montare
Il verbo è usato di frequente, soprattutto nella Commedia (ben nove volte, com'è naturale, solo nel Purgatorio); l'unica opera in cui non compare è la Vita Nuova. È sempre usato come intransitivo, con diversi significati. Le preposizioni che introducono i complementi indiretti (indicanti la direzione del movimento espresso dal verbo), possono essere ‛ su ', ‛ per ' (e anche ‛ su per '), ‛ a ', ‛ in '; la preposizione su' finisce spesso col formare un tutt'uno col verbo, senza modificarne quasi affatto il significato (si veda la nota del Mattalia a Pg IV 26: " montar su, nel poema, è in genere usato come espressione unitaria che non esclude la preposizione ").
Il senso originario è evidentemente quello di " salire ", " portarsi verso l'alto "; con questo valore m. è usato in alcuni luoghi come neutro intransitivo, accompagnato o no dalla preposizione ‛ su '. Si veda Pg XV 37 Noi montavam, già partiti di linci; XI 45 al montar sù, contra sua voglia, D. è parco: " in contrasto col suo desiderio... muove lentamente i piedi a salire, e a stento " (Mattalia).
Per merito delle scale di San Miniato, dice D. in Pg XII 103, si rompe del montar l'ardita foga. La spiegazione deve partire dal fatto che foga, come afferma il Buti, " è andamento senza rattenersi "; dunque " la dureça del muntare e fatiga sì se alentava et era ligera " (Lana), " ut sic habilius et facilius possent ascendere viri et mulieres " (Benvenuto). Comunque il verbo è in questo luogo un infinito sostantivato e la ‛ foga del m. ' equivale alla " ripida fatica di quella salita ".
Lo stesso significato, ma con una sfumatura di ancor maggiore concretezza, in If XXIV 33 potavam sù montar di chiappa in chiappa, " poteramus ascendere de scopulo in scopulo " (Guido da Pisa); il Buti, come in quasi tutti i luoghi in cui compare il verbo, interpreta m. dal punto di vista allegorico, dandogli quindi un senso morale, come " atto di muoversi dal peccato verso la salvezza ", cioè di redimersi; infatti " montasi suso quando s'esce del peccato e della sua considerazione con gradi di costanzia ".
Fanno sempre parte di questo gruppo le due occorrenze di Pg XVI 49 (Per montar sù dirittamente vai) e XXIV 140 S'a voi piace / montare in sù, qui si convien dar volta. In questi due casi il valore, quasi più morale che fisico, del verbo è più evidente; si veda per es. la chiosa di Benvenuto al primo luogo: " intrasti viam rectam et veram si vis ascendere caelum ".
Il verbo ha un senso non molto diverso, ma è seguito da complementi, in luoghi come If XVIII 110 montare al dosso / de l'arco (" salire sul culmine del ponticello ", Casini-Barbi); XXIII 137 montar potrete su per la ruina (" salire per le rovine che giacciono... in una salita non del tutto scoscesa ", Venturi); Pg XII 115 Già montavam su per li scaglion santi. In Pd XXXI 99 montar per lo raggio divino significa non soltanto " montar più suso... per la grazia divina " (Buti), ma " risalire su per quel fiume di luce fino ad arrivare alla sua prima scaturigine, a Dio " (Steiner); c'è, cioè, un senso di viaggio a ritroso, " cominciando dalle cose infime... e di grado in grado salendo alle propinque alla divinità " (Landino). Ancora seguito da ‛ per ', il verbo compare in Detto 339 non ha for che / e' monti per la scala, / dov'ogne ben gli scala, in cui prevale il senso allegorico.
Sintatticamente più difficile il passo di If XIX 8 Già eravamo, a la seguente tomba, / montati de lo scoglio in quella parte: è questa l'interpunzione preferita dal Barbi (Problemi I 241). Per la spiegazione si noti il dubbio se il complemento retto da m. sia a la seguente tomba oppure in quella parte, dubbio che va risolto studiando il significato che D. attribuisce alla parola tomba: se essa vale " sepoltura ", indica la bolgia, " quia in ea sunt sepulti simoniaci " (Benvenuto), ed è chiaro che i due poeti non possono m. ‛ sulla ' bolgia, ma ‛ in quella parte dello scoglio '; il verbo ha così un " valore medio-passivo, come mosso di Purg. VIII, 105 " (Mattalia). Altri invece chiosano tomba come " rialzo ", " sommità " (cfr. il tardo latino tumba): in questo caso D. e Virgilio monterebbero " al seguente ponticello (tomba), e propriamente in quella parte... " (Porena). Cfr. " Ball. " XVIII [1911] 9.
Il verbo è usato anche spesso impersonalmente, e di nuovo può avere, o no, dei complementi. Senza preposizione, in Pg XVII 47 (una voce disse " Qui si monta "), e XXVII 57 venimmo fuor là ove si montava: tuttavia in questi due casi non si può parlare di un uso assoluto del verbo, il quale è invece, in qualche modo, specificato da avverbi, come qui e ove. In Pd XXII 103 qua giù... / si monta e cala naturalmente, compare la coppia ‛ m. - calare ', che troviamo anche altrove (in Pd XV 111 all'infinito sostantivato montar sù si contrappone il sostantivo calo), come la coppia ‛ m. - discendere ' che compare in Pg IV 26 (e più volte nella prosa del Convivio), e ‛ rimontare - discendere ' che si trova in If XIX 126. In Pd XIV 139 l'inciso montando è interpretato modernamente come impersonale: " a mano a mano che si sale ".
Infine, in Pg IV 26 vassi in Sanleo e discendesi in Noli, / montasi su in Bismantova e 'n Cacume, il verbo è seguito dal complemento di luogo. La presenza di tre verbi impersonali intensifica la concretezza e l'efficacia dell'espressione: a Sanleo si può giungere a piedi; verso Noli si può scendere, e così si può salire fin sulla cima di Bismantova e di Cacume (per la questione se debba leggersi Cacume o cacume, cfr. Petrocchi, ad l., e le voci CACUME; CACUME).
Non siamo ancora nel campo degli usi traslati quando m. è usato in senso astronomico: si veda per es. If I 38 'l sol montava 'n sù con quelle stelle..., cioè " il sole ascendeva sull'orizzonte della terra congiunto con la costellazione dell'ariete " (Fallani). L'atto del sole indicato dal verbo non è semplicemente quello di " sorgere " ma, in senso più tecnico, di " muoversi verso l'alto " compiendo una rivoluzione, fino a giungere allo zenit, per incominciare poi un percorso discendente. Si veda Cv III V 15 quando queste rote sono compiute, lo suo montare [del sole] è a Maria quasi tanto quanto esso monta a noi ne la mezza terza: " quando queste rivoluzioni sono compiute, cioè il sole è giunto al tropico del Cancro... la sua altezza per chi sta nella città di Maria... è quasi quella che è per noi... allorché il giorno è uguale alla notte " (Del Monte). In Cv III V 16 vediamo lo stretto rapporto fra il m. e il ‛ discendere ' del sole che, nell'insieme appunto, indicano il movimento apparente diurno del sole al di sopra dell'orizzonte della terra. Sempre in senso astronomico, in Cv III V 14, dove il sole è paragonato a una mola che viene montando a guisa d'una vite dintorno, ossia " avanza verso Nord descrivendo una spirale ascendente ".
Nel primo vero traslato il verbo si riferisce alla vita umana, il cui corso procede a imagine di... arco, montando e discendendo (Cv IV XXIII 6). Insomma, come dice D. nello stesso luogo, tutte le [terrene] vite... [mon]tando e volgendo, convengono essere quasi ad imagine d'arco assimiglianti. Infine si veda IV XXIV 4 l'adolescenzia è in venticinque anni che precede, montando, a la gioventute. Qui l'inciso montando vale evidentemente: " nell'arco ascendente della vita umana ".
Più lontano dal senso originario il traslato per cui m. equivale a " innalzarsi ", " ergersi ", " aumentare ", " venire in auge ", in senso astratto, morale: Monte Mario, a Roma, com'è vinto dal fiorentino monte Uccellatoio nel montar sù [" correndo all'ingrandimento ", Lombardi; " nel sorgere a grandezza ", Casini-Barbi], così sarà nel calo, cioè nella decadenza (Pd XV 111). Ancora più astratto l'uso di Rime XCI 62 ('l fo perché sua cosa in pregio monti, perché " io che le appartengo cresca di pregio ", Del Monte), LXXXIII 130 per nessuna grandezza / monta in orgoglio (cfr. Cv II XI 7-8), e Rime dubbie XXVI 8 sempre sempre monta la sua fama (della donna).
In tre soli luoghi il verbo ha il senso di " salire su cavalcatura ", e si badi che indica comunque sempre un'azione momentanea, non un'azione continuata: il verbo esprime l'atto, il momento di " montare a cavallo ", non il fatto di trovarsi su una cavalcatura. Cfr. If XVII 95 tosto ch'i' montai [sulla groppa di Gerione] / con le braccia m'avvinse; e al v. 83 monta dinanzi, ch'i' voglio esser mezzo, dice Virgilio a D.: e " fecelo montare dinanzi, cioè feceli considerare l'apparenzia dell'astuzia... e cavalcare e metter sotto le sue fraudolenzie " (Buti). Stesso senso in Fiore CCXVII 1 Venusso sì montò sus'un ronzino.
Completamente diverso da tutti i precedenti il valore di m. in Fiore CXIV 12 infin che sé potesse ben montare, / e avere spezieria che potesse / conducersi in la terra d'oltre mare. Il verbo è qui usato come vero e proprio riflessivo, e vale " fornirsi di cavalcatura " (Parodi). V. anche CALARE; DISCENDERE; RIMONTARE.