AMIATA, monte (A. T., 24-25-26; Montitmiata o Montagnata delle antiche carte, o Montagna di Zanta Fiora, o semplicemente La Montagna come è designato dagli abitanti)
Monte dell'Antiappennino Toscano, che sorge isolato, tra la valle dell'Ombrone e quella della Paglia, a 42°53′ lat. N. e 21°37′ long. E. di Greenwich, all'altitudine di 1734 m. L'Amiata, come appare anche dal suo aspetto, è un antico vulcano, esistente sino dalla fine del Terziario, i cui espandimenti trachitici, che ne costituiscono il Vertice, ricoprono un'area di circa 68 kmq. mentre la totalità del monte presenta una base di 250 kmq. Tali espandimenti, accompagnati da formazioni eruttive, tufi e ceneri, poggiano su strati di calcare e di marne eoceniche che ne costituiscono l'imbasamento, mentre più in basso, nelle valli dei fiumi e torrenti che ne solcano le pendici inferiori, affiorano le sabbie e i conglomerati pliocenici. Per la sua forma elevata e isolata, onde agisce come condensatore delle evaporazioni del Tirreno, e per la natura straordinariamente porosa delle rocce trachitiche che ne formano la sommità, l'Amiata è caratterizzato da una grande abbondanza di sorgive, che si trovano specialmente nella zona di contatto delle rocce sedimentarie con quelle eruttive all'altitudine di 500-800 m., lungo la quale zona poterono formarsi numerosi abitati: Abbadia S. Salvatore (829 m.), Pian Castagnaio (772 m.), Santa Fiora (687 m.), Arcidosso (661 m.), Castel del Piano (632 m.), che nel loro complesso accolgono oltre 30.000 abitanti. Dalle sorgenti dell'Amiata furono altresì derivate le condutture che forniscono ottima acqua potabile a Siena e Grosseto; con esse si pensa di approvvigionare anche Firenze. Le pendici più elevate dell'Amiata, a monte della zona degli abitati, si ricoprono di folti castagneti e, oltre i 900-1100 m., di faggete. Quelle inferiori sono invece coltivate a cereali a vigneti e uliveti. Una caratteristica del Monte Amiata è offerta dalle miniere di solfuro di mercurio (cinabro), esistenti già nell'età etrusca, allorché il cinabro veniva utilizzato come materia colorante; ma l'estrazione del minerale per ottenere il mercurio metallico (mediante processo di riduzione) iniziata dopo il 1860, prese grande sviluppo solo dopo il 1880 e attraverso qualche oscillazione raggiunse negli anni prima della guerra circa le mille tonnellate. Durante e dopo la guerra si ebbe una diminuzione; ma in questi ultimi anni la produzione ha ripreso sino a ragguagliare nel 1924-27 circa 1800 tonn. di mercurio metallico all'anno, onde queste miniere sono da considerarsi fra le più produttive del mondo. Nella regione dell'Amiata svolse la sua attività di profeta David Lazzaretti (v.). Per la storia, v. san salvatore del m. amiata.
Bibl.: E. Santi, Viaggio al Montamiata, Pisa 1795; E. Repetti, Relazione di un'escursione geologica al Monte Amiata, Firenze 1830; B. Lotti, Il Monte Amiata, in Boll. R. Comitato Geol. d'Italia, IX (1878); P. De Ferrati, Le miniere di mercurio del M. Amiata, in Riv. Miner. (1899 Appendice 1890); De Stefani, I vulcani spenti dell'Appennino settentrionale, in Boll. Soc. Geol. It., X (1891); G. Dainelli, Le zone settentrionali del M. Amiata, in Mem. Geografiche, n. 12 (1910); O. Marinelli, Il Monte Amiata e le sue miniere di mercurio, in Le vie d'Italia, agosto 1919.