MORAVIA (cèco Morava; ted. Mähren; A. T., 59-60)
Regione dell'Europa centrale, che apparteneva alla corona d'Austria e che ora fa parte della Cecoslovacchia. Essa corrisponde al bacino dell'alta e della media Morava e si estende su 22.315 kmq., pari a circa un sesto dello stato. A occidente il confine con la Boemia segue le Alture di Moravia (Vrchovina Moravská), senza separare però nettamente i due paesi, come appare dalla comunanza etnica, politica, economica; il rilievo fa parte del massiccio erciniano boemo e si presenta ormai demolito, alto poco più di 800 m. (Javorice, m. 835), con prevalenza di rocce granitiche; il bosco è stato quasi ovunque distrutto e il paese, colonizzato in parte da Tedeschi, è relativamente povero (coltura di segala, orzo, patate, unita all'allevamento); i corsi d'acqua s'aprono la strada verso la Morava attraverso gole profonde, spesso impraticabili, mentre verso monte mettono capo a passi di facile accesso, che permettono le comunicazioni con la Boemia. A NE. il rilievo è meno alto, ma più ondulato e continua con le colline cretacee di Třebová-Boskovice e verso E. nel Carso Moravo, le prime basse, boscose, aperte all'insediamento, il secondo assai aspro, pittoresco, con valli incassate nei calcari devonici, pozzi profondi e grotte molto estese (tra cui quella assai nota di Macocha, 30 km. NE. di Bruna). Il confine con la Polonia e per più lungo tratto con la Slesia è segnato dal rilievo di Jeseník (ted. Gesenke), che fa da spartiacque tra Mare del Nord e Mar Nero; esso si presenta con pendici ripide e valli profonde e si abbassa a oriente nella Porta Morava (tra Beschidi e Sudeti), un'ampia depressione presso la quale ha le sue sorgenti l'Oder. A oriente il confine tra Moravia e Slovacchia segue i Carpazî Slovacchi (Lysá hora, m. 1325; Javorníky, m. 1071; Carpazî Bianchi, m. 968), coperti in parte da una coltre di löss e formati da sedimenti detritici cretacei e paleogenici, che dànno al paese un aspetto monotono. Al contatto delle pieghe carpatiche con il massiccio erciniano a notevole profondità si trova quel carbone che è la base della vita industriale del bacino di Moravská Ostrava. A S. infine la Moravia è aperta verso il Bacino di Vienna e verso la Pianura Pannonica e il confine segue prima la Morava, poi per un breve tratto il Dyje, per risalire quindi sulle Alture di Moravia. Abbastanza ben limitata da questi rilievi si estende nella parte centrale la Pianura Morava, formata per la massima parte da sedimenti terziarî, che coprono le pendici inferiori del massiccio erciniano e dei Carpazî, che in questa zona venġono appunto a contatto. La pianura è larga 100 km. tra i Carpazî Bianchi e le Alture di Moravia, assai più stretta invece in corrispondenza del rilievo di Chřiby (Marsgebirge) e altrove, tanto che è possibile suddistinguere un bacino settentrionale (attorno a Olomouc) e alcuni bacini minori (tra cui quello di Bruna). In questa regione centrale la vita economica trova le migliori condizioni di sviluppo, non tanto presso il fiume, che è anzi evitato, quanto in vicinanza delle alture. Difesa dai venti di O. e aperta verso S. alle influenze pannoniche, ha clima assai vario a seconda delle diverse condizioni altimetriche, e nel complesso alquanto continentale, con precipitazioni piuttosto scarse (mm. 562 a Bruna; mm. 505 a Olomouc) prevalentemente estive, temperature piuttosto rigide d'inverno (gennaio: −2°,6 a Bruna e −3°,2 a Olomouc), alquanto calde durante l'estate (luglio: 19°,i a Bruna e 18°,5 a Olomouc). La vegetazione della parte meridionale assume d'autunno aspetti steppici. L'agricoltura è una delle basi economiche del paese, associata all'industria, che si è sviluppata assai negli ultimi decenni del dominio austriaco. Solo il 4,1% del territorio è improduttivo, mentre i terreni seminati si estendono su oltre la metà (51,9%) e i boschi su oltre un quarto (28,8%); il resto è occupato da prati (7,7%), pascoli (5,7%), giardini e vigneti (1,3%), acque (0,5%). Queste cifre, relative a tutta la Moravia, subiscono delle variazioni notevoli nelle diverse zone; così nel bacino di Olomouc e nella bassura del Dyje i campi si estendono su più del 60% del territorio, mentre nei Carpazî Slovacchi si supera di poco il quarto. In questi prevalgono invece i pascoli (18%) e i boschi (40%) e questi ultimi sono pure molto estesi nel tratto moravo dei Sudeti. Invece il vigneto trova le migliori condizioni nella bassura del Dyj e (specie attorno a Mikulov), dove copre circa il 2% della zona. Le colture principali sono quella della segala (produzione di quasi tre milioni di quintali all'anno), avena (due milioni e mezzo), orzo (due milioni) e grano (un milione e mezzo). I terreni migliori sono poi generalmente riservati al luppolo e al tabacco. Sviluppo relativamente recente ha avuto l'allevamento (140 mila cavalli, 800 mila buoi e mezzo milione di suini) e soprattutto la coltura della barbabietola, che trova condizioni assai favorevoli nei ripiani di löss. Nell'agricoltura e nei boschi trova lavoro il 38,6% degli abitanti (1890: 50%), nelle industrie il 35%, nel commercio il 10,3% (1890: 6,7%). L'industria, che richiamando i contadini nei centri maggiori ha contribuito a far diminuire in questi la percentuale di Tedeschi, è rivolta soprattutto alla lavorazione del lino, della lana e del cotone, secondariamente all'estrazione del carbone (produzione annua 11 milioni di tonnellate) e all'industria meccanica.
La Moravia contava 1.349.000 ab. nel 1806, aumentati a 1.799.840 nel 1850, 2.153.410 nel 1880, 2.622,270 nel 1910, con un incremento medio annuo prebellico del 0,73%. Nel 1930 ne contava 2.825.137 (pari a circa un quinto dello stato), con una densità di 127 abitanti per kmq., di poco inferiore alla Boemia, di molto superiore alla Slovacchia. La densità è assai minore nei rilievi erciniani occidentali (circa 60 abit. per kmq.), mentre è di 165 ab. nel bacino della Morava e raggiunge valori altissimi (1120 abitanti) nel distretto industriale e minerario di Moravská Ostrava. Tra le minoranze alta è la percentuale di Tedeschi (20,9%, e 21,3 se si comprendono gli stranieri; 1910: 27,6) e numerosi anche gli Ebrei (5,8%), mentre i Polacchi (0,8%) vivono in piccoli gruppi presso il confine slesiano. Le popolazioni slave sono ben differenziate dalle altre e mantengono spesso inalterati i loro costumi. I Tedeschi sono numerosi soprattutto presso Jihlava (Iglau), nelle zone minerarie (a N. Slesiani e a S. Bavaresi) e nelle regioni diboscate.
Quanto a confessioni prevalgono di gran lunga i cattolici (soltanto 90 mila protestanti e 40 mila ebrei). La popolazione vive abbastanza accentrata; vi sono infatti 17 città con più di 10 mila abitanti; le maggiori sono Bruna (v.), importante centro manifatturiero, sede della Corte di cassazione dello stato e di un'università (abitanti 264 mila), Moravská Ostrava (125 mila abitanti) e Olomouc (61 mila abitanti).
Per le comunicazioni la Moravia è importante perché mette in rapporto i paesi danubiani con la Polonia e con la Russia; politicamente aveva per l'Austria un valore vitale per tenere avvinte Slesia, Galizia e Bucovina, mentre nel nuovo stato fa da tramite tra Boemia e Slovacchia.
Storia. - La prima stirpe storicamente provata, che abitasse la Moravia, fu quella celtica dei Cottini, i quali la tennero, insieme con l'odierna Slovacchia occidentale, dal sec. IV fino alla fine del I a. C. Questo territorio fu strappato ai Cottini dalla stirpe germanica dei Quadi, i quali vi abitarono sino al sec. IV d. C. Al loro tempo la Moravia per la prima volta entrò in contatto con i Romani. Nel sec. V e VI d. C. penetrarono in Moravia dalla Transcarpazia le stirpi slave, le quali a differenza dei Celti e Germani vi rimasero stabilmente. L'incursione degli Avari sottopose però gli Slavi moravi per un certo tempo a una schiavitù crudele, dalla quale essi si poterono liberare solamente nel terzo decennio del secolo VII.
Nel sec. IX dopo la dissoluzione dell'impero dei Carolingi, di cui erano tributarî, i Moravi riuscirono a costituire uno stato indipendente. Il primo sovrano moravo fu Mojmír (circa 830-846), fondatore della dinastia dei Mojmiridi. L'unione delle stirpi slave fu raggiunta prima in Moravia che in Boemia. Già Mojmír estese il suo dominio anche sulla Slovacchia occidentale, donde cacciò il principe di Nitra, Pribina, fondatore della prima chiesa cristiana (di S. Emmeramo a Nitra) in questi paesi; e i suoi successori estesero il loro governo anche sopra i Boemi, sopra gli Slavi dall'Elba fino all'Oder e sopra la Galizia occidentale. Così venne formato l'impero della Grande Moravia che, con l'introduzione del cristianesimo, ebbe una grandissima importanza per tutte le stirpi slave. Ciò accadde per iniziativa del successore di Mojmír, Rostislao (846-870), il quale ottenne dall'imperatore bizantino Michele III l'invio in Moravia degli "apostoli slavi" Cirillo (Costantino) e Metodio. Metodio diventò in seguito arcivescovo di Moravia e di Pannonia, e così la Moravia raggiunse anche l'indipendenza ecclesiastica. L'importanza della Grande Moravia aumentò ancora sotto il successore di Rostislao Svatopluk (870-894); ma presto ne fu arrestato lo sviluppo dagli Ungari, i quali verso il 906 ne distrussero il centro, e la tennero sotto il proprio dominio, finché, dopo la loro sconfitta al fiume Lech (955) il duca boemo Boleslao I la unì per un tempo alla Boemia, includendo inoltre la regione nella diocesi di Praga, fondata nel 973. Durante la decadenza dello stato boemo dopo la morte di Boleslao II, il principe polacco Boleslao Chrobry annesse nel 1003 la Moravia alla Polonia, ma dopo la sua morte il principe boemo Břetislao I s'impadronì nel 1029 nuovamente della sua parte occidentale, mentre quella orientale (cioè la Slovacchia odierna) fu occupata dal re ungherese Stefano. Da quel tempo i Carpazî rimasero la frontiera orientale della Moravia che fu divisa in una parte cèca e in una ungherese (la Slovacchia), per la quale si stabilì in seguito la nuova denominazione della "terra superiore" (ung. Felsőország).
Il territorio, al quale rimase la denominazione di Moravia, divenne parte dello stato boemo dei Přemyslidi, ed ebbe le frontiere pressocché odierne, con in più, fino al sec. XIII, la terra di Opavia che, pur ottenendo speciali autonomie, continuò in seguito, come gli altri ducati slesiani, a fare parte del regno di Boemia. Dal lato ecclesiastico, la Moravia raggiunse l'autonomia con il rinnovamento del vecchio vescovato moravo, che ebbe per sede Olomouc (1062).
Ci fu un solo tentativo di separare la Moravia dalla Boemia: quello dell'imperatore Federico Barbarossa che nel 1182 nominò margravio il principe moravo Corrado Otto, sottomettendolo - come pure nel 1187 il vescovo di Olomouc - direttamente all'impero. Ma questo tentativo fu sventato già nel 1185 con la sconfitta di Corrado Otto per opera del duca di Boemia Federico; e quando più tardi lo stesso Corrado Otto diventò duca di Boemia, la dipendenza della Moravia dalla Boemia fu nuovamente e pienamente ristabilita, anche se la Moravia ha mantenuto d'allora in poi il titolo di margraviato. L'appartenenza della Moravia al regno di Boemia fu espressamente confermata al re Přemysl Ottocaro I dall'imperatore Federico II nella cosiddetta Bolla d'oro di Sicilia del 1212, e i re boemi vi regnavano poi o direttamente oppure nominando margravî di Moravia i loro figli o altri membri della famiglia dei Přemyslidi.
Sotto il regno di Přemysl Ottocaro II (1253-1278), vi fu una viva attività di colonizzazione e di fondazione di città, che apportò alla Moravia una grande prosperità economica, ma dal lato nazionale costituì una rilevante penetrazione dell'elemento tedesco in modo che da allora in poi, e sino alla fine del sec. XIX, le città morave rimasero per la maggior parte tedesche.
Dopo la sconfitta e morte di Přemysl Ottocaro II (1278) Rodolfo d'Asburgo s'impadronì della Moravia, ma già nel 1281 la cedette di nuovo al re di Boemia Venceslao II. Dopo l'estinzione dei Přemyslidi nel 1306 la Moravia passò, insieme con la Boemia, al re Enrico di Carinzia, e poi alla dinastia dei Lussemburgo. Seguendo la tradizione, il re Giovanni nominò margravio moravo il suo figlio più anziano Carlo (1333), il quale tre anni dopo la sua salita al trono di Boemia cedette la Moravia in feudo al fratello minore Giovanni Enrico, formandone una secondogenitura della dinastia dei Lussemburgo. A Giovanni Enrico successe nel margraviato suo figlio Jošt (1375-1411), il quale però morì senza prole e così la Moravia fu di nuovo direttamente unita alla Boemia, e amministrata come una provincia dai cosiddetti capitani di regione.
Durante le guerre ussite la Moravia - con eccezione delle città tedesche, del clero superiore e d'una parte della nobiltà - inclinò all'utraquismo e fu centro di appassionati conflitti. Il re Sigismondo non riuscì a mantenere nemmeno la Moravia e la cedette perciò nel 1423 al suo genero Alberto d'Austria, che divenuto nel 1437 re di Boemia, riunì di nuovo la Moravia e la Boemia sotto un unico governo.
Durante il regno di Giorgio di Podĕbrady scoppiò in Moravia una rivolta della nobiltà, la quale vi chiamò il genero di Giorgio, il re d'Ungheria Mattia Corvino. Questi se ne impossessò nel 1468 e ne conservò il dominio fino alla morte (1490), quando la Moravia fu nuovamente unita alla Boemia.
Sotto il governo degli Asburgo la Moravia costituì senza interruzione una parte dei paesi della corona di S. Venceslao e fu amministrata per mezzo dei capitani di regione. Ma sino dal sec. XV l'unità amministrativa della Moravia e Boemia, a causa della sorgente autonomia degli stati, si era assai rallentata.
I dissensi fra gli stati boemi e moravi si manifestarono apertamente durante la rivolta dell'arciduca Mattia contro l'imperatore Rodolfo II nel 1608. La Moravia seguì la parte di Mattia, mentre gli stati boemi si mantennero fedeli a Rodolfo, cosicché nella conclusione della pace a Libeň presso Praga si arrivò alla temporanea separazione (1608-1611) della Moravia dalla Boemia sotto il governo di Mattia.
Durante la ribellione degli stati contro gli Asburgo negli anni 1618-1620 la Moravia, dopo una certa esitazione, si mise dalla parte dei ribelli e fu perciò, dopo la sconfitta sulla Montagna Bianca (1620), sottoposta per un tempo alla dittatura d'un commissario generale, e dopo il rinnovo della costituzione con il cosiddetto "rinnovato ordinamento di terra" del 1628 furono fortemente mutilati i privilegi degli stati.
Soltanto le riforme centralistiche e assolutistiche di Maria Teresa sciolsero l'unione costituzionale della Boemia e Moravia e mutilarono anche in modo rilevante l'autonomia degli stati. I luogotenenti scelti fra gli stati, che fino allora avevano amministrato il paese, furono nel 1749 sostituiti dalla cosiddetta rappresentanza e camera, occupata da impiegati governativi, e il tribunale della regione, anch'esso degli stati, fu sostituito dal tribunale regio. Tutti questi uffici provinciali furono sottomessi direttamente agli uffici centrali di Vienna sicché la Moravia diventò una provincia dello stato austriaco e i suoi legami con gli altri paesi della corona di S. Venceslao si sciolsero. Sotto Giuseppe II fu aggiunto, nel 1782, alla Moravia anche il residuo della Slesia, che nella maggior parte era stata ceduta nelle guerre di successione alla Prussia, in modo che venne creata la nuova provincia moravo-slesiana con il centro a Bruna.
Durante la rivoluzione del 1848, i capi dei Cèchi, sia della Boemia sia della Moravia, chiedevano di nuovo l'unione dei paesi della corona boema in una sola unità amministrativa, provvista di un'ampia autonomia, nel quadro della monarchia asburgica, ma questi postulati rimasero inadempiuti, e la Moravia restò una provincia dello stato austriaco.
Quando nell'Austria fu istituito il regime costituzionale, i rappresentanti cèchi della Moravia ripresero la lotta per la restaurazione dell'autonomia dello stato boemo. Ma questo ideale fu realizzato soltanto dalla guerra mondiale, dopo la quale la Moravia è divenuta una parte della repubblica cecoslovacca.
Bibl.: F. Machatschek, Landeskunde der Sudeten- und Westkarpatenländer, Stoccarda 1927; Mähren und Schlesien (nella coll. Österreich-Ungarn in Wort und Bild, XVII); H. Mikula, Das Olmützer Becken, in Mitt. geogr. Gesellsch., Vienna 1926, pp. 7-54; K. Absolon, Der Mährische Karst, Bruna 1912; H. Hassinger, Die Mährische Pforte und ihre benachbarten Landschaften, in Abhandl. geogr. Gesell., XI, Vienna 1914.
Per la storia: B. Dudík, Mährens allgemeine Geschichte (fino al 1350; anche in cèco), voll. 16, Bruna 1860-1888; B. Bretholz, Geschichte Mährens (fino al 1197), voll. 2, Bruna 1893-1895; R. Dvořák, Dějiny Moravy (Storia della moravia; fino al 1848), voll. 2, Bruna 1899-1905; G. Wolny, Kirchliche Topographie von Mähren, voll. 9, Bruna 1855-1862; Fr. Kamenicek, Zemské sněmy a sjezdy moravské (Diete di regione e congressi regionali di Moravia), voll. 3, Bruna 1900-1905; R. Horna, K dějinám moravských úředníků (Sulla storia degli uffici di Moravia), voll. 2, Praga 1922-1923; K. Kadlec, Prehled ústavnich dějin Moravy (Il prospetto della storia costituzionale di Moravia), Praga 1926; J. L. Cervinka, Slované na Moravé a říše velkomoravská (Gli Slavi in Moravia e l'impero della Grande Moravia), Bruna 1928; Vlastivěda moravská (Storia patria della Moravia; serie di monografie sui singoli distretti), finora voll. 54, Bruna 1896 segg. Vedi anche boemia: Storia.