morfogeno
Sostanza in grado di influenzare una certa regione dell’embrione e di fornire le istruzioni necessarie per la genesi delle forme. Si ritiene che siano i gradienti del morfogeno a fornire alle cellule un’informazione posizionale e a controllare la loro organizzazione e il loro differenziamento. Nell’embrione vi sono tre tipi di segnali che possono controllare la formazione di una corretta organizzazione spaziale: (a) segnali intracellulari, che organizzano le componenti citoplasmatiche dell’uovo poi ereditate dai diversi blastomeri quando questo si divide; (b) segnali diffusibili, che funzionano a distanza, a cominciare da un centro di partenza del segnale, e possono dirigere l’organizzazione della specializzazione cellulare nel tessuto circostante; (c) interazioni tra cellule a breve distanza, che possono creare un mosaico dettagliato di cellule in stadi differenti di sviluppo. Tali interazioni spesso giocano un ruolo cruciale nelle decisioni che riguardano lo stadio finale del differenziamento. Gli studi sui processi dello sviluppo hanno stabilito che la risposta delle cellule a un morfogeno dipende in ugual misura dalla concentrazione e dal momento dello sviluppo nel quale il morfogeno agisce. È stato dimostrato che, in una popolazione di cellule uniformi, possono nascere distinzioni nette fra cellula e cellula dovute all’esistenza di una diversa soglia di risposta a un segnale che modifica la propria concentrazione con lenta gradualità. Ogni cellula che risponde positivamente a un morfogeno amplifica l’effetto di ogni piccolo incremento di segnale; le cellule che sono state esposte a concentrazioni di morfogeni al di sopra o al di sotto di una certa soglia possono essere pertanto avviate su itinerari di sviluppo radicalmente differenti. Da questo principio, si desume che un unico morfogeno può controllare l’organizzazione di molti diversi percorsi cellulari. (*)
→ Oncogeni e oncosoppressori; Sistemi reagenti complessi