MONTEVERGINE
Santuario, a circa 200 m. dalla vetta dell'omonima montagna (m. 1480) presso Avellino, fondato da Guglielmo di Vercelli (v.). Ma già prima la vetta, anticamente sede di un celebre tempio di Cibele, era diventata durante le persecuzioni il rifugio di molti cristiani, fra cui Felice di Nola e Vitaliano di Capua, al quale è attribuita l'erezione ivi di una cappella dedicata a Sancta Maria de Monte Virgine (notevole una leggenda medievale secondo cui Virgilio si sarebbe ritirato sulla montagna a studiarvi i libri della sibilla). Nel 1149 il santuario passò alla regola benedettina, e già dal 1191 l'abbazia è detta appartenere ad dominum papam specialiter. Favorita dai re di Sicilia, l'abbazia ebbe un periodo di grande splendore; decaduta dall'osservanza monastica, fu data in commenda nel 1349 e nel 1515 fu unita con l'ospedale dell'Annunziata di Napoli. Restituita ai benedettini nel 1588, è oggi tenuta dalla congregazione cassinese della primitiva osservanza (v. benedettini). È abbazia nullius.
L'antica chiesa, consacrata nel 1124, fu più volte rifatta e ampliata nei secoli successivi. L'aspetto attuale del santuario e dell'abbazia è dovuto in gran parte a un rifacimento avvenuto nel sec. XVII. La chiesa, con portale gotico, rifatto nell'interno da G. G. Conforto (morto nel 1631), è a tre navate divise da pilastri. Tra le opere d'arte citiamo la sedia abbaziale intagliata in legno del sec. XIII, con aggiunte posteriori; il baldacchino marmoreo del sec. XIII nella gotica cappella del Sacramento; alcune tombe dei secoli XIV-XVI; il coro ligneo (1573) nell'abside. Nel monastero è notevole la sala capitolare trasformata in salone di ricevimento; e nel coretto di notte, la Madonna di S. Guglielmo o delle Grazie, tavola del sec. XIII. Nel chiostro vi è un piccolo museo, con scritture di varie epoche.
Bibl.: A. Tranfaglia, Montevergine e la congregazione verginiana, in Pl. Lugano, L'Italia benedettina, Roma 1929, pp. 379-439; Montevergine. Guida. - Cenni storici, Roma 1905.