Morelly
Filosofo francese del sec. 18°. Se ne ignora il nome, e su di lui non si dispone di dati biografici certi. Oltre a due opere sui principi dell’educazione, gli vengono attribuite Le Prince, ou Traité des qualités d’un grand roi et système d’un sage gouvernement (1751); Le naufrage des îles flottantes ou la Basiliade (1753) e soprattutto il Code de la nature, ou le véritable esprit de ses lois, de tous temps négligé ou méconnu (1755; trad. it. Codice della natura). Nel Codice della natura M. sviluppa una teoria politica che, almeno nelle premesse, è in larga parte sovrapponibile a quella di Rousseau. Nello stato di natura gli uomini, secondo M., sono uguali e i beni sono di proprietà comune: l’abbondanza e la disponibilità di questi ultimi, nonché la diversità dei bisogni individuali, rendono quindi lo stato di natura (che per M., a differenza di Rousseau, è storicamente esistito) una condizione pacifica e armonica. A rompere tale condizione – e a corrompere la natura umana, che da buona diviene perversa – è l’istituzione della proprietà privata: «togliete la proprietà cieca e l’interesse impietoso che l’accompagna», afferma M., e non «ci saranno più passioni furiose, né azioni feroci, né nozioni né idee di male morale». Se la diagnosi dei mali sociali, in sostanza, è la stessa di Rousseau, la terapia di M. è però più radicale: egli teorizza infatti una società in cui la proprietà privata sia soppressa del tutto e in cui le attività economiche, formative e culturali siano integralmente pianificate. Tutti i cittadini porteranno il frutto del proprio lavoro (agricolo o artigianale) ai magazzini pubblici, che li distribuiranno secondo le necessità; la comunità dovrà inoltre stabilire il numero di coloro che si dedicheranno alle scienze e alle arti e nelle scuole potrà essere insegnata soltanto la filosofia morale che costituisce la base delle leggi: «Ci sarà una specie di codice pubblico di tutte le scienze, al quale non sarà mai aggiunto niente per quanto concerne la metafisica e l’etica oltre ai limiti prescritti dalle leggi; saranno aggiunte soltanto le scoperte fisiche, matematiche e meccaniche confermate dall’esperienza e dalla ragione». Le idee di M. ispirarono il Manifeste des plébéiens di Babeuf (che nel processo subito per la Congiura degli eguali, nel 1796, si dichiarò un seguace del Codice della natura, all’epoca e per lungo tempo ritenuto opera di Diderot) e influenzarono gran parte del socialismo utopistico.