà qui fatto) le tre sezioni corrispondenti ai tratti compresi nell'Alasca, nel Canada e negli Stati Uniti, per i quali ultimi è uso parlare d'un settore meridionale a S. del Bacino dello Wyoming e di uno settentrionale a N.; in questo i più hanno finito per isolare ancora un'altra zona, che verrebbe così a essere mediana (Central Rockies). V'è tuttavia chi comprende nelle Rocciose settentrionali tutta la sezione a N. del Kicking Horse Pass (utilizzato dalla transcontinentale Canadian Pacific Railw.), come quella che resta al di fuori del possibile influsso delle colture cerealicole in contrapposizione ai settori dove queste hanno più o meno profondamente alterato il paesaggio naturale (I. R. Smith; O. Schmieder).
Le tre sezioni delle Rocciose. - L'estremità settentrionale del sistema è costituito dai Monti Endicott, che finiscono sul Kotzebue Sound con due fasci distinti, le De Long Mountains (2000 m.) e le Baird Mountains (1700), corrispondenti probabilmente a due anticlinali parallele, isolate all'esterno dagli altipiani mesozoici dello Yukon (a S.) e di Anaktuvuk (a N.). Constano di un nucleo di sedimentazioni paleozoiche, in parte carreggiate verso N. su cui poggiano deposizioni mesozoiche ed eoceniche. La zona di culminazione è di regola rappresentata da superficie pianeggianti o appena mosse in rapporto anche con la debole intensità della glaciazione o col suo effetto prevalentemente conservativo.
Li continuano a SE. i M. Davidson (2400 m.), i quali segnano il displuvio fra i bacini dello Yukon e del Mackenzie; più oltre, con la Ogilvie Range (2100-2500 m.) ancora molto imperfettamente nota, si entra nel dominio delle Rocciose canadesi.
Tipico di queste è, innanzi tutto, il decorso parallelo (da NO. a SE.) di due distinte unità o fasci di montagne separati da una depressione longitudinale (Rocky Mountains Trench) che, all'ingrosso, dal 48° N., si continua almeno sino al 62° N. (alto Liard) e molto probabilmente, più oltre; depressione la cui origine è ancora incerta, ma che risale senza dubbio a epoca preglaciale. Tale solco (la cui lunghezza finora riconosciuta supera i 1600 km., che ha una larghezza variabile dai 3 ai 25 km., sul fondo, ed è elevato in media sui 700 m.), seguito dal corso dei fiumi Frances, Finlay, Parsnip, alto Fraser, Columbia, Kootenay, volti in opposta direzione, non separa però due zone geologicamente e morfologicamente diverse; struttura ed evoluzione sono dall'una parte e dall'altra sostanzialmente le stesse.
I monti della sezione orientale, che s'alzano ripidissimi sui Grandi Piani via via restringentisi man mano si procede verso il basso Mackenzie, accompagnano il corso di questo fiume su ambedue le rive e si spingono anzi fino al Great Bear Lake (Franklin Mountains), ma vengono serrando sempre più a S. le proprie file, sino a costituire, oltre il 56° N., un unico bastione. Gneiss e scisti paleozoici appaiono qui spesso carreggiati e le vette risultano di regola di quarziti e di calcari del Silurico e del Devonico. Le altezze vanno crescendo da N. a S. (a E. del Parsnip non superano i 2500 m.), fino a raggiungere, sul 52° N., i 4000 m. e oltrepassarli (M. Alberta 4115, M. Forbes 4084 m.); in ogni caso la montagna assume spesso aspetto alpino, con forme tormentate e deciso intaglio glaciale.
La sezione occidentale continua la Ogilvie Range nei gruppi dei Pelly, Cassiar, ancora piuttosto imperfettamente noti (vi predominano scisti cristallini, scisti e quarziti cambrosilurici) e più a S. nella Cariboo Range, che il corso del Fraser circonda anche da O.: nonostante le massime altezze si mantengano sui 2500-2600 metri, il paesaggio ricorda anche qui, e forse meglio che altrove nelle Rocciose, la montagna alpina, con creste aguzze, ghiacciai, laghi di circo, foreste (sino a 2000-2200 m.) e profonde incisioni vallive. In corrispondenza al brusco gomito descritto dall'alto corso del Columbia, la massa montuosa è solcata da altre due lunghe depressioni longitudinali, delle quali l'esterna (occidentale) percorsa dallo stesso Columbia, l'interna dal medio Kootenay. Ambedue i fiumi intagliano con strette gole trasversali i diaframmi che li dividono: la Gold Range, le Selkirk Mountains e la Purcell Range, costituite in prevalenza di gneiss, graniti e sedimentazioni cambriche e precambriche. L'intensità della glaciazione quaternaria è chiarita dalla presenza di tipiche valli ad U, in parte occupate da laghi (Kootenay, Upper e Lower Arrow, Whatshan, Trout, ecc.) e che rappresentano anch'essi relitti glaciali. Le massime elevazioni superano di poco i 3000 m. nei Selkirk (M. Dawson 3387 m., M. Sorcerer 3353 m., M. Sir Donald 3294 m.) e nei Purcell (M. Farnham 3457 m.), senza neppur raggiungerli nella Gold Range (M. Thor 2896 m.), ma le forme si mantengono ancora aspre con cimali dentellati e nudi, specie verso E.; tuttavia il transito è relativamente agevole per il deprimersi dei colli (Rogers Pass 1330 m., utilizzato dalla transcontinentale C. P. R.).
Le Rocciose comprese entro il territorio degli Stati Uniti sono caratterizzate da un molto maggiore frazionamento delle masse, dalla presenza di numerosi bacini intermontani, un tempo invasi da laghi e da questi ancora occupati in parte, e dal molto più largo sviluppo degli espandimenti vulcanici. Le due sezioni, settentrionale e centrale, distinte nel tratto a N. del bacino dello Wyoming differiscono soprattutto in questo, che mentre la prima risulta in sostanza da penepiani sollevati e incisi fino a tarda maturità, con valli profonde ma generalmente larghe, e numerosi bacini lacustri (cenozoici) chiusi fra masse eruttive, alle quali di regola corrispondono le altezze maggiori, nella seconda le unità orografiche appaiono più evidenti, anzi ognuna di esse è in relazione, almeno come regola, con unità tettoniche bene individuate (pieghe anticlinali, faglie). Tuttavia il margine orientale è ben netto anche a N. dello Yellowstone, fra il Lewis Range (Cleveland M. 3181, M. Jackson 3055) e le Big-Belt Mountains che mettono a nudo nel loro dentellato, aspro cimale il nucleo cristallino e sono separate dal resto del sistema dal solco trasversale terrazzato (di origine ancora discussa) in fondo a cui spumeggia l'alto Missouri. Ad O. prevalgono invece caratteri diversi. In contrapposto alla lunga fuga di cime di solito riunite sotto il nome di Coeur d'Alene Mountains e di Bitter Root Mountains (M. Garfield 2984 m.; con l'interna struttura che rivela un intenso piegamento e numerose fratture, contrasta l'evidente disposizione delle vette su di un penepiano di circa 1800 m. d'altezza, intaccato da uno o più cicli erosivi), la zona più occidentale, in cui spiccano le Chearwater e Salmon Mountains, risulta da un enorme blocco batolitico (graniti) sollevato fin oltre i 3500 m. d'altezza, smembrato da canyons (percorsi da affluenti dello Snake River), interrotto da brevi bacini riempiti da deposizioni posteoceniche e, oltre i 2400 m., bulinato dai ghiacciai quaternarî. Più a N. le zone depresse si allargano e fanno posto a laghi, quali il Coeur d'Alene, rinchiuso tra i basalti, il Flathead e il Pend Oreille, sbarrati da dighe moreniche.
Tra la sezione settentrionale e quella meridionale delle Rocciose si distende l'ampio (25 mila kmq.) altipiano dello Yellowstone (convertito in parco nazionale), formato da una potente (circa 1000 m.), massa di lave riolitiche, e in mezzo al quale s'apre, a 2359 m. d'altezza, il lago omonimo. Il margine orientale del bacino corrisponde al gruppo degli Absaroka, pila di brecce mioceniche sollevata a 3000-3600 m. d'altezza (Washakie Needles 3809 m.): alle estreme superficie allivellate, l'azione glaciale, intensa specialmente sul fianco E., ha impresso forme e caratteri d'alta montagna. Analogamente è avvenuto per il Teton (Grand Teton 4190 m.) ed il Wind River Range (Fremont Peak 4202, Gannett Peak 4185 m.) che chiudono il bacino da S.; nel primo caso però si ha a che fare con un cuneo di rocce granitiche e granitoidi sollevate e inclinate (verso O.), mentre nel secondo il nucleo cristallino, inarcato, fu ricoperto da deposizioni mesozoiche che l'erosione ha in gran parte asportato. Tipica è comunque per ambedue i gruppi montuosi, l'esistenza, nella zona di culminazione, di un penepiano (3600 m. circa), sul quale le vette s'adergono relativamente di poco.
Verso il Gran Bacino le Rocciose alzano il lungo (300 km.) e ripido baluardo dei M. Wasatch (Lone Peak 3505 m.) la cui morfologia è caratterizzata soprattutto dalla presenza di faglie recenti, che troncano la serie di morene e di conoidi alluvionali distesi ai piedi del suo fianco occidentale. Anche qui solo la glaciazione quaternaria ha impresso movimento alle alte (3000 m. in media) superficie pianeggianti. Decorso perpendicolare alle Wasatch ha il gruppo degli Uinta (lungo 230 km.), che il corso del Green River intaglia con una lunga gola sovrimposta. L'anticlinale ch'essi formano risulta nel suo nucleo di quarziti precambriche, cui corrispondono i livelli superiori; il mantello precretacico venne per lo più eroso o profondamente intaccato. L'altezza massima tocca i 4093 m. (Emmons Peak), sovrastando così di circa 600 m. appena il penepiano su cui s'aderge.
Verso i Grandi Piani le Rocciose centrali spingono a mo' d'avamposto l'arco delle Big Horn Mountains (Cloud Peak, 4013 m.) in cui ai graniti e agli gneiss precambrici dell'imbasamento, che costituiscono tra i 2400 e i 2700 le così dette summit uplands (considerate dal Darton un penepiano prepaleozoico), si sovrappongono sui margini calcari, scisti e arenarie paleozoici e mesozoici (dal Permico al Triassico), formanti, a E., un fascio di rilievi parallelo all'asse della catena (Front Range) e di poco più depresso. La glaciazione fu notevole soprattutto a E., dove il limite delle nevi scende localmente al di sotto dei 2000 m.
Le diverse unità orografiche da cui risulta la sezione mediana delle Rocciose si lasciano tanto meglio isolare in quanto tra le une e le altre si apre un buon numero di depressioni corrispondenti ora a fratture, ora infine ad aree in cui è stata più debole la resistenza dei materiali sottoposti all'erosione. Ampiezza molto maggiore assumono queste zone nel cosiddetto Bacino dello Wyoming, compreso fra i Wasatch, gli Uinta e gli Absaroka, ma senza limiti netti né verso i Grandi Piani, né verso l'altipiano del Colorado (Laramie, Carbon, Shoshone, Great Divide, Washakie, Yampa, Bridger Basins). L'unità della regione sta nella sua appartenenza genetica alle Rocciose, cui è coeva, e la cui struttura si rivela là dove il reticolo idrografico, più denso, è riuscito ad asportare il mantello di sedimenti deposti, dal Paleogene in poi, sul fondo delle originarie depressioni. La superficie dell'altipiano si mantiene sui 2000-2300 m.; le vette che qua e là lo sormontano, emergono appena dalla coltre di materiali sottili entro i quali è affondato il rilievo.
Alquanto diversa dalle due precedenti è l'ultima sezione delle Rocciose, che s'inizia a SE. del bacino del Wyoming con l'arco delle Laramie Mountains (graniti, scisti paleozoici con ai margini arenarie, calcari cretacei; la massima altezza tocca i 3948 m.), nel quale gli affluenti di destra del North Platte River hanno inciso i loro solchi antecedenti.
Tre fasci di montagne compongono questa sezione, e si susseguono con decorso quasi parallelo da N. a S., isolando anche qui una serie di piani intermontani. Continuazione delle Laramie Mountains è la Colorado Front Range le cui creste, elevate spesso oltre i 4000 m. (una cinquantina di vette, almeno, superano questa cifra; M. Evans m. 4346, Long Peak 4345, Pikes Peak 4300), si presentano in forma di cupole convesse, non di rado intaccate, sul pendio orientale, da circhi fortemente incavati. Le vette s'alzano perciò di poco sopra un penepiano (3500-3800 m.) che il Davis dimostrò resuscitato da uno più antico, a cui dovette seguire il sollevamento a vòlta di tutta la massa rocciosa; con questo è in rapporto l'emergenza, nella zona di culminazione, dell'imbasamento scistoso-cristallino. Verso NO. si riallaccia al Colorado Front Range il gruppo, di analoga costituzione geologica, del Medicine Bow Range, che culmina a 3948 metri nel M. Richthofen.
Questo primo fascio di rilievi è separato dal secondo, più occidentale, per mezzo di una serie di solchi tettonici dal fondo più o meno svasato e pianeggiante, detti localmente parks (il nome non ha tuttavia alcun rapporto con la vegetazione, che è di regola stepposa), il cui drenaggio si effettua attraverso gl'intagli epigenetici aperti nell'uno e nell'altro diaframma montuoso dagli affluenti del Mississippi e del Colorado; famoso fra tutti quello con cui l'Arkansas incide i resistenti banchi subverticali della Front Range (Royal Gorge) utilizzato dalla ferrovia.
Il fascio mediano e costituito dai gruppi della Park Range (M. Lincoln, 4358 m.) e della Catena detta Sangre de Cristo, ambedue elevati in più punti oltre i 4000 m. (Blanca Peak 4386): le sedimentazioni mesozoiche sovrapposte al nucleo cristallino formano, raddrizzate sui margini, una fascia di rilievi pedemontani, che i fiumi hanno smembrato con gole profonde.
I corsi, volti in opposta direzione, dell'alto Arkansas e dell'Eagle River, dividono la Park Range dalle vicine Sawatch Mountains, che formano il terzo ed ultimo fascio delle Rocciose meridionali: in queste, 14 cime oltrepassano i 4000 m., toccando nel M. Massive (4396 m.) e nel M. Elbert (4395 m.) le massime altezze di tutto il sistema. Ciò nonostante la frequente forma arrotondata di queste sommità e la generale dolcezza dei pendii ricordano piuttosto la media che l'alta montagna, almeno dove non compaiono, a render più deciso il rilievo, forme tipicamente glaciali, qui dovute solo ad apparati non più attivi.
Un posto a sé è da fare alle San Juan Mountains (Uncompahgre, 4360 metri), che terminano da SO. le Rocciose, sia perché il loro piegamento (cretacico), rimane nascosto sotto una spessa coltre di materiali eruttivi (lave e tufi) recenti, che ha dato al gruppo forma di altipiano (per quanto inciso più o meno profondamente dagli affluenti del Colorado e del Rio Grande), sia per le sue particolarità morfologiche (colate di pietrame, suoli eluviali) connesse essenzialmente con le condizioni di estrema aridità della regione. Tra le San Juan Mountains e la Sangre de Cristo Rarige si stende la Saint Louis Valley (massima larghezza 80 km.; altezza da 2250 a 2400 m.), depressione tettonica riempita sul fondo da deposizioni lacustri (formazione Alamosa) e percorsa nella sua metà meridionale dal Rio Grande che perde nel suolo poroso una parte delle sue acque.
Durante il Glaciale tutta la massa montuosa a N. del 49° fu sommersa sotto un mantello di ghiacci (salvo piccoli lembi nel bacino dello Yukon), alimentato soprattutto da O., alla cui azione poterono sfuggire solo le zone più elevate, d'estensione in complesso trascurabile. Anche a S. si ebbe largo sviluppo di glaciazione regionale; se ne riscontrano infatti le tracce, come s'è visto, in quasi tutti i gruppi più importanti, dalle Bitter Root alle San Juan Mountains, dove lasciano riconoscere chiaramente almeno due periodi infraglaciali. Nelle Wasatch si ebbero oltre una cinquantina di grandi apparati la maggior parte dei quali si scaricava verso O., spingendo le proprie morene a contatto coi depositi lacustri del Lago Bonneville. Il più vasto di questi apparati misurava 16 km. di lunghezza e portava la fronte a 1500 m. Del pari cospicua fu la glaciazione a O. del Green River, dove oltre un centinaio di valli ne furono più o meno interessate. La massima lunghezza dei ghiacciai toccò qui i 43 km. e una cinquantina nel gruppo degli Uinta. Di tutte le regioni comprese entro il territorio degli Stati Uniti, nessuna mostra tuttavia nella sua morfologia attuale una così decisiva azione dei ghiacciai quaternarî, quanto le Big Horn Mountains, dove l'originario penepiano venne bulinato in modo da assumere l'aspetto tipicamente aspro e tormentato delle zone d'alta montagna.
All'intensità della glaciazione quaternaria mal si può paragonare l'attuale, specie se si mettono in rapporto ambedue le fasi con quanto appare nel sistema alpino. Ma è da tener conto del diverso orientamento dei due sistemi, e della molto maggiore variabilità che ne consegue, per le Rocciose, rispetto al limite delle nevi permanenti. Il valore medio di solito accolto nei testi, di 3200 m. ha un significato puramente teorico. Le oscillazioni di quel limite vanno (sempre volendo rimanere sulle generali) da 4200 m. lungo il 38° a 2300 lungo il 50° N. per scendere al di sotto dei 2000 in corrispondenza ai Monti Endicott e sono sensibili anche da O. a E. con l'accentuarsi dei caratteri di aridità e di continentalità proprî del clima.
In genere si può dire che nelle Rocciose sui ghiacciai di tipo alpino prevalgono i ghiacciai di circo e d'altipiano; i primi sono sviluppati soprattutto nella sezione meridionale delle Rocciose canadesi ed in quella settentrionale degli Stati Uniti (notevoli i ghiacciai Deville e Illicilliwaet nelle Selkirk Mountains), mentre a S. del 40° 30′ cessano, di regola, anche le vedrette. Manca tuttavia ancora il materiale necessario perché, delle condizioni passate e presenti, si possa tracciare un quadro estensibile a tutto il sistema.
Per le stesse ragioni sopra esposte non sarebbe possibile parlare di un clima delle Rocciose, analogamente a quanto si fa per quello alpino. Tuttavia le differenze climatiche fra i due estremi del sistema sono meno notevoli di quanto si potrebbe credere a tutta prima. I settori montuosi posti a N. del 55° rientrano in sostanza nella regione subartica, di cui è carattere precipuo l'estrema continentalità. Le medie temperature annue rimangono molto al di sotto di 0° (di regola sempre per 5 0 più mesi dell'anno) e le piogge cadono essenzialmente d'estate, diminuendo man mano che si procede verso N. e più ancora da O. verso E.
I settori a S. del 55° hanno anch'essi un clima di tipo nettamente continentale, ma le temperature medie invernali ed estive vanno crescendo col procedere verso S., fino a presentare per ogni mese valori positivi. Per contro le piogge diminuiscono nello stesso senso, e la loro distribuzione si fa sempre più irregolare; mentre a N. prevalgono in primavera ed autunno, a S. si concentrano nella tarda estate e in inverno. Questi caratteri generali subiscono tuttavia alterazioni profonde da pendio a pendio, specie nelle Rocciose meridionali, che vengono a contatto verso O. con ampî bacini chiusi, a clima anche più decisamente continentale ed arido.
V. tavv. CXIII e CXIV.
Bibl.: W. Powell, Geology of the Uinta Mountains, Washington 1876; R. G. Mc Connell, Report on the Geological Structure of a Portion of the Rocky M.s, Ottava 1887; G. M. Dawson, On the Later physiographical geology of the Rocky M.s Region in Canada, Ottava 1890; The physiography of the United States, New York 1896; F. E. Matthes, Glacial Sculpture of the Bighorn M.s Wyo., Washington 1900; A. C. Lawson, The Geomorphogeny of the Upper Kern Bassin, in Univ. of Cal. Publicat. Dep. of Geol., II, xv (1904), pp. 291-376; N. H. Darton, Geology of the Bighorn M.s, Washington 1906; I. Bowman, Forest Physiography, New York 1911; W. M. Davis, The Colorado Front Range, a study in physiographic presentation, in Ann. Assoc. of American Geogr., I (1912), pp. 21-84; R. Daly, Geology of the North American Cordillera at the forty-ninth parallel, Ottawa 1913; F. L. Ransome, The Tertiary Orogeny of the North American Cordillera and its Problems, New Haven 1915; G. R. Mansfield, Structure of the Rocky M.s in Idaho and Montana, in Bull. Soc. Amer., XXXIV (1923), pp. 263-84; H. Cloos, Bau und Bewegung der Gebirge in Nordamerika, Skandinavien und Mitteleuropa, Berlino 1928; M. N. Fenneman, Physiography of the Western United States, New York 1931.