MORTIFICAZIONE
. Nel linguaggio ascetico cristiano per mortificazione s'intende la lotta che il cristiano deve sostenere per osservare la legge divina e raggiungere la perfezione. Essa si può distinguere in mortificazione della volontà, dell'intelligenza, dei sensi, ecc. Nel Vangelo stesso s'incontrano esplicite esortazioni a siffatta virtù. S. Paolo, gli Apostoli e tutta la Chiesa, si sono valsi, non soltanto di queste esortazioni, ma ancora e soprattutto dell'esempio di Cristo, per inculcare nei cristiani la necessità del mortificarsi; necessità originata dal fatto che nell'uomo, secondo il dogma cristiano, esistono le conseguenze del peccato d'origine, alle quali non si può ovviare senza l'assidua repressione di tutto ciò che dal peccato viene e al peccato conduce. Così R. Garrigou-Lagrange ha definito la mortificazione come "distruzione del peccato e delle sue conseguenze, attraverso la rinuncia delle cose lecite ma per noi inutili, e la cui preoccupazione ci assorbirebbe a danno della nostra unione con Dio"; e in tal modo si è potuto identificare il concetto di mortificazione con quello di perfezione (cfr. S. Tommaso, Summa theologica, IIª-IIae, q. 184, a. 2).
Bibl.: O. Zimmermann, Lehrbuch der Aszetik, Friburgo in B. 1929; R. Garrigou-Lagrange, L'amour de Dieu et la croix de Jésus, Juvisy (S.-et-O.) 1929, pp. 283-406.