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morfina

di Paolo Tucci - Dizionario di Medicina (2010)
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morfina

Paolo Tucci

Alcaloide isolato (sin dal 1806) dall’oppio. La m. è utilizzata prevalentemente come analgesico nel dolore da moderato a severo associato a diverse patologie, come coadiuvante dell’anestesia generale negli interventi chirurgici e nella soppressione del dolore post-operatorio. Nelle tecniche di analgesia spinale, epidurale, o combinata spinale-epidurale, viene somministrata insieme a un anestetico locale. Solitamente non è efficace in quelle patologie dolorose causate da degenerazione dei nervi periferici (dolore del trigemino, nevralgia post-erpetica) e peggiora il dolore nelle coliche, soprattutto in quelle biliari. Trova impiego, per le sue proprietà costipanti, in certe forme di diarrea grave. Possiede anche proprietà bechiche sedative della tosse, ma per questa indicazione si utilizzano altri farmaci. Dopo somministrazione orale subisce un notevole effetto di primo passaggio epatico, per cui la sua biodisponibilità è bassa. È biotrasformata nel fegato in due derivati: m.-3-glucuronide (che non ha attività analgesica) e m.-6-glucuronide (che possiede attività analgesica paragonabile a quella della m.). La m. e i suoi principali metaboliti, pur essendo poco lipofili, riescono ad attraversare la barriera ematoencefalica. Le forme farmaceutiche orali disponibili sono due: quella a rilascio normale (ogni 4 ore) e quella a rilascio prolungato (ogni 12 ore). La m. può essere somministrata anche per vie endovenosa, sottocutanea e spinale

Meccanismo d’azione

Le azioni della m. sono dovute all’interazione con recettori oppioidi (denominati mu, kappa e delta), che a loro volta si suddividono in sottotipi. La m. mostra una maggiore affinità per i recettori mu. La stimolazione del recettore mu giustifica le azioni analgesiche sopraspinali e spinali e la depressione respiratoria. Tra gli oppioidi la m. è un agonista puro, poiché ha un effetto stimolante sul loro recettore, che viene grandemente attivato. Presenta quindi una dose effetto lineare e non possiede un effetto-tetto: la dose può essere quindi aumentata fino a raggiungere l’effetto terapeutico. Il metodo più semplice per calcolare il dosaggio prevede una dose di m. a rilascio normale ogni 4 ore e la somministrazione della stessa dose per le riacutizzazioni dolorose improvvise (dose di ‘soccorso’). La dose necessaria, viene in seguito aggiustata sommando la quantità totale di morfina di ‘soccorso’. Secondo le linee guida OMS e le raccomandazione dell’ Associazione europea per le cure palliative (EAPC), validate da studi metanalitici, da trials clinici randomizzati e dal parere di esperti, la m. rappresenta la prima scelta tra gli oppiacei nel trattamento del dolore oncologico moderato-forte

Effetti indesiderati

I principali effetti collaterali della m. sono: stipsi, sedazione, nausea e vomito, prurito. La maggior parte di questi tende a ridursi dopo alcuni giorni di trattamento (tolleranza). In alcuni casi è necessario instaurare una terapia farmacologica specifica o ridurre la dose di morfina. Nell’intossicazione acuta, la m. determina prurito, vasodilatazione, miosi e depressione respiratoria che, in caso di sovradosaggio, causa la morte. È un evento raro nei pazienti trattati con m. per motivi terapeutici. La costipazione può rappresentare un effetto indesiderato durante la terapia del dolore che non tende a ridursi nel tempo per fenomeni di tolleranza, tale effetto dovrebbe essere trattato in profilassi con l’uso di farmaci lassativi. Vi sono inoltre farmaci nuovi in grado di contrastare la stipsi da oppioidi, come il metilnaltrexone (antagonista dei recettori mu, a livello intestinale), approvato nel 2008 dall’FDA (Food and Drug Administration) proprio nel trattamento della costipazione indotta da oppioidi. Può essere necessario invece interrompere la terapia con m. solamente nei casi dolore post-operatorio. In seguito a uso prolungato nel dolore cronico, la brusca interruzione di m. dà origine a sindrome da astinenza i cui sintomi (midriasi, tosse, diarrea, sudorazione) sono specularmente opposti agli effetti della m. stessa. Per l’avvelenamento acuto, l’antidoto è il naloxone, mentre per la dissuefazione, in caso di abuso, in genere si utilizzano metadone, buprenorfina o clonidina.

Vedi anche
oppiòide Sostanza (detta anche opiato) avente un effetto farmacologico simile a quello della morfina; gli oppioide si caratterizzano per un forte effetto analgesico e stupefacente e possono essere di origine naturale (per es., gli alcaloidi noscapina, codeina, tebaina presenti nell'oppio insieme alla morfina), ... oppio Succo condensato (detto anche meconio) ottenuto per incisione delle capsule di Papaver somniferum, pianta erbacea originaria dell’Asia Minore e coltivata in India, Cina, Giappone, Afghanistan, Macedonia, Bulgaria, Turchia, Iran ed Egitto. ● La sua composizione è molto complessa e piuttosto varia. Solitamente ... metadone Composto chimico, dimetilamminodifenileptanone, C21H27NO, dotato di proprietà analgesiche e narcotiche quasi altrettanto intense quanto quelle della morfina. Viene utilizzato, sotto forma di cloridrato, per la terapia di dissuefazione dall’eroina nei tossicodipendenti. analgesici Farmaci, i più frequentemente usati, per combattere gli stati dolorosi. Appartengono a due categorie: gli analgesici antinfiammatori e gli analgesici narcotici. Al primo gruppo appartengono l’amminofenazone, l’acido acetilsalicilico e molti altri (➔ FANS). Di azione antidolorifica più intensa sono ...
Tag
  • BARRIERA EMATOENCEFALICA
  • ANESTESIA GENERALE
  • BIODISPONIBILITÀ
  • CURE PALLIATIVE
  • VASODILATAZIONE
Altri risultati per morfina
  • morfina
    Enciclopedia on line
    Alcaloide avente formula C17H19NO3•H2O. È il principale alcaloide dell’oppio (che ne contiene fino al 10-12%) e di altre piante delle Papaveracee; si può considerare un derivato del fenantrene, di struttura (formula) Si presenta in prismi incolori, di sapore amaro; è assai poco solubile in acqua, ...
  • MORFINA
    Enciclopedia Italiana (1934)
    (C17H19O3N + H2O) Luigi MASCARELLI Alberico BENEDICENTI È il primo alcaloide estratto dal regno vegetale. Scoperta causalmente nell'oppio da C. Derosne fu riconosciuta come alcaloide da F. W. Sertürner nel 1806, e da lui chiamata, per le proprietà sedative, analgesiche e ipnotiche, morphium (da ...
Vocabolario
morfina
morfina s. f. [dal fr. morphine, der. del lat. scient. morphium (che fu il primo nome dato a questo alcaloide), dal gr. Μορϕεύς «Morfeo», con allusione alle proprietà narcotiche del farmaco]. – Alcaloide che si estrae dal papavero da oppio...
morfinismo
morfinismo s. m. [der. di morfina]. – Nel linguaggio medico, l’insieme dei fenomeni di intossicazione cronica da morfina, sia a livello fisico (disturbi digestivi, irregolarità del polso, dimagrimento, anemia), sia a livello psichico (indifferenza...
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