MORTARA (A. T., 24-25-26)
Città della provincia di Pavia (da cui dista 37 km.) situata a 108 m. s. m., nella bassa pianura lombarda, e più precisamente in quel tratto che, a nord del Po, è limitato a oriente dal Ticino e a occidente dalla Sesia e che prende il nome di Lomellina. L'antico nome di questa città sarebbe stato quello di Silva Bella, modificato in seguito nell'attuale di Mortara per la grande strage che vi subirono i Longobardi, vinti e dispersi da Carlomagno (774). Altri farebbe derivare il nome di Mortara da quello di Marte. Mortara è cittadina modesta nell'insieme delle sue costruzioni, come lo sono tutti i centri agricoli della bassa Pianura padana; tuttavia non mancano pregevoli opere d'arte (v. appresso).
Fuori di Mortara, sulla strada verso Pavia, sorge l'antica Abbazia di S. Albino, che la tradizione vuole fondata a ricordo della sopracitata vittoria di Carlomagno su Desiderio re dei Longobardi. Nella stessa località sorge un obelisco di granito, che ricorda la battaglia del 21 marzo 1849 tra Piemontesi e Austriaci. Mortara è centro ferroviario di notevole importanza e vi passano le linee Alessandria-Novara, Milano-Alessandria, Milano-Casale, Pavia-Vercelli. Vi sono servizî automobilistici per Vigevano, Groppello, Dorno e per varî altri centri della Lomellina.
Il territorio comunale (kmq. 52,12) per la sua ricca irrigazione artificiale è feracissimo; la coltura più diffusa, il cui prodotto rappresenta la base dell'attivo commercio della regione, è il riso. La popolazione del comune era di 7298 ab. nel 1900, di 9740 nel 1921 e di 10.930 nel 1931.
La chiesa di S. Lorenzo appartiene al tipo delle architetture di laterizio e terracotta della fine del Trecento. La principale caratteristica è data dai due portali (uno originale, sulla facciata; l'altro rifatto su poche tracce dal D'Andrade e dal Bertex), che appartengono già al Quattrocento e danno nuovo aspetto al tipo già svolto nelle grandi finestre dei castelli e palazzi, arco inquadrato in una cornice rettangolare, come in San Francesco di Vigevano. Nell'interno a tre navate vi sono pitture di Gaudenzio Ferrari, del Lanino, di Antonio de Murini mortarese, di G. B. Crespi, del Morazzone, del Procaccini, ecc. In S. Croce un'Epifania di B. Lanino.
L'abbazia di S. Albino fu fondata nel sec. V, rifatta nel sec. VIII e di nuovo nel sec. XVI. V'è un bel portale marmoreo e nell'interno, a una navata, affreschi del principio del '400. Il santuario di S. Maria del Campo, del sec. XV, ha resti di un edificio del sec. XI, facciata policroma a finti marmi e un curioso portale con un'Annunciazione in affresco. In una cappella laterale v'è una Pietà di G.B. Crespi. Interessante è il tiburio decorato a graffiti.