SANNACE, Monte
Abitato àpulo situato circa 5 km a N-E di Gioia del Colle, al centro delle Murge sullo spartiacque tra Ionio e Adriatico; per ampiezza territoriale, poderosità di mura, ricchezza di prodotti ceramici, fu dal VI al III sec. a. C., uno dei centri più notevoli della Peucezia. Dell'antica città, che solo ipoteticamente si può identificare con la Thuriae àpula ricordata da Livio (x, 2, 1) e da Plinio (Nat. hist., iii, 105), si conoscevano, prima delle recenti campagne di scavo effettuate dal 1957 al 1961, solo un breve tratto di mura e abbondante materiale tombale; la località, abbandonata fin da epoca antica, offre condizioni favorevoli al proseguimento dello scavo sistematico del centro indigeno, che occupa un'area molto vasta (oltre 84 ettari). L'abitato è difeso da quattro circuiti di mura, della lunghezza complessiva di m 8300, databili, come le abitazioni scavate, al IV e III sec. a. C.; pochi sono i resti di costruzioni di età precedenti.
Le mura dell'acropoli e quelle del secondo circuito, che racchiude la zona pianeggiante ad O del monte, costituiscono un complesso progettato ed attuato secondo un unico piano e sono probabilmente da porre in relazione con la spedizione in Italia di Alessandro il Molosso (334-331 a. C.). La difesa dell'acropoli è in parte costituita dallo stesso scoscendimento del terreno, opportunamente adattato a difesa, in parte da un regolare muro di blocchi di tufo; il secondo circuito, che ha uno spessore medio di 7 m, è costituito da due paramenti, l'esterno in blocchi di tufo disposti quasi tutti di testa, l'interno di pietre a secco, legati da muri divisori di consolidamento. In questo circuito è una porta del tipo a propugnaculum, obliqua rispetto all'andamento delle mura entro il cui spessore è ricavata, con doppia chiusura e vano intermedio scoperto.
Con la costruzione del terzo circuito, avvenuta probabilmente intorno al 300 a. C., l'acropoli, da periferica, diventa interna alla città, nel cui territorio vengono comprese ampie aree adatte al pascolo. Il quarto circuito oltre a proteggere, con una seconda difesa, la zona in piano ad occidente, racchiuse nel perimetro urbano la zona ad E del monte; per struttura ed andamento molto meno efficiente dei precedenti, esso sembra collegabile per epoca all'invasione annibalica della Puglia e probabilmente rappresentò l'ultima grande opera pubblica della città.
I saggi eseguiti nell'area dell'acropoli hanno messo in luce numerose abitazioni e, nella zona centrale, il primo monumento pubblico della città, un portico a due navate, e un complesso di tombe di grandiose dimensioni su cui, in età posteriore, sorse un gruppo di grandi ambienti particolarmente curati. Nella stessa località sorse in età medioevale la chiesa di S. Angelo, di cui sono state ritrovate parte delle fondazioni. L'impianto urbanistico della zona e la tecnica impiegata nelle costruzioni non sono dissimili da quelli delle due insulae scavate in pianura; il materiale rinvenuto dimostra però che l'abitato dell'acropoli ebbe vita più lunga, continuando ininterrottamente, anche se limitatamente, sino al I sec. a. C. Rari ritrovamenti medioevali sono da porre in relazione con la chiesa di S. Angelo e forse con qualche piccolo insediamento della medesima epoca.
Nella città bassa ad O è un ampio quartiere d'abitazione diviso in due insulae dalle strade principali, comprendente quindici case ed alcuni ambienti isolati, destinati probabilmente a botteghe. Non esiste un piano urbanistico preordinato: il diverso orientamento e l'andamento non sempre rettilineo delle strade portano ad una notevole diversità di grandezza e di forma delle case, che presentano talvolta modifiche e rimaneggiamenti dovuti alla scarsa resistenza delle murature in pietrame a secco. Il tipo di casa più semplice è quello formato da due ambienti allineati su un unico asse; il più comune è quello costituito da un cortile allungato su uno dei cui lati maggiori si aprono due o più ambienti affiancati; una sola casa è del tipo a peristilio. Non è facile (anche per la mancanza pressoché completa di intonaci e pavimenti e, in molti casi, di soglie) riconoscere la preminenza di un ambiente sugli altri e comprendere la relazione reciproca tra le varie stanze; è probabile però che, come avveniva anche per la casa greca media, la medesima stanza servisse, a seconda delle necessità, a varî usi.
Fra i grandi vasi di uso domestico rinvenuti nelle abitazioni, numerosissimi sono i pithoi, che a Monte S. dovettero servire anche a raccogliere l'acqua dei tetti, data la mancanza di acquedotti e la rarità di cisterne e pozzi; sono spesso decorati sull'orlo e sulla spalla con motivi ad impressione appartenenti al repertorio decorativo comune alla ceramica àpula a partire dalla metà del IV sec. a. C.
Poichè dopo il III sec. a. C. manca nella zona in pianura ogni traccia di vita, la fine violenta dell'abitato, provata da tracce d'incendio e da ritrovamenti in posto di suppellettile domestica, sembra causata dalle lotte fra Romani e Cartaginesi in Puglia.
A Monte S. finora non è stata identificata con sicurezza una vera e propria necropoli; pur non essendo proibito di seppellire anche accanto alle case, come dimostrano le numerose tombe rinvenute entro le mura, si deve tuttavia supporre che, a causa della scarsità di spazio all'interno dell'abitato, la maggior parte delle tombe si trovi al di fuori dei circuiti. La sepoltura più comune è costituita da un sarcofago di tufo di piccole dimensioni in cui il morto, secondo il rito peucetico, è deposto rannicchiato su un fianco. I corredi funebri, poveri di metalli, sono ricchi di vasi, pregevoli quelli di stile geometrico locale e, spesso, anche quelli àpuli a figure rosse; relativamente scarso il materiale greco d'importazione che, dalla fine dell'VIII giunge sino alla fine del V sec. a. C.
Bibl.: M. Mauer, in Röm. Mitt., XIV, 1899, p. 68, nota I; M. Gervasio, I dolmen e la civiltà del bronzo nelle Puglie, Bari 1913, pp. 77-94, passim; M. Mayer, Apulien von und während der Hellenisierung, Lipsia-Berlino 1914, p. 351; M. Gervasio, Bronzi arcaici e ceramica geometrica del Mus. di Bari, Bari 1921, pp. 5-57; M. Mayer, Molfetta und Matera, Lipsia 1924, p. 246; D. Randall-Mac Iver, The Iron Age in Italy, Oxford 1927, pp. 221-25; M. Mayer, in Pauly-Wissowa, XV, 1931, c. 1186, s. v. Messapioi; B. M. Scarfì, Due pittori apuli della seconda metà del IV sec. a. C., in Arch. Class., XI, 1959, p. 179 ss.; id., Gioia del Colle. Scavi nella zona di Monte Sannace. Le tombe rinvenute nel 1957, in Mon. Ant. Linc., XLV, 1960, cc. 145-332; N. Degrassi, La civiltà apula nel quadro delle più recenti scoperte archeologiche, in Atti del VII Congr. Inter. di Arch. Class., Roma 1961, pp. 105-106; id., La documetnazione archeologica in Puglia, in Atti del I Convegno di Studî sulla Magna Grecia, Napoli 1962, pp. 223-237, passim; B. M. Scarfì, L'abitato peucetico di Monte Sannace, in Not. Scavi, in corso di stampa.
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