LITTLE, morbo di
Così detto dal medico inglese William John Little (1810-1894); meglio denominato sindrome di Little o diplegia cerebrale infantile (v. cerebroplegia). È dovuto: a processi cerebrali o meningitici svoltisi durante la vita fetale o nei primi giorni di quella extrauterina (meningoencefalite, porencefalia, idrocefalia, sclerosi cerebrale); in casi meno frequenti, a una lesione del midollo (mielite trasversa fetale; J.-J. Déjerine); o a lesioni traumatiche della corteccia cerebrale dovute a parto distocico (applicazione di forcipe, ecc.); ad arresto di sviluppo del sistema piramidale (P. Marie). Il sintomo principale della sindrome di L. è la paralisi o la paresi spastica dei quattro arti o dei soli arti inferiori.
Le cosce sono fortemente addotte, le gambe leggermente flesse e divaricate, il piede in varo-equinismo. L'andatura, quando è possibile, è caratteristica. L'infermo cammina sulla punta dei piedi; strisciando i ginocchi uno contro l'altro con movimento elicopode bilaterale e a passi brevi. Quando gli arti superiori non sono colpiti dalla paralisi, è possibile osservare in essi movimenti atetosici o coreici o anche soltanto una lieve incoordinazione dei movimenti. Ai sintomi motori si associa sempre uno stato più o meno accentuato di deficienza mentale che in casi gravi può giungere fino all'idiozia; attacchi epilettici; disturbi della parola, ecc. Frequentemente s'osservano strabismo e nistagmo. Questa sindrome, rappresentando l'esito d'una malattia sofferta, è stazionaria e immodificabile (v. anche paralisi).