Vedi MONTE SIRAI dell'anno: 1973 - 1995
MONTE SIRAI
Località della Sardegna presso Carbonia (Cagliari), M. S. è una bassa collina allungata, circa 4 km dalla costa prospiciente l'isola di S. Antioco (l'antica Sulcis), sulla cui piatta sommità è stato riportato alla luce, tra il 1963 e il 1966, un centro abitato punico.
Il più antico insediamento sul M. S. è costituito da una serie di nuraghi (VIII-VII sec. a. C.) disseminati sulle pendici e sulla sommità della collina. L'abitato punico sorse invece verso l'inizio del VI sec. a. C., probabilmente ad opera di alcuni abitanti della vicina Sulcis, come primo passo verso l'assoggettamento punico del Campidano. Verso il IV-III sec. a. C. il piccolo nucleo cittadino subì sostanziali rifacimenti che gli dettero la fisionomia con la quale è apparso agli scavatori; il sito fu abbandonato verso il I sec. d. C.
Il resto più significativo della fase nuragica è costituito dal basamento di un nuraghe, munito di un canaletto di scolo, successivamente incorporato nel tempio punico: la continuità dei luoghi di culto fa supporre che anche il primitivo nuraghe avesse un carattere sacro (e questa sarebbe la prima documentazione di nuraghe-edificio sacro in età preromana). Più consistente è il centro punico (il cui nome è ignoto; è stato però suggerito che il nome Sirài sia di origine libica e significhi "roccioso"), distribuito in tre zone lungo la pianura che costituisce la sommità della collina: sulla parte meridionale, leggermente più elevata, l'abitato vero e proprio, difeso da una cinta muraria che sfruttava in parte le scoscese pareti rocciose della collina; nella parte settentrionale, su un banco di roccia, il tophet (area sacra per le deposizioni dei resti di sacrifici umani) con un piccolo tempio; nella parte centrale, avvallata, un gruppo di tombe scavate nella roccia. Verso il III sec. a. C. sorsero edifici isolati sul vasto pianoro rimasto precedentemente libero da costruzioni.
L'abitato è stato scavato solo in parte; nel settore noto è stata identificata la cinta muraria, nella quale si apre una porta, verso il pianoro, fiancheggiata da torrioni quadrangolari; la tecnica costruttiva è a grossi blocchi irregolari. Entro la cinta, a ridosso della porta è un ampio spazio occupato parzialmente dal piccolo tempio punico edificato sul nuraghe; il tempio, orientato a E, è costruito in parte a blocchi squadrati; al suo lato settentrionale è addossato un torrione, con sei vani, di cui si ignora la funzione. Il tempio, nell'aspetto assunto nel rifacimento del IV sec., si presenta doppio, cioè come due cortili affiancati, preceduti però da un'unica breve scalinata, in fondo ai quali si aprono due coppie di celle affiancate; in una di queste fu trovata una statua di culto con le offerte ancora in situ (I sec. d. C.). Dalla zona del tempio si diparte una serie di ampie strade quasi ortogonali delimitanti quelle che uno scavo parziale ha mostrato essere abitazioni private. L'impianto urbanistico e la planimetria del tempio presentano forti analogie con il centro fenicio di età ellenistica Umm el-‛Amed (v.). Tra gli oggetti rinvenuti nel tempio sono da ricordare in particolare una statua cultuale femminile in pietra, di gusto orientalizzante (VI sec. a. C.), una protome maschile fittile di tipo cartaginese (V sec. a. C.), una protome femminile di tipo greco (V o IV sec. a. C.), alcuni bronzetti orientalizzanti, un'iscrizione votiva punica incisa su una lamina bronzea (IV sec. a. C.).
Dall'area del tophet provengono, oltre ad alcune urne cinerarie di tipologia non punica, numerose stele figurate databili tra il V e il III-II sec. a. C., notevoli per il permanere di motivi iconografici orientalizzanti passati attraverso la rielaborazione punica del VI sec. a. C. Il tempio, sovrastante l'area sacra e ad essa collegato da una scenografica anche se piccola scalinata, presenta una pianta a piccoli vani irregolari (in uno sono state ritrovate le ceneri dei sacrifici con frammenti di una statuetta fittile di gusto ionico) che richiama quella del tempietto di Capo S. Marco (Tharros).
Le tombe scavate nella roccia sono del tipo a dròmos con scalini; in due di esse erano scolpiti una testa demonica maschile dipinta in rosso e un simbolo religioso capovolto. Tra la suppellettile sono da ricordare alcuni scarabei.
Bibl.: F. Barreca e altri, Monte Sirai, I-IV, Roma 1964-1967 (da utilizzare con cautela); S. M. Cecchini, I ritrovamenti fenici e punici in Sardegna, Roma 1969, pp. 51; 58. Per il toponimo: G. Garbini, Sul toponimo sardo Sirài, in Arch. Glott. Ital., 49, 1964, pp. 77-79.