MONTECRISTO (A. T., 24-25-26 bis)
Isola dell'Arcipelago Toscano, posta a 40 km. a sud dell'Elba e a 63 km. ad ovest dell'Argentario, alla posizione geografica media di 42° 20′ lat. N. e 10° 19′ long. E. Forse corrisponde all'antica Artemisia, o Oglasa, dei Romani, che fu, secondo la tradizione, rifugio a S. Mamiliano, vescovo di Palermo, durante la persecuzione vandalica. L'isola, interamente montuosa, costituita di granito simile a quello del Monte Capanne dell'Elba, ha un'area di 10,39 kmq. e culmina col Monte della Fortezza (m. 645). Il suo contorno, che ha uno sviluppo di 16 km., presenta sporgenze e sinuosità abbastanza pronunziate, di cui la maggiore è la Cala Corfù nella costa sud-orientale, che si apre come una grande voragine quasi inaccessibile in ogni punto. Sulla costa occidentale la Cala Maestra costituisce l'unico approdo ove le piccole navi possano ancorare. L'isola, provvista di acqua sorgiva, si copre di una folta vegetazione arbustiva coi caratteri della macchia mediterranea. Una parte della dorsale maggiore è rivestita di una vera foresta di grossi lecci. Conigli e capre selvatiche, topi di campagna di una speciale varietà, alcuni cinghiali e mufloni, residuo di quelli di recente importativi, ne costituiscono la fauna per quanto riguarda i grandi mammiferi. Numerose le vipere, che non si trovano nelle altre isole dell'arcipelago. Montecristo, che nelle rovine dell'antico convento benedettino di S. Salvatore e S. Mamiliano, da Onorio III e Gregorio IX affidato ai camaldolesi, e in quelle della fortezza erettavi sulla più elevata cima dai signori di Piombino, palesa le tracce di una vita locale cessata con le incursioni barbaresche del sec. XVI e compiutamente disertata nel 1553 da Dragut, non ebbe poi mai una popolazione stabile. Nel 1852 l'acquistò e vi si stabilì l'inglese Tailor, che vi fece costruire case e compiere taluni lavori di coltivazione. Abbandonata dopo pochi anni, rimase disabitata e solo nel 1873 ritornò a popolarsi come colonia penitenziaria succursale di quella di Pianosa; ma l'esperimento durò poco e anche questa colonia fu ritirata. Nel 1889 fu presa in affitto dal marchese Ginori di Firenze che ne fece riattare le abitazioni, onde divenne luogo di piacevole ritrovo per la caccia e la pesca. Successivamente subentrò nei suoi diritti di affittuario l'allora principe di Napoli, conservandoli anche dopo che fu salito sul trono. L'isola non è collegata da telegrafo né è toccata da nessun regolare servizio di piroscafi. Durante la stagione estiva la frequentano barche di pescatori meridionali.
La Formica di Montecristo, detta anche Scoglio d'Africa, è un banco roccioso calcareo di pochi ettari che affiora per alcuni decimetri a 10 km. ad ovest di Montecristo. Corrisponde all'antica Planaria di Plinio, infesta ai naviganti. Un faro eretto nel 1867 sullo scoglio e oggi reso automatico vale a segnalare il basso fondo entro un raggio di 17 miglia.
Bibl.: A. L. Angelelli, L'abbazia e l'isola di Montecristo, Firenze 1903; Att. Mori, L'isola del re. Una escursione a Montecristo, in Il secolo XX, luglio 1904.