MONTELLO (A. T., 24-25-26)
Colle a N. di Treviso, isolato nell'alta Pianura Veneta, sulla destra del Piave. Costituito da alluvioni grossolane, prevalentemente calcaree e fortemente cementate, in basso tendenti ad arenarie, rappresenta la parte centrale residua d'un enorme cono di deiezione deposto dal Piave nel Pliocene superiore, se non addirittura nel Quaternario antico. Pare che il conoide abbia partecipato a un recentissimo movimento tettonico, come proverebbe l'inclinazione a SE. che presentano gli strati di conglomerato. Poi il conoide fu smembrato dall'erosione, per effetto della quale il residuo si eleva sull'attuale pianura, intaccato da una serie di terrazzi e limitato da due alvei del Piave, l'uno antico che a O. lo separa dal ripiano di Montebelluna (121 m.), l'altro presentemente attivo, che lo lambisce a N. e a E. da Ciano a Nervesa.
Per la sua forma elissoidale, il colle del Montello fu paragonato allo scudo d'una tartaruga; raggiunge la massima altezza di 369 metri nel Collesel Val dell'Acqua; è lungo 25 km., largo 6 e misura un'area di 60 kmq. La sua superficie presenta una caratteristica morfologia carsica in stadio alquanto avanzato: per le molte cavita penetrano in quantità considerevole le precipitazioni (circa 1350 mm. annui) che vanno a formare strati acquiferi più o meno profondi. Una parte di queste acque risorge dal fondo delle doline, un'altra ai margini del colle, formando sorgenti assai grandi, portate alla luce da interstrati d'arenaria.
La superficie del Montello, oltre a essere foracchiata da molte cavità assorbenti di tipo carsico, è anche rivestita da un potente strato argilloso impermeabile, analogo al ferretto dei ripiani lombardi (groane), dovuto all'alterazione chimica della roccia alluvionale. Esso costituisce la terra coltivabile. Innumerevoli le doline (dette buse) quali a forma di piatto, quali a scodella o ad imbuto; altre doline, e sono poco frequenti, hanno piuttosto la forma di pozzi. Specialmente poi nella parte orientale esistono doline raggruppate e così vicine, che in alcuni casi ne è avvenuta la fusione (doline multiple), e ci sono conche analoghe agli uvala delle regioni carsiche nel senso stretto della parola. Come in queste ultime, anche nel Montello sono valli aventi sviluppo incompiuto: questo si è arrestato là dove l'esistenza di fessure rese possibile un sufficiente smaltimento sotterraneo. Sono valli chiuse in ogni parte la Val Fagarella, la Val del Cavalletto e la Val dell'Acqua orientale.
In quest'ultima, la presenza di strati d'argilla rende possibile una corrente superficiale, che subito scompare sotterra dove sul fondo della valle compare la puddinga fessurata.
Per molti secoli il Montello fu coperto d'un magnifico bosco in cui predominavano le querce (roveri e farnie). Nel Medioevo tredici erano i comuni aventi diritti di godimento sul bosco assai folto. La sua decadenza, causa gli abusi dei terrazzani e le disposizioni improvvide, incominciò dopo la caduta della Repubblica di S. Marco, soprattutto in seguito al passaggio del bosco in proprietà dello stato (1871). Nel 1892 fu votata la legge per l'alienazione e il diboscamento. Dopo le distruzioni causate dalle asprissime lotte di cui fu teatro il Montello nella grande battaglia del giugno 1918 (per le vicende della quale v. guerra mondiale, XVIII, p. 171) la boscaglia è rigermogliata; qua e là risorsero case coloniche accanto a terreni coltivati.
Bibl.: C. Agnoletti, Condizioni statistiche ed economiche della regione del Montello, Treviso 1877; Saccardo, Le caverne del Montello, opera postuma pubblicata dal prof. Zaniol; A. R. Toniolo, Il colle del Montello, in Memorie geografiche, Firenze 1907.