Morte villana, di pietà nemica
Sonetto rinterzato della Vita Nuova (VIII 8-11), su schema AaBBbA, AaBBbA: CDdC, CDdC, presente, oltre che nella tradizione ‛ organica ' del libro e delle sue rime, anche in altri codici e nella Giuntina del 1527. Fu composto per la stessa occasione di Piangete, amanti, poi che piange Amore, che lo precede nel cap. VIII: per la morte, cioè, di una donna giovane e di gentile aspetto molto, che D. aveva spesso visto in compagnia di Beatrice, in guiderdone, appunto, di questo fatto.
Rispetto al precedente appare legato a un gusto più arcaico, nel metro e nella ‛ adnominatio ' torto tortoso del v. 9, entrambi di ascendenza guittoniana, nel procedimento inventivo, più rigidamente legato al genere dell'‛ improperium ' e ai ‛ topoi ' convezionali che è dato ritrovare nelle invettive contro la morte di molti rimatori siculo-toscani, nello svolgimento discorsivo secondo i modi di perorazione eloquente propria del genus ‛ demonstrativum '. Un empito lirico più vivo è nei vv. 13-16, col rimpianto e, insieme, l'esaltazione della cortesia della morta e dell'amorosa leggiadria che era nella sua gaia gioventute; ma queste parole tematiche riconducono a una generica atmosfera ‛ cortese ', senza alcun esito stilnovistico. Negli ultimi due versi (Chi non merta salute / non speri mai d'aver sua compagnia), D. afferma di aver toccato alcuna cosa (§ 3) della ragione per la quale fu indotto a scrivere il sonetto: l'amicizia che legava la morta a Beatrice, sola persona degna di godere in terra e, un giorno, in cielo della compagnia della giovane che è già fra i beati. Il riferimento appare peraltro alquanto forzato. Beatrice è, in effetti, assente dall'orizzonte spirituale e stilistico del sonetto, che è assai più lontano dalla tematica viva del libro, di Piangete amanti, ove si escluda la meditazione sulla morte, svolta tuttavia in forma eccentrica rispetto alle pagine più intense e caratterizzanti della Vita Nuova.
Bibl. - Oltre ai commenti alla Vita Nuova, cfr. Barbi-Maggini, Rime 39-42; D. De Robertis, Il libro della Vita nuova, Firenze 1961 (1970²), 56-57; Dante's Lyric Poetry, a c. di K. Foster e P. Boyde, Oxford 1967, II, 34-35 e 45-47. Vedi anche la voce PIANGETE, amanti, poi che piange amore.