CHIKAMATZU, Monzaemon
Il più celebre drammaturgo giapponese. Secondo la tradizione meglio accreditata nacque a Hagi (nella provincia di Nagato) nel 1653. Aveva appena venticinque anni quando fece il suo ingresso nella vita letteraria assumendo come pseudonimo il nome del convento buddhista di Chikamatsu-Dera, ove, dai dieci ai vent'anni, era stato novizio. Il suo vero nome era Suginomori Nobumori. Esordì scrivendo kabuki (drammi popolari) per la compagnia dell'attore Sakata Tōjūrō, ma più tardi si diede completamente al jōruri (dramma per il teatro di marionette). Nel 1690, cedendo all'invito dell'amico Takemoto Gidayū, uno dei più rinomati attori di jōruri dell'epoca e proprietario del teatro Takemoto-za in Ōsaka, si trasferì in questa città dove prosegui a scrivere drammi che stabilirono, con la propria, la fama di Gidayū. Morì in Ōsaka il 24 novembre 1724.
La produzione di Ch. comprende 108 composizioni drammatiche, 24 delle quali appartengono a quel genere detto dai giapponesi sewa-mono (drammi sociali), le altre essendo tutte jidai-mono (drammi storici). Fra i drammi migliori sono: Sonezaki Shinjū (Il suicidio d'amore a Sonezaki); Shinjū Ten no Amijima (Il suicidio d'amore ad Amijima) e Meido no Hikyaku (Il corriere dell'Inferno). Ma forse nessuno dei lavori di C. suscitò tanto entusiasmo quanto il Kokusenya-gassen (Le battaglie di Kokusenya) grandioso dramma storico in cinque atti (novembre del 1715).
Specialmente dal punto di vista artistico e psicologico, ai jidaimono, drammi dai caratteri sbiaditi con prevalenza del fantastico e del portentoso, sono di gran lunga da preferirsi i sewa-mono, acuti studî della realtà e rappresentazione di vivaci caratteri, specie femminili. Fra essi meritano speciale menzione i cosiddetti shinjūmono (drammi a suicidio d'amore), i quali esercitarono una funesta influenza sulla società dell'epoca. Merito precipuo di Ch. fu l'aver migliorato il teatro popolare sollevando il jōruri dallo stato di rudimentalità in cui s'era mantenuto fino ai suoi tempi a una maggiore dignità. Ma né lui né i suoi successori seppero togliergli quel carattere intermedio fra l'epico e il drammatico ch'esso riteneva in grazia delle origini.
Bibl.: K. Florenz, Geschichte d. japanischen Literatur, Lipsia 1906, pp. 587, 601; A. Miyamori, The Masterpieces of Chikamatsu, the Japanese Shakespeare, Londra 1926; S. Masaichi, Kinsei Kokubungaku-shi (Storia della letteratura giapponese moderna), Tokio 1927, pp. 77-95.