MONTMORILLON
(Mons Maurilionis nei docc. medievali)
Località della Francia centro-occidentale, posta a km 18 a S di Saint-Savin nella regione del Poitou (dip. Vienne).Sviluppatosi intorno a un borgo fortificato fatto costruire nel corso del sec. 11°, il sito comprendeva una serie di fondazioni religiose sorte dopo il 1107 per volere di Roberto di Puy e passate nel 1113 sotto la protezione del conte di Poitiers. Del loro insieme, formante un complesso monastico dotato di strutture assistenziali, la Maison Dieu, rimangono oggi la cappella di Saint-Laurent - fiancheggiata da un campanile di tipo poitevino, sormontato da un coronamento ottagonale - e, in corrispondenza dell'area cimiteriale del monastero, un edificio a due piani a pianta ottagonale, ascrivibile alla fine del sec. 11°, forse utilizzato come cappella funeraria.Situata su un'altura rocciosa prospiciente il corso del fiume Gartempe, la chiesa di Notre-Dame - nella sua fase primitiva annessa all'antica diocesi di Poitiers e menzionata come capella Sancte Marie de Monte Maurilionis (Pouillé de Gauthier, Cartulaire de l'Evêché de Poitiers, Poitiers, Bibl. Mun., 381(37), c. 177) - venne posta tra il 1093 e il 1220 alle dipendenze dell'abbazia di Saint-Savin.L'edificio presenta un transetto terminante in un'abside preceduta da avancoro e fiancheggiato da due absidiole laterali. A tale impianto, databile verso la fine del sec. 11, venne aggiunto, probabilmente nel corso del 12°, il corpo centrale a navata unica e molto fuori asse, sopraelevato insieme a quello orientale, durante il sec. 14°, mediante un cammino di ronda con funzione fortificatoria.Al di sotto del coro della chiesa, un'ampia cripta romanica, dedicata a s. Caterina, ha conservato una decorazione dipinta di grande qualità, oggetto, in sede critica, di una questione aperta circa l'interpretazione dell'iconografia dell'insieme pittorico, singolare per la coesistenza di temi abitualmente non associati.Del programma decorativo che si stendeva sulla volta della navata rimangono oggi, nella parte contigua all'abside, solamente un'immagine dell'Agnus Dei e quattro figure - tre delle quali frammentarie - dei vegliardi dell'Apocalisse. La composizione absidale si è invece conservata integralmente. Nel registro inferiore, ai due lati di una monofora, figurano due scene collegate alla leggenda di s. Caterina: a sinistra, la Controversia della santa con i dottori e, a destra, il Martirio e l'Ingresso delle loro anime in paradiso. Al centro del catino absidale, entro una mandorla, è rappresentata la Madonna con il Bambino, sul capo della quale due angeli in volo si apprestano a porre una corona, mentre la circondano sei figure di sante. Con il braccio destro la Vergine sostiene il Bambino, cui bacia la mano sinistra, mentre Egli incorona la santa posta alla sua destra.Sull'identità di quest'ultima figura sono state avanzate varie ipotesi, basate sulla possibile interpretazione dell'oggetto rotondo presente nella sua mano destra: essa viene considerata sia come una personificazione dell'Ecclesia che reca l'ostia (Aubert, 1939-1940; Deschamps, Thibout, 1963) sia come un'immagine di S. Caterina con la ruota del martirio (Hourticq, 1918) o con l'anello del matrimonio mistico con Cristo. La dedicazione della cappella farebbe propendere in favore di quest'ultima identificazione. Convincente appare inoltre la proposta di riconoscere nell'oggetto un mundus (Hinkle, 1972; Labande-Mailfert, 1973); al pari della corona, tale simbolo rinvia infatti al lignaggio regale della santa, che, in qualità di vergine-martire e di sponsa Christi, acquisisce nuovamente nel Regno dei cieli, per ricompensa eterna, sia il mundus sia la corona. Nel corteo di figure femminili che fiancheggiano la Vergine, solo le due poste a sinistra della santa recano una corona; ognuna, viceversa, presenta un vaso posto ai suoi piedi, nel quale alcuni studiosi hanno colto un'allusione alle lampade delle vergini sagge (Deschamps, Thibout, 1963), altri una metafora delle stesse sante, ciascuna considerata come vas electum (Hinkle, 1972).Una datazione del complesso pittorico all'ultimo decennio del sec. 12° o ai primi anni del successivo ha trovato oggi unanime consenso; iconografia e stile presentano tuttavia quell'ambiguità tipica delle opere del periodo, in ragione degli apporti di derivazione bizantina, laddove i temi e i procedimenti formali tradizionali appaiono improntati a una sensibilità nuova, vicina alla cultura gotica e alle sue formulazioni.
Bibl.: P. Perdrizet, La Vierge qui baise la main de l'Enfant, RevAC, s. V, 49, 1906, pp. 289-296; L. Hourticq, L'exposition des peintures murales en France du XIe au XVIIe siècle, GBA, s. IV, 14, 1918, pp. 167-197: 175-176; H. Focillon, Peintures romanes des églises de France, Paris 1938, pp. 36-37 (trad. it. Pitture romaniche delle chiese di Francia, in id. Scultura e pittura romanica in Francia, Torino 1972, pp. 167-220); M. Aubert, Le thème iconographique de la Vierge tenant une hostie, BSNAF, 1939-1940, pp. 96-97; C.P. Duprat, Enquête sur la peinture murale en France à l'époque romane, BMon 101, 1942, pp. 165-223; 102, 1944, pp. 5-90: 7-12; M. Thibout, Notre-Dame de Montmorillon, CAF 109, 1951, pp. 207-219; P. Deschamps, M. Thibout, La peinture murale en France au début de l'époque gothique, Paris 1963, pp. 71-73; H. Schrade, La peinture romane, Paris-Bruxelles 1966, pp. 146-150; O. Demus, Romanische Wandmalerei, München 1968 (trad. it. Pittura murale romanica, Milano 1969); W.M. Hinkle, The Iconography of the Apsidal Fresco at Montmorillon, MünchJBK, s. III, 23, 1972, pp. 37-62 (rec.: Y. Labande-Mailfert, CahCM 16, 1973, pp. 326-328).D. Paris-Poulain