Freeman, Morgan
Attore cinematografico e teatrale statunitense, nato a Memphis (Tennessee) il 1° giugno 1937. Dopo una ricca carriera da caratterista, si è imposto come uno degli esponenti più interessanti del cinema nero statunitense grazie al ruolo dell'autista in Driving Miss Daisy (1989; A spasso con Daisy) di Bruce Beresford e poi in varie parti da coprotagonista, culminate in quella del poliziotto in Seven (1995) di David Fincher, uno dei numerosi film d'azione per cui F. si è distinto all'interno dello star system americano. In essi il suo personaggio svolge quasi sempre compiti di matura e saggia guida nei confronti del protagonista (The power of one, 1992, La forza del singolo, di John G. Avildsen), a volte ricoprendo funzioni di doppio del regista o anche di deus ex machina; capace di conferire alle sue interpretazioni una carica di forte partecipazione emotiva e una dolente sensibilità, in alcuni casi ha dimostrato di saper ironizzare brillantemente sul proprio stesso stereotipo, come nella commedia noir Nurse Betty (2000; Betty Love) di Neil LaBute.
Dopo una notevole esperienza come attore teatrale e televisivo (raggiunse una certa notorietà soprattutto con la serie The electric company, 1971), a partire dai primi anni Ottanta ha cominciato a lavorare nel cinema in parti secondarie: Brubaker (1980) di Stuart Rosenberg, Eyewitness (1981; Uno scomodo testimone) di Peter Yates, Harry and son (1984; Harry & son) di Paul Newman, Marie (1985; Una donna: una storia vera) di Roger Donaldson. Il suo primo ruolo significativo è stato quello del boss in Street smart (1987) di Jerry Schatzberg, per il quale ha ricevuto la prima nomination all'Oscar come attore non protagonista. La consacrazione ‒ e la sua seconda nomination, questa volta come protagonista ‒ è giunta invece con Driving Miss Daisy, che lo ha visto a fianco di Jessica Tandy, nel ruolo (già sostenuto in teatro) dell'autista di un'anziana signora del Sud. Dopo questa interpretazione, in cui sono già presenti diversi aspetti del suo futuro personaggio, F. ha alternato parti decisamente eterogenee nei successivi film di Walter Hill (Johnny handsome, 1989, Johnny il bello), Brian De Palma (The bonfire of the vanities, 1990, Il falò delle vanità) e Kevin Reynolds (Robin Hood: prince of thieves, 1991, Robin Hood principe dei ladri). E se il suo ruolo più incisivo e importante di quegli anni è stato ancora da comprimario nel capolavoro di Clint Eastwood Unforgiven (1992; Gli spietati), i film che hanno finalmente messo a fuoco il suo profilo sono stati The Shawshank redemption (1994; Le ali della libertà) di Frank Darabont (sua terza nomination), in cui è un anziano detenuto che anima il sogno di libertà del protagonista (Tim Robbins), e soprattutto Seven, dove F. giganteggia come baluardo di saggezza e umanità in una metropoli tenuta in scacco da un maniaco omicida. Il successo di Seven lo ha imposto come protagonista di numerosi thriller e film catastrofici: Outbreak (1995; Virus letale) di Wolfgang Petersen; Chain reaction (1996; Reazione a catena) di Andrew Davis; Kiss the girls (1997; Il collezionista) di Gary Fleder; Deep impact (1998) di Mimi Leder; Hard rain (1998; Pioggia infernale) di Mikael Salomon; Under suspicion (2000) di Stephen Hopkins; Along came a spider (2001; Nella morsa del ragno) di Lee Tamahori. In tutti questi film i suoi personaggi ricoprono una precisa funzione narrativa: quella di esprimere una profonda e meditata consapevolezza esistenziale e al contempo di porsi come simbolo delle tradizionali virtù americane che sempre più difficilmente s'incarnano in eroi positivi.F. ha inoltre partecipato a due film che affrontano momenti significativi della storia dei neri d'America, Glory (1989; Glory ‒ Uomini di gloria) di Edward Zwick e Amistad (1997) di Steven Spielberg, mentre nel 1993 ha diretto il film Bopha!, vicenda di apartheid ambientata in Sudafrica.