GENNARGENTU, Monti del (A. T., 27-28-29)
Costituiscono il massiccio montuoso centro-orientale della Sardegna, e occupano con le varie propaggini la Barbagia (v.). Il nome Porta d'argento indica la giogaia più alta, coperta di nevi per gran parte dell'anno, le cui cime maggiori, seguendo la direzione generale da N. a S., sono Bruncu Spina, m. 1829, Punta Paulinu, m. 1792, sotto la quale è il rifugio Lamarmora, Punta Lamarmora (o Perdas Crapias), m. 1834, e Punta Florisa, m. 1822. Dal Bruncu Spina a N. si distacca una dorsale che si tripartisce e mette capo a NO. nella Punta Muscione, m. 1379, a N. nel M. Spada, m. 1515, a NE. nella catena che va al passo di Correboi e con una serie di catene e di vette si prolunga sin verso Oliena. Dal Bruncu Spina a O. parte il Sinalai, che manda un ramo verso NO. con M. Iscudu, m. 1599, e i monti di Tonara, Genna Flores, m. 1496, e Punta Muggianeddu, m. 1468; e un altro ramo a SO., il Dilima, che mette capo ai monti di Aritzo, fra cui Funtana Cungiada, m. 1458. Dai pressi di P. Lamarmora parte a E. una dorsale che va al Bruncu Allumafogu, m. 1492, e a SE. un'altra che va a M. Terralba m. 1552, e a Genna Rugi m. 1307. Il Gennargentu è composto di scisti talcosi, sotto i quali a N. nel M. Spada affiora il granito, mentre a S. nel Toneri de Irghini sullo scisto poggia il calcare giurassico, che un tempo dovette coprire quasi tutta la regione. Le pendici del Gennargentu sono in gran parte ammantate da vegetazione erbacea o dalla macchia mediterranea, e destinate al pascolo estivo delle greggi: non mancano tuttavia boschi di elci, tassi, querce e castagni. Le acque vanno per molti affluenti nel Tirso, o nel Flumendosa, che lambisce la parte meridionale. Sebbene il Gennargentu venga chiamato il gigante della Sardegna, non ha un aspetto maestoso, perché circondato da un complesso di alture che dai piani del Campidano e dalla valle del Tirso si stendono sino al Mare Tirreno. Questa zona dominata dal Gennargentu era nota agli antichi sotto il nome di Monti Menomeni o Insani, e in essa la popolazione indigena difese più a lungo la sua indipendenza dai Cartaginesi e dai Romani. Una serie di villaggi sorgono anche ora a occidente in prossimità dei monti più alti: Fonni (m. 1000), Ovodda (718), Tiana (564), Tonara (935), Desulo (901), Belvì (661), Aritzo (796), Gadoni (696); ampie vallate e ridenti conche, ricche di acqua e di verde costituiscono da questa parte la zona più bella della Sardegna. A S. nella Barbagia di Seulo, i villaggi sono più lontani e scarsi (Seulo, m. 797; Seui, m. 800), e a E. una lunga catena con direzione N.-S. ha tenute lontane le popolazioni che si trovano tutte a E. di essa.