MORA (μόρα)
Denominazione, nel linguaggio militare degli antichi, di una suddivisione dell'esercito spartano.
Tucidide dice che gli opliti dell'esercito spartano erano divisi in 7 λόχοι (questi sono ricordati anche da Erodoto), ciascuno formato da 4 πεντηκοστύες e 16 ἐνωμοτίαι. Nel 418, con una mobilitazione di 5/6 degli obbligati al servizio, ogni enomotia contava 32 uomini e il lochos 512. Il lochos era comandato da un locago (λοχαγός), che riceveva ordini da un polemarco. Invece Senofonte, per il sec. IV, dice che l'esercito spartano si divideva in 6 more, comandate da polemarchi, e ciascuna mora comprendeva 2 lochoi (il testo dice 4, ma si ritiene per errore di scrittura), 8 pentecostie e 16 enomotie. Ma poiché sappiamo che le enomotie della mora constavano a Leuttra, nel 371 a. C., di 36 uomini con una mobilitazione di 7/8 degli obbligati al servizio, si vede che il lochos e la mora avevano la stessa forza. Anche la differenza fra le due cifre 7 dei lochoi e 6 delle more si spiega facilmente. Perciò il Beloch riteneva che l'esercito spartano sia stato sempre diviso in 6 more, formate da 2 lochoi, ecc., e che Tucidide abbia sostituito al termine specifico spartano mora il termine lochos più comprensibile agli altri Greci: ciò avrebbe importato la necessità per lui di tacere di quella suddivisione della mora, che gli Spartani chiamavano propriamente lochos. Senofonte invece, scrivendo più tardi, quando la terminologia militare spartana era divenuta familiare a tutti, avrebbe usato il termine tecnico spartano. Altri invece ritengono che ad un certo momento, o in due suceessivi momenti, l'esercito spartano sia stato riformato; le unità maggiori sarebbero state chiamate more e divise in 2 0 4 lochoi, 8 pentecostie e 16 enomotie. Scopo della riforma sarebbe stato quello di accrescere il numero degli ufficiali introducendo un nuovo gradino gerarchico, per inquadrare più fortemente la truppa, nella quale entravano sempre più largamente i perieci. Non mancano ipotesi anche più complicate.
Bibl.: J. Beloch, in Klio, VI (1906), p. 58 seg.; U. Kahrstedt, Griech. Staatsrecht, I, Gottinga 1922, p. 299; G. Busolt, Griech. Staatskunde, Monaco 1926, p. 708; J. Kromayer, Heerwesen und Kriegführung der Griechen und Römer, ivi 1928, p. 34.