MORIMONDO
Celebre monastero cisterciense, sulla sponda sinistra del Ticino, a 8 km. a mezzodì di Abbiategrasso. Le origini di esso, come quelle del monastero di Chiaravalle nei pressi di Milano, si devono a quei monaci dell'ordine cisterciense che nel 1133 vennero con S. Bernardo dalla Francia a Milano per fiancheggiare il partito favorevole al papa Innocenzo II e all'imperatore Lotario III nella lotta contro l'antipapa Anacleto II e il re Corrado. I monaci che nel 1134 fondarono il monastero provenivano dal monastero di Morimond (Alta Marna), il che spiega il nome dato alla nuova fondazione. Il monastero però non ebbe sede dapprima nel luogo dove poi sorse, ma un po' più a mezzogiorno, nel territorio di Coronate, su terreni concessi da varî membri della famiglia de Besate. Solo nel 1136 i monaci scelsero la sede definitiva, in un luogo, detto allora Faraciola, che era stato loro donato da Fulcherio de Besate; il monastero fu denominato Morimondo Nuovo per distinguerlo dal Morimondo Vecchio di Coronate. Ma anche qui la costruzione della chiesa e del monastero ebbe inizio solo nel 1182, con le offerte di Maginfredo e Bennone da Ozzero; la chiesa fu poi terminata soltanto nel 1296.
Il monastero sorgeva in mezzo a un territorio che si prestava alle attitudini agricole dei cisterciensi, i quali per mezzo dei numerosi conversi trasformarono i terreni prima selvaggi e paludosi in un'ubertosa distesa di campi arati e di prati irrigui o "grange". Nei tempi migliori i monaci erano 50 e circa 200 i conversi; i loro possessi erano di 28.000 pertiche milanesi di terra coltivata e di 7000 pertiche di boschi e pascoli. I possessi del monastero furono confermati più volte durante i secoli XII e XIII con privilegi pontifici e imperiali. Nella lunga lotta tra Milano e Pavia il monastero subì spesso incursioni e devastazioni e nel 1237 fu quasi distrutto dai Pavesi. Una filiazione del monastero fu la badia di Acquafredda presso Argegno sul Lago di Como, fondata sotto Pietro, secondo abate di Morimondo.
Nel 1476, ridotti ormai i monaci a una diecina, l'abbazia fu concessa in commenda a Giovanni Visconti, arcivescovo di Milano; tra i commendatarî che seguirono è degno di nota il cardinale Giovanni de' Medici, divenuto poi Leone X, il quale nel 1490 introdusse a Morimondo una maggioranza di monaci cisterciensi provenienti dal convento di Settimiano in Toscana. Il 22 agosto 1556 Pio IV, soppresso il titolo di abbazia, assegnò i beni del monastero all'Ospedale Maggiore di Milano. Il monastero fu soppresso l'8 aprile 1798.
L'abbazia è un esemplare del modo cisterciense primitivo sposato al lombardo, compagno alle badie coeve costruite dallo stesso ordine nell'Italia settentrionale, a Chiaravalle, a Cerreto, a Follina, a Chiaravalle della Colomba. Campeggia sopra una piccola terra recinta e cosparsa di case coloniche, già sue "grange" fra le quali si nota l'antichissima parrocchia di S. Bernardo, con snello campanile lombardo e facciata in cotto. La chiesa, sulla facciata adorna di fregi in terracotta, ha un portichetto che sostituì (sec. XVII) il nartece distrutto; è dominata all'esterno da un alto tiburio ottagono. L'interno a tre navate, ad archi acuti e vòlte, oggi in parte restaurato, è imponente. Notevoli: la pila dell'acqua santa (sec. XIV); il coro, opera dell'abiatense Cirano (1522); un Cristo, del Giampietrino; arazzi e paramenti. Il complesso delle altre costruzioni, con la sala capitolare, l'alloggio dell'abate e il chiostro, presenta le forme cisterciensi consuete; portali a sesto acuto, finestroni a bifore e trifore, colonnine doppie, quadruple, intrecciate. Il chiostro è purtroppo deturpato da un muro divisorio. Qua e là si conservano affreschi di carattere luinesco.
Bibl.: G. Porro-Lambertenghi, Alcune notizie del monastero di Morimondo, in Archivio stor. lomb., VIII (1881), pp. 626-628; D. Santambrogio, L'abbazia di Morimondo, ibid., XVIII (18992), pp. 129-156; N. Bertoglio Pisani, L'abbazia di Morimondo, in Arte e storia (1908), nn. 5 e 6; A. Cavagna Sangiuliani, L'abbazia di Morimondo nella storia e nell'arte, in Rivista benedettina (1908 e 1909); P. Parodi, Il monastero di Morimondo, Abbiategrasso 1924; A. Bellini, Le origini di Morimondo, Milano 1929.