MOSCA (A. T., 69-70)
Capitale a un tempo della Russia (R. S. F. S. R.) e della federazione delle repubbliche socialiste dei sovieti (U. R. S. S.), sorge su sette colline al centro di una regione leggermente ondulata lungo le sponde della Moscova e del suo affluente Jauza. Il clima è nettamente continentale, con inverni rigidi, in cui la media del mese più freddo è di -8°, ed estati calde con medie del luglio di 18°; gli estremi possono andare da minimi di -33° a massimi di 37°; tuttavia è meno umido e quindi più sano del clima di Leningrado.
Città sacra per i Russi chiamata spesso dal popolo matuška Moskva, cioè "la madre Mosca", Mosca è situata al centro geografico della Russia pre-uralica, nel nodo dei sistemi fluviali che uniscono fra loro il Mar Baltico, il Mar Nero, il Mar Caspio e il Mar Bianco. La città si è sviluppata soprattutto lungo la sponda sinistra della Moscova, meglio difendibile, disponendosi in zone concentriche attorno al Cremlino, che rappresenta così il centro geometrico della città. Questa si divide pertanto in cinque zone, separate l'una dall'altra da bastioni e boulevards, e ognuna delle quali presenta una particolare impronta architettonica, che, a sua volta, corrisponde a un determinato periodo storico. Le cinque zone in cui si divideva la Mosca degli zar, sono il Cremlino, il Kitaj-gorod (il nome deriva probabilmente dalla parola tatara kitaj che significa "parte centrale", "fortezza"; oggi però, poiché in russo Kitaj significa soltanto Cina, Kitaj-gorod vi è interpretato come "città cinese"), il Belyj gorod, o città bianca, il Zemlianoi gorod, o città di terra, e, infine, tutto attorno a queste i sobborghi, che da soli coprono i tre quarti dell'intera superficie occupata dalle case e dalle vie di Mosca.
Il Cremlino, sorto su una collina situata a 40 metri sopra il corso della Moscova, domina l'intera città, sicché dicono i Russi che "al disopra di Mosca non vi è che il Cremlino, al disopra del Cremlino soltanto il cielo"). Il Cremlino, che esteriormente ha aspetto di fortezza, è un triangolo irregolare del perimetro di 2 km., limitato da un bastione di mattoni, alto 20 m., con un coronamento di merli, a sua volta completato da 19 torri. All'interno sorgevano numerosi palazzi, edifici religiosi e statali, che davano al visitatore una chiara idea dello stretto legame esistente fra Chiesa e Impero. Dal 1928 il Cremlino è diventato sede degli uffici centrali del governo sovietico; alcune delle chiese, comprese nella sua cinta, sono destinate ad uso di musei; il convento Čudov (dei miracoli) fondato nel 1365 e che nei secoli XVI-XVII era diventato uno dei centri della vita spirituale russa, serve ora da Giardino d'infanzia; il Palazzo d'Armi (Oružejnaja Palata) è diventato il museo centrale di arti decorative; nel Grande Palazzo del Cremlino si tengono le sedute del Comitato esecutivo centrale dell'U. R. S. S. e della Internazionale comunista; nel Piccolo Palazzo è il Club Sverdlov del Comitato esecutivo centrale panrusso; l'antico palazzo del Senato è dal 1918 sede del Governo dei Sovieti: qui fra l'altro, tiene le sue sedute il Sovnarkom dell'U. R. S. S. e delle R. S. F. S. R. e qui abitò Lenin dal 1918 al 1924. La parte più pittoresca del Cremlino è la Piazza delle cattedrali (Sobornaja plošcad′) circondata da chiese grandi e antiche. Da segnalare, nei pressi del campanile di Ivan il Grande la "zarina delle campane", che per il suo peso - più di 200.000 kg. - e l'altezza - 8 m. - è la più grande campana di tutto il mondo. Un'altra curiosità del Cremlino è lo "zar dei cannoni", situato nei pressi del convento Čudov, fuso nel 1586.
Il Kitaj-gorod, la parte più antica di Mosca dopo il Cremlino, possiede una planimetria molto irregolare e si trova per la massima parte a oriente del Cremlino, dal quale è divisa da quella che fu sempre detta la Piazza Rossa (Krasnaja ploščad′) e dalla piazza di S. Basilio (Vasil′evskaia pl.). Era il quartiere degli affari, con la Borsa, il Gostinyj-Dvor, gli istituti bancarî, le grandi case commerciali, ecc. Con il Cremlino costituiva il quartiere cittadino per eccellenza, detto anche semplicemente Gorod. Nell'area del Kitaj-gorod si trovano oggi quasi tutti i commissariati del popolo, i grandi trusts dell'Unione Sovietica e le centrali delle amministrazioni. Sulla Crasnaja Ploščad′, presso le mura del Cremlino si erge il sepolcro comune di circa 500 bolscevichi uccisi nelle lotte dell'ottobre 1917; dinnanzi a queste tombe si eleva il Mausoleo di Lenin, costruito secondo i progetti di A. V. Ščusev negli anni 1924-1930. Sulla Piazza Rossa si fanno le grandi parate nei giorni delle feste rivoluzionarie.
Intorno al Cremlino e al Kitaj-gorod, circondato da splendidi boulevards, si trova quello che fu il quartiere più elegante di Mosca, è la "città bianca", già famosa per i bei palazzi, gli splendidi negozî, congiunta al nucleo originario di Mosca da strade che dal Cremlino irradiano a guisa di raggiera attraverso di essa, prolungandosi poi sino all'estremo limite dei quartieri più eccentrici. Alcune di codeste vie sono fra le più importanti per la circolazione cittadina e quindi fra le più animate.
Nell'ambito della città bianca sorgono parecchi edifici pubblici: l'università, l'Istituto Lenin, la Biblioteca Lenin, il Museo delle belle arti, ecc. Per far posto al nuovo palazzo dei Sovieti di Mosca fu demolita la chiesa del Redentore, eretta fra il 1837 e il 1883, alta 102 m.
Il Zemljanoj gorod o città di terra, così detta dal terrapieno che la circonda, e che ora costituisce la terza linea di bastioni in gran parte nota come Sadovaja, fu composta per lungo tempo, soprattutto nel settore sud-ovest, dalle abitazioni delle persone addette alle industrie e dei servi della gleba; poi vi sorsero le case della piccola nobiltà; infine, divenne il centro culturale di Mosca.
Lungo la sponda destra della Moscova, unita al centro da sette ponti, sorgeva un'altra zona della città, il Zamoskvoreč′e o "città al di là della Moscova", alla quale si può ricollegare la lunga lingua di terra, ridotta a isola dal canale derivato dalla Moscova, il Vodootvodnyj Kanal, costruito nel 1785. Nei primi tempi essa costituì come una testa di ponte rispetto al resto della città, e nel sec. XVII era ancor nota come Streleckaja Sloboda o quartiere militare. L'estrema zona periferica, anch'essa limitata in origine (1742) da un bastione, è rappresentata dai quartieri di carattere popolare, abitati dagli operai addetti alle industrie; vi erano incluse anche le principali stazioni ferroviarie.
Nella vecchia Mosca era caratteristica poi la disposizione dei conventi (in tutto 25), molti dei quali erano vere fortezze, per cui le principali arterie e i passaggi obbligati attraverso i bastioni potevano essere completamente dominati. Basterà ricordare i conventi di Danilov, fondato nel 1272, e Donskoj (1592) al S.; il Novodevičij (1524) nel SO.; l'Andron′evskij (1366) e il Simonov nel SO.
La ripartizione tradizionale in cinque zone non era gia più, negli anni precedenti alla guerra, così netta come era stata nel passato. Amministrativamente Mosca era divisa in diciassette parti, di cui soltanto tre erano situate sulla sponda destra.
Queste divisioni della città sono ora state abbandonate e si è invece introdotta una ripartizione in 10 rajony, 8 dei quali sono disposti a settori, che si congiungono al Cremlino, il quale continua ad essere perciò il centro geometrico della città. Il primo di codesti rajony, o Krasnopresnenskij r., si sviluppa a partire dall'angolo NO. del Cremlino e a O. della Tverskaja ulica; ad esso fanno seguito girando per il N., l'Oktjabrskij r. e il Dzeržinskj) r.; tolta la parte interna alla linea della Sadovaja, codesti tre rajony sono abitati da operai. Il IV raion o Sokol′nilčeskij r., che alla estrema periferia include il grande parco omonimo, è il quartiere ferroviario di Mosca, poiché ivi si trovano le principali stazioni e cioè l'Oktjabrskij vokzal, lo Jaroslavskij v. e il Kazanskij v. Il V o Baumanskij r., il VI che è intitolato a Stalin, il VII o Proletarskij r. e parte dell'VIII o Zamoskvoreckij r., sono quartieri prettamente industriali. Il IX r. è stato intitolato a Lenin e comprende il Cremlino, parte del Kitaj-gorod, poi la maggior parte della città sorta sulla sponda destra della Moscova. Infine il X rajon intitolato a Franze comprende una parte del quartiere degli studî, e, verso la periferia, altri quartieri industriali.
I dintorni di Mosca serbano i ricordi di un passato molto lontano, quando la città prima di Pietro il Grande era ancora capitale della Russia e quando la nobiltà e le alte cariche della corte passavano parte della buona stagione nelle loro ville e castelli sparse negli odierni villaggi di Čerkizovo, Izmajlovo, Ljublino, Tušino, Petrovskij Park, ecc., o nelle immediate vicinanze della città. Alle ville private vanno aggiunti alcuni palazzi e castelli già patrimonio della corona. Una delle località più frequentate era Caricyno, ora Lenino. Ottimo punto di vista per abbracciare con uno sguardo comprensivo tutta Mosca sono i Monti dei Passeri (Vorob′evy Gory), situati a SO., sulla sponda destra della Moscova. Da questo caratteristico belvedere Napoleone poté, prima di entrarvi e poche ore innanzi l'incendio, ammirare il fantasmagorico quadro che era offerto ai suoi occhi dalla riunione delle torri, dei campanili, delle cupole, simili a prodigiosi bulbi colorati.
A Mosca risiedono, innanzi tutto, gli organi supremi dell'Unione Sovietica e della federazione delle repubbliche sovietiste socialiste, dalle quali dipendono il comitato esecutivo centrale, il consiglio superiore dell'economia, la corte suprema di giustizia, il consiglio dei commissarî del popolo, il consiglio del lavoro e della difesa, l'ufficio centrale di statistica, e la direzione della Ghepeù (G.P.U.). Risiedono inoltre a Mosca i comitati centrali del partito comunista, dell'internazionale comunista, dell'internazionale sindacale rossa. A capo dell'amministrazione della città è il soviet di Mosca. Infine, a Mosca risiedono tutte le ambasciate, legazioni e consolati generali stranieri.
A Mosca escono i due maggiori giornali dell'U. R. S. S., le Izvestija, organo del governo, e la Pravda, organo del partito comunista.
Come si è già accennato, Mosca è uno dei centri economicamente più importanti e attivi della Russia, dato lo sviluppo assunto dalle industrie, dagli scambî commerciali e dai mezzi di comunicazione. Mosca perpetua così una tradizione antica, per cui sino dal 1700 gli stranieri avevano osservato come tutti i suoi abitanti, senza distinzione di classe, fossero inclinati a esercitare il commercio, e come nei moltissimi negozî si potesse acquistare ogni qualità di merci. Ben noti furono sino alla rivoluzione il mercato di legumi, ortaggi, uova, cacciagione dell'Ochotnaja ploščad′, nei pressi del Teatro imperiale, il mercato dei fiori sul Cvetnoj boulevard, quello delle frutta alla Bolotnaje e ploščad′, dei cavalli alla Konnaja ploščad′, dei cani e degli uccelli nella Trubnaja ploščad′. Attualmente a Mosca risiedono i principali trust del commercio e dell'industria e le società per il commercio con l'estero. Le industrie hanno esse pure raggiunto un notevole sviluppo e particolare importanza presentano le industrie meccaniche per la costruzione di macchinarî, autotrasporti, armi, strumenti diversi; le industrie tessili costituiscono uno dei rami più importanti, unitamente all'industria dell'abbigliamento; l'industria edilizia è, per le necessità impellenti già accennate, molto attiva e si calcola che nel 1929-32 abbia costruito per 2 milioni di mq. di superficie; molto progredita è l'industria elettrotecnica, caratteristica è, infine, l'industria dei cuoi. Si hanno, nel complesso, 800 stabilimenti industriali con 200.000 operai circa. Fra gli stabilimenti più importanti, sono da ricordare la fabbrica di automobili Stalin, ex-Amo, che nel 1932 impiegava oltre 15 mila operai, e dovrà raggiungere una produzione di 70 mila autocarri e 10 mila automobili, l'Elektrozavod, fabbrica di materiale elettrotecnico che nel 1932 occupava circa 12 mila operai, la Šarikopodšipnik, grande fabbrica di cuscinetti a sfere costruita con l'aiuto tecnico della casa torinese Riv, la Serp i Molot per costruzioni meccaniche, la Bogatyr per la fabbricazione di gomma e asbesto, ecc. Una centrale elettrica, la Moges I, raggiunge la potenzialità di 107 mila kW.
Dalle 9 stazioni di Mosca irradiano in ogni direzione linee ferroviarie, alcune delle quali di carattere continentale, prolungandosi esse all'Europa centrale e balcanica, oltre il Caucaso, l'Asia centrale e la Siberia. Né meno importanti sono le aviolinee dirette a Berlino, Charkov, Kiev, Crimea, Caucaso, Persia, Mongolia, ecc. È in costruzione anche una metropolitana il cui tronco centrale sarà lungo 10 km.
L'incremento demografico è stato eccezionalmente rapido, sia durante gli ultimi decennî del secolo scorso, sia dopo il 1918 in seguito al trasferimento della capitale. Sulla metà del 1700 Mosca contava 150.000 ab., nel 1858 ne aveva 444.500. Un decennio più tardi, nel 1871, in seguito alla soppressione del servaggio, che fece affluire i contadini verso la città, si avevano 602.000 ab., saliti nel 1902 a 1.173.000. Alla vigilia della guerra la popolazione era aumentata di altri 300.000 ab. circa. Nel 1915, per l'afflusso dei profughi delle regioni invase, si avevano 1.947.000 ab., discesi, cinque anni dopo, a 1.020.000 ab. Nel 1926 la popolazione contava 2.025.000 ab. e nel 1933 raggiungeva i 2.572.000 ab.
Monumenti. - Nella storia monumentale del Cremlino si possono distinguere tre periodi principali: il Cremlino primitivo, costruito in legno; il periodo italiano, del Rinascimento; il Cremlino moderno, che Caterina II fece ricostruire da cima a fondo in stile pseudo-greco e che Nicola I schiacciò sotto la massa d'un gran palazzo di stile pseudo-russo.
Del Cremlino del sec. XIV sussiste solo la piccola chiesa del Salvatore nella foresta" (Spas na boru) deturpata da aggiunte posticce: ha forma cubica con tetto a punta e portale a sguanci. Le altre chiese, cioè la cattedrale della Dormizione (Uspenskij Sobor) e cattedrale dell'Arcangelo (Archangel′skij Sobor), costruite nel 1321 e 1333 sotto Ivan Kalita, e la cattedrale dell'Annunciazione (Blagoveščenskij Sobor), costruita sotto Vasilij Dmitrevič, furono tutte riedificate sotto Ivan III. Alla fine del sec. XV e nei primi anni del XVI il Cremlino fu ricostruito da architetti italiani chiamati da Ivan III (1462-1505). Ridolfi Fioravanti da Bologna, detto Aristotele, fu il primo a recarsi a Mosca (1474); a lui seguì un gruppo d'architetti italiani: nel 1484 Pietro Antonio Solario, di Milano; nel 1493 Aloisio da Milano, "maestro da muro"; nel 1499 tutta una schiera di altri artisti italiani. I figli di Ivan III continuarono la tradizione paterna: nel 1527 giunse a Mosca un'ambasceria del papa, con nuovi architetti e artigiani italiani. Più tardi, per timore della latinità, si ricorse a Tedeschi, Inglesi, Olandesi, e soltanto nel sec. XVIII la tradizione italiana fu rannodata, a cominciar dal Trezzini.
Gli artisti che i principi russi prendevano al loro servizio provenivano soprattutto dall'Italia settentrionale: Milanesi e Bolognesi. Per questo le costruzioni del Cremlino presentano, in gran parte, affinità con i palazzi e i castelli dell'Italia del nord. Tra i monumenti di quel periodo sono da citare: la cattedrale della Dormizione, antica chiesa dell'incoronazione degli zar, ricostruita dal 1475 al 1476 da Aristotele Fioravanti; la piccola cattedrale dell'Annunciazione, cappella particolare degli zar, ricostruita tra il 1482 e il 1490 dagli architetti di Pskov; la cattedrale dell'Arcangelo, costruita tra il 1505 e il 1809 da Alevisio Novi, la quale fu mausoleo degli zar finché la capitale non venne trasferita a Pietroburgo. In queste chiese, che mantengono la pianta quadrata e il profilo tradizionale delle chiese bizantine a cupole multiple, gli architetti italiani dovettero ispirarsi a modelli locali. Così il Fioravanti, avuto incarico di ricostruire l'antica chiesa di Ivan Kalita, studiò la cattedrale della Dormizione di Vladimir (sec. XII), ma non la copiò: ne modificò la lunghezza, vi compose cinque absidi in luogo di tre; si astenne da reminiscenze italiane, fuorché nell'atrio e nelle modanature delle facciate, e nell'usare mattone e terracotta in luogo della pietra e della scultura a debole rilievo. La cattedrale dell'Annunciazione, opera degli artisti di Pskov ha la tradizionale pianta quadrata, con tre absidi, quattro piloni e cinque cupole. Nella parte interna delle coperture si vede un nuovo motivo che fece fortuna nel sec. XVI: alla base dei tamburi, il raccordo tra il quadrato e l'ottagono è formato da una serie di archetti (kokošniki) che sembrano derivati dall'architettura in legno. I profili sono più slanciati che non nell'architettura bizantina: nella decorazione dei portali e delle finestre si trovano tracce di motivi del Rinascimento. La cattedrale dell'Arcangelo attesta il prevalere degli elementi occidentali, stranieri: è a cinque cupole, nello stile del primo Rinascimento, ha la facciata in due ordini; è decorata da due file di pilastri sovrapposti, è coronata, per la prima volta nell'architettura russa, da un cornicione a modanature.
L'architettura civile attesta ancor più l'influsso italiano nei seguenti monumenti tuttora conservati. Il palazzo a punta di diamante (Granovitaja Palata) costruito tra il 1487 e il 1491 da Marco Ruffo e Pietro Antonio Solario ricorda l'Italia appunto nel bugnato, ch'è la sola parte conservata della primitiva decorazione, mentre tutto il resto fu rimaneggiato, specie la scala coperta e il tetto, dove gli ornati policromi risaltavano sul fondo d'oro. (Dopo l'incendio del 1682, le finestre furono allargate e decorate di cornici scolpite di stile barocco). Il suo interno è formato da un unico vano rettangolare, le cui vòlte ricadono al centro sopra un enorme pilastro quadrato coperto di pitture. Accanto alla Granovitaja Palata si trova il famoso Scalone d'onore (Krasnoe krylco) coi suoi leoni araldici. Il palazzo dei terem (Teremnij dvorec) risale a diverse epoche. Soltanto il suo piano terreno fu costruito nel 1508 da Alevisio di Milano. Originariamente, sopra questo terreno vi era un altro piano in legno; le parti superiori dell'edificio furono fabbricate solo nel 1635.
Lo stile italiano si ritrova anche nelle mura del Cremlino che sostituiscono l'"ograda" del sec. XIV, il cui recinto era di terra e sormontato da una semplice palizzata di legno. Furono costruite tra il 1485 e il 1508 da architetti e ingegneri italiani, sul tipo del Castello sforzesco di Milano. I lavori cominciarono dal lato della Moscova. Nel 1485 Antonio Alevisio ne eresse la parte centrale, da cui partiva un sotterraneo segreto che conduceva al fiume, di qui il nome di Porta del segreto (Tajnickija Vorota). La torre d'angolo rotonda di Beklemišev, venne innalzata nel 1487 da Marco Ruffo. Pietro Antonio Solario, giunto a Mosca nel 1490, completò la difesa dal lato del fiume, con la torre Borovickaja. Nel 1491 si passò alle opere difensive dal lato della città. La porta di S. Nicola e quella di S. Flor (Florovskija Vorota), che nel 1647 fu ribattezzata col nome di Porta del Salvatore (Spasskija Vorota) era originariamente protetta con opere avanzate, a barbacane. I coronamenti attuali delle diciannove torri non datano però dall'epoca di Ivan III: furono fatte dopo, per sostituire le torrette di guardia in legno, ripetutamente distrutte da incendî. La torre di pietra della Porta del Salvatore, che contrasta per la sua ricca decorazione con la semplicità selvaggia del vecchio Cremlino, fu ideata nel 1625 dall'inglese Christophe Gallway; essa ha conservato il suo orologio (che alle ore 12 e 18 suona l'aria dell'internazionale, e alle 15 e 21 la marcia funebre rivoluzionaria russa) ma ha perduto le statue allegoriche vestite di stoffa che un tempo la ornavano. Le altre torri del Cremlino furono completate solo alla fine del sec. XVII; il coronamento della torre Troickaja fu costruito nel 1685 sul modello della torre del Salvatore; la torre Borovickaj a, con i suoi piani rastremati venne ricostruita nella stessa epoca, sul tipo della famosa torre di Sumbeka a Kazan′; la torre della porta di S. Nicola è una copia pedissequa del campanile della chiesa di Nostra Signora a Stargard, in Pomerania: fu costruita nel sec. XIX per ordine dell'imperatore Nicola I, genero del re di Prussia.
Nel Cremlino l'omogeneità del carattere fu distrutta dalle costruzioni classicheggianti del tempo di Caterina II, che aveva intenzione di ricostruire tutto l'insieme in forma d'un immenso palazzo con colonnati antichi, come si vede dal progetto di I. Baženov (1737-1799), allievo di De Wailly. Il progetto non fu attuato per intero; ma l'allievo di Baženov, M. Kazakov, costruì all'interno del Cremlino il palazzo del Senato o del Tribunale che è in stile classico (al medesimo architetto appartiene anche il palazzo Paškov, oggi museo Rumjancev). Sotto Nicola I il tedesco C. Thon costruì il gran palazzo del Cremlino in stile pseudo-russo.
All'esterno del Cremlino, le zone concentriche della città, distesa ai piedi della rocca, ne rinforzavano la difesa. Le mura del Kitaj-gorod, costruite tra il 1534 e il 1538 da Petrok Malyj, avevano torri avanzate, saracinesche, ponti levatoi; i restauri del 1919-20 hanno liberato le mura dalle numerose botteghe che vi erano addossate. La porta S. Vladimiro, che s'apre sulla piazza Lubjanskaja, ricorda nettamente, con i suoi ballatoi, l'architettura militare dell'Italia settentrionale. Il recinto del Belyl gorod, costruito tra il 1586 e il 1590, e circondato anch'esso da fossati, è scomparso.
Le chiese edificate dal 1530 fino al 1650 attestano la rinascita dell'architettura nazionale in legno, di origine settentrionale, le cui forme vennero trasposte in muratura. La principale caratteristica di tale rivoluzione operatasi nell'architettura moscovita fu la sostituzione della tradizionale cupola bizantina (in russo glava), che cede il posto alla piramide (šater) derivata dall'architettura in legno. Di questo periodo sono tipici i seguenti monumenti: la chiesa di S. Giovanni Battista a D′jakovo, presso Mosca (1529), appartenente al periodo di transizione; la chiesa dell'Ascensione a Kolomenskoe, pure nei dintorni Mosca (1532), identica alla chiesa in legno di Varcug nella Russia settentrionale, e primo esempio d'un nuovo tipo la cui pianta non ha nulla di comune con quella delle chiese di stile bizantino; la chiesa della Trasfigurazione a Ostrov, presso Mosca (1550) a piramide unica; la chiesa di Vasilij Blažennyj a Mosca (1554-1560). Quest'ultima è un agglomerato di 7 chiese, nel quale la piramide centrale è circondata agli angoli da otto cupole a bulbo disuguali tra loro. Originariamente, nel luogo di questa chiesa si trovava il Pokrovskyj Sobor, chiesa votiva, costruita da Ivan IV il Terribile in memoria della conquista dei regni tartari di Kazan′ e d'Astrachan, circondata da cappelle di legno, poi sostituite da costruzioni di laterizî, alle quali nel 1558 fu aggiunta una nuova cappella dedicata al beato Basilio che finì col dare il proprio nome a tutto il complesso. Ricerche recenti hanno accertato che la chiesa è opera collettiva di due maestri russi: Barma e Posnik. I particolari decorativi (gli sporti delle cornici, le losanghe alla base della piramide centrale, il disegno dei portali, ecc.) dimostrano nei due architetti la conoscenza dello "stile franco"; ma tutte le particolarità della pianta e le forme essenziali derivano dall'architettura lignea nazionale. Alla base della piramide che domina le cupole e alla base dei tamburi cilindrici o poligonali delle cupole stesse, si trovano parecchie file di kokošniki. Le cupole hanno forme assai diverse tra loro e sono ravvivate da una decorazione policroma di mattonelle di maiolica lisce o a rilievi e da un intonac0 multicolore, che alla fine del sec. XVII venne sostituita all'originario rivestimento metallico. Restaurata negli anni 1921-24, la cattedrale di S. Basilio fu trasformata recentemente in un museo. La chiesa della Natività di Putinki a Mosca (1649-52), presenta il tipo, diffuso nella prima metà del sec. XVII, delle chiese a tre piramidi. È questa l'ultima delle chiese a piramidi, poiché la copertura piramidale fu proscritta dal clero a cominciare dal 1650, restando tollerata solo negli edifici annessi alle chiese. Nel sec. XVII assunsero importanza notevole i portici e i colonnati, intorno alle chiese. Allo stesso secolo appartiene anche il campanile di Ivan Velikij (Giovanni il Grande) nel Cremlino, ricostruito nel 1600 a cura di Boris Godunov, dall'architetto Wilke, torre alta circa cento metri che consta di tre prismi ottagoni rientranti.
Anche le costruzioni civili s'ispirano ai principî e alle forme dell'architettura lignea. L'antico palazzo dei terem (v. sopra) o del Belvedere, fu terminato verso il 1635; nonostante i numerosi mutamenti, esso ha conservato l'aspetto esteriore e la disposizione interna. Le sue sculture ricordano quelle di S. Demetrio di Vladimir e di S. Giorgio a Jur′ev Polskij, in una mescolanza di motivi italiani e orientali. Il Potešnyj Dvorec costruito verso il 1652, appartiene già, per la sua decorazione, allo stile barocco.
Lo stile Rinascimento non aveva prodotto a Mosca nulla d'originale; invece il barocco, che vi penetrò attraverso l'Ucraina e la Polonia, vi assunse un carattere particolare. Il barocco moscovita non è una copia di quello tedesco o italiano: sotto l'influsso dell'architettura lignea dell'Ucraina, esso creò un tipo popolare di chiese a diversi piani, costruite specialmente dal 1650 al 1714. Ne ricordiamo la chiesa della Vergine della Georgia nel quartiere del Kitaj-gorod (edificata nel 1628, ampliata nel 1653) che segna il passaggio al nuovo stile; la chiesa di S. Gregorio di Neocesarea (1679), in stile fiorito, d'esuberante ricchezza; la chiesa di S. Nicola Grande Croce, con la disposizione di tre cupole derivata dall'Ucraina, ecc. Dal 1714 lo sviluppo dell'architettura moscovita venne paralizzata dall'ukaz di Pietro il Grande che vietò le costruzioni di pietra in tutta la Russia, a eccezione di Pietroburgo. Fu solo al tempo di Caterina II che si videro nuove costruzioni di stile classicheggiante. Dopo l'incendio del 1812 Mosca si riebbe rapidamente. Il Gilardi costruì l'università (1817), il Beauvais il Teatro Grande (1824). Sotto Nicola I lo stile pseudo-russo nocque all'insieme degli edifici antichi. Il tedesco C. Thon costruì il palazzo grande del Cremlino (v. sopra) e la chiesa del Salvatore (ibrido del S. Demetrio di Vladimir); il Sherwood costruì il Museo storico (1875-1883); Čičakov, la Duma. Tra altri monumenti sono da notare: la Porta di parata (Krasnyia Vorota, 1742); il palazzo Oruzejnaja (fine del sec. XIX); il monastero Novodevičij (1524); la porta trionfale (sul modello dell'Arco di Tito a Roma); il monastero dei Miracoli (Čudov) del sec. XIV; la cappella di Nostra Signora d'Iberin; il nuovo convento del Salvatore, del secolo XIII, il quale per la sua forma presente risale al secolo XVI, ecc.
Le chiese di Mosca presentano gli aspetti della pittura religiosa russa, soprattutto della scuola moscovita, dal sec. XVI alla metà del XVII. Le iconi moscovite tendono verso la miniatura (contrariamente a quelle dell'epoca precedente che derivavano soprattutto dall'affresco), con un accentuato gusto per il realismo, il colore locale, e la complicatezza dei soggetti.
Il miglior rappresentante di questo periodo di decadenza della pittura tradizionale è Simone Uškov della fine del secolo XVII.
V. tavv. CLXV-CLXVIII.
Vita culturale. - Il carattere e l'indirizzo della vita culturale moscovita fino a tutto il see. XVII furono determinati in buona parte dall'eredità di Kiev; eredità bizantina, ma d'un bizantinismo già adattato agli Slavi e che, trapiantato nell'ambiente incolto moscovita, si fece più rigido, più oppressivo, provocando movimenti eretici che, venuti a Mosca attraverso Novgorod e Pskov, vi crearono quei primi focolai di cultura a colorito razionalistico europeo-occidentale che dovevano diffondersi lentamente fino al sec. XVIII.
Questa lenta penetrazione della cultura occidentale ebbe nei secoli XVI e XVII due canali: la Polonia e la Russia sud-occidentale; nella seconda metà del sec. XVII la vita culturale moscovita, grazie a questi apporti, si può dire già mutata, ché non si parla già più dell'utilità o meno della scienza di fronte alla religione, ma si discute sul carattere che la scienza stessa deve avere: occidentale-cattolica o orientale-greca. Nel sec. XVII Mosca ha già uomini di valore: a F. M. Rtiščev Mosca deve la sua prima scuola regolare, a Simeon Polockij la sua Accademia slavo-greca-latina che, fondendo le due principali correnti della vita culturale, diventò poi il centro della cultura moscovita e russa in generale fino alla fondazione dell'università. Contro di essa, anche per l'opposizione nell'ambiente degli "umanisti" ellenizzanti, sorgono altre iniziative come la scuola di Silvestr Medvedev, in stretta relazione con la tipografia patriarcale, anch'essa nuovo centro di cultura. L'accademia finì col trionfare con la sua tendenza occidentale e nel 1700 aveva già soltanto il nome di Accademia slavo-latina. Mosca si orientava, così, decisamente verso occidente, preparando quell'opera di Pietro il Grande che doveva spodestarla in parte dei suoi privilegi di capitale. Durante il regno di Pietro, Mosca ebbe nuove scuole di vario tipo, tra cui alcune specializzate per gli studî di matematica, d'ingegneria e di artiglieria, e il cosiddetto ginnasio tedesco di Ernesto Glück, nel cui programma era lo studio degli antichi storici e poeti, dell'etica e della filosofia cartesiana. Pietro il Grande aveva progettato anche la fondazione di un'università e si era in proposito consigliato con Leibniz e Wolff, ma questa idea non si realizzò che nel 1755 sotto Elisabetta e per merito soprattutto di Lomonosov. Alle sue origini l'università di Mosca ebbe le tre facoltà fondamentali, di giurisprudenza, di filosofia e di medicina; ebbe inoltre una propria tipografia, organizzata da N. I. Novikov e una propria biblioteca, ricca anche di libri stranieri. La vita scientifica dell'università si sviluppò rapidamente, e ben presto ai quadri di professori stranieri si poterono sostituire quadri di professori russi, in buona parte preparati dall'Accademia della scienze di Pietroburgo, ormai centro attivissimo di cultura scientifica.
L'università moscovita fu inoltre tra la fine del sec. XVIII e il principio del XIX ottimo centro del movimento letterario il quale in un certo senso salvò l'università dalla morta gora delle restrizioni della libertà di parola e di stampa del regno di Paolo I. Con l'avvento di Alessandro I le cose cambiarono; intorno all'università si formarono società scientifiche e culturali di vario genere e i corsi stessi da privati divennero pubblici. Lo stesso rigido spirito dell'epoca di Nicola I non poté togliere all'università di Mosca il suo carattere di reale focolare di cultura; il numero delle cattedre fu accresciuto, furono fondati un osservatorio astronomico, un gabinetto di anatomia e di fisiologia comparata, si crearono le prime cliniche. Intorno al 1840, per merito soprattutto di un professore di storia, T. N. Granovskij, l'università parve diventare il centro delle aspirazioni delle nuove generazioni. Nella seconda metà del secolo tuttavia l'università non si mantenne all'altezza del sempre maggiore sviluppo che la scienza ebbe anche in Russia; i disordini studenteschi di carattere politico, che si susseguirono per decennî, ne fecero oggetto di attacco da parte delle autorità reazionarie. Essa ebbe tuttavia sempre professori di prim'ordine quali S. Solov′ev, A. Euprov, V. Ključevskij, S. Trubeckoj, K. Timerjazev, P. Vinogradov, e altri.
La rivoluzione bolscevica che ha totalmente modificato l'organizzazione degli studî, ha dato anche all'università un carattere prevalentemente pratico, sviluppandone le facoltà tecniche a scapito di quelle umanistiche. Nell'attuale ordinamento l'università ha le seguenti facoltà: scienze fisiche e matematiche, etnologia, medicina, diritto sovietico e facoltà operaia. Il numero degli studenti è di circa 10.000. Grado di università è stato dato inoltre agli antichi corsi superiori femminili con le facoltà di medicina, chimica, farmacia e pedagogia. Hanno inoltre titolo di università varie altre scuole superiori: l'Accademia comunista (istituto per indagini scientifiche su base marxista e leninista) cui è annessa una ricca biblioteca specializzata di quasi 2 milioni di volumi; l'Università comunista delle minoranze nazionali dell'Occidente, l'Università comunista per i popoli orientali. Come dipendenti dall'università centrale debbono considerarsi molti degl'istituti scientifici, in parte trasformazione di istituti già esistenti, in parte di nuova creazione; tra i principali sono la Scuola sanatorio di psiconeurologia, l'Istituto biochimico, l'Istituto di biologia sperimentale, l'Istituto di microbiologia, l'Istituto di fisiologia, il Giardino botanico, l'Osservatorio geofisico, l'Osservatorio meteorologico. Numerose sono anche le scuole tecniche e industriali: la Scuola superiore agricola, la Scuola superiore delle arti industriali, l'Istituto per le congiunture economiche, l'Istituto di elettrotecnica, l'Istituto per la protezione del lavoro, ecc.
Prescindendo dalle biblioteche specializzate che, più o meno ricche, si trovano presso quasi tutti i ricordati istituti, Mosca possiede tre grandi biblioteche: quella dell'università di oltre mezzo milione di volumi con annesso un Museo di biblioteconomia; quella dell'Istituto Marx-Lenin presso il comitato centrale del partito comunista (fondato nel 1931 dall'unione degli Istituti Lenin e Marx-Engels); e quella infine, specializzata nella storia dei movimenti sociali e della rivoluzione, che col nome di Lenin (Biblioteca pubblica dell'U. R. S. S.) occupa l'antico edificio del Museo Rumjancev, fondato da un mecenate alla fine del secolo XVIII e che è stato soppresso nel 1924.
Il fondo di questa biblioteca, oggi di quasi 5 milioni di volumi è quello stesso del museo, arricchito da numerosi acquisti nuovi, fra i quali la collezione completa dell'antico Stato maggiore che vi è stata incorporata nel 1929. Ne fanno parte anche raccolte di manoscritti, circa 40.000, in modo speciale di grandi scrittori russi (Puškin, Gogol′ e Tolstoj), la ricca collezione dei manoscritti del soppresso monastero della Trinità a Sergeevo (Troice-Sergeeva Lavra), la raccolta dei libri proibiti durante il regime zaristico e una sezione di libri rari europei, russi e orientali. Alla Biblioteca è annesso un Istituto di Biblioteconomia (Institut Bibliotekovedenija).
Numerosi musei storici e artistici arricchiscono Mosca; il Palazzo delle armi (Oružejnaja palata) nel Cremlino contiene un museo di oggetti preziosi degli antichi sovrani moscoviti, arricchito dei tesori delle chiese e dei monasteri chiusi al culto, trasformato nel 1924 in Museo centrale dell'arte decorativa; il Museo storico con sei sezioni: archeologia, storia, storia della civiltà, fonti storiche, documenti ausiliarî e museografia, arricchito con buona parte delle raccolte dell'ex Museo Rumjancev; la grande Galleria Tretjakov, raccolta di pittura russa, con annessa una sezione di pittura iconografica, proveniente dal soppresso museo di icone di Ostrouchov; il Museo delle belle arti; i numerosi musei letterarî di Tolstoj, Dostoevskij, Čechov ecc.; il Museo teatrale del Grande Teatro dell'opera; il Museo della rivoluzione, raccolta di documenti e memorie per la storia dell'idea rivoluzionaria in Russia; il Museo antireligioso installato nel vecchio monastero Strastnoj; i due Musei di pittura occidentale moderna, soprattutto francese; il Museo etnologico nell'ex Museo Rumjancev, per la storia del costume delle diverse popolazioni dell'U. R. S. S., e infine i numerosi musei di carattere tecnico, annessi ai varî istituti. Come musei della storia artistica e spirituale russa si possono considerare anche le molte chiese e monasteri chiusi al culto e conservati per il loro valore architettonico o per il valore artistico delle loro raccolte.
Vita teatrale. - Di un teatro russo non si può parlare prima della seconda metà del sec. XVII, quando per iniziativa dei boiardi Miloslavskij e Matveev fu fatto venire dalla Germania l'attore Gregory, che bene accolto dallo stesso zar, organizzò un vero e proprio teatrino nel cosiddetto Palazzo dei piaceri nel Cremlino. A sviluppare l'arte drammatica a Mosca giovò, pochi anni dopo, l'interesse che per il teatro dimostrò la sorella di Pietro il Grande, Sofia Andreevna.
Il primo teatro di carattere pubblico fu inaugurato nel 1702 dallo zar Pietro e in esso si susseguirono le compagnie tedesche di Künst e di Fürst, il primo dei quali tenne anche una scuola per attori russi. Nel 1709 la compagnia di Fürst si trasferì nella nuova capitale Pietroburgo e la vita teatrale a Mosca rimase concentrata intorno all'Accademia slavo-latina. A ravvivarla giovarono gli spettacoli organizzati nel 1742 per l'incoronazione dell'imperatrice Elisabetta, cui seguirono corsi di rappresentazioni di una compagnia francese e della compagnia francese e della compagnia italiana dell'impresario Locatelli, che organizzò a Mosca un proprio teatro. Nuovi grandiosi spettacoli Mosca vide in occasione dell'incoronazione di Caterina II che al teatro dedicò cure eccezionali e come imperatrice e come scrittrice. Dopo il 1766 gli spettacoli - commedie, balli e opere - furono affidati a impresarî italiani. L'incendio del teatro in legno, sede di quasi tutti questi spettacoli, ebbe il felice risultato di dare a Mosca un primo edificio teatrale in pietra, quello stesso che rifatto in seguito varie volte è oggi la sede del Grande Teatro dell'Opera.
La vita teatrale moscovita non aveva però cessato di essere soprattutto privilegio dei signori, tanto che alla fine del sec. XVIII c'erano a Mosca ben 15 teatri privati. Nel 1805 si ebbe un vero teatro statale, accessibile a tutti, il cui complesso artistico fu formato da attori servi della gleba. I più grandi attori moscoviti della prima metà del sec. XIX, Močalov, Ščepkin, la Nikulina-Koritaskaja, furono infatti servi della gleba. Il nuovo teatro, detto Piccolo Teatro per distinguerlo da quello dell'Opera, fu in un certo senso la culla del teatro russo moderno. Il realismo fu per tutto il sec. XIX la parola d'ordine del teatro. Al suo trionfo contribuì la nascita di un repertorio russo per opera soprattutto di Griboedov, Gogol′ e Ostrovskij. La rappresentazione delle commedie di Ostrovskij ebbe una grande importanza per l'ulteriore sviluppo del teatro russo, con la scissione che provocò fra gli attori russi: mentre la nuova generazione fu dalla parte dello scrittore, la vecchia generazione, educata ai principî dell'idealismo, trovava le pitture ostrovschiane troppo grossolane.
Da questa nuova generazione, capitanata da Sadovskij uscirono alcuni attori di prim'ordine come Alessandro Lenskij e la Ermolova. Quel che più importa, questi attori non imposero mai la propria personalità ma mirarono a fonderla eon l'insieme, ciò che continuò ad essere una delle note caratteristiche del teatro di Mosca, al contrario di quanto avveniva nei teatri di Pietroburgo.
I teatri rimasero a Mosca monopolio dello stato fino al 1882, allorquando questo monopolio fu abolito e si vide a Mosca l'interessante fenomeno della nascita di veri teatri privati, uno dei quali, con alla testa un giovane attore, il Dalmatov, fece un'efficace e dal punto di vista artistico utile concorrenza al Piccolo Teatro.
Il sorgere dei nuovi teatri, ognuno dei quali cercava di portare un nuovo contributo alla vita teatrale era sintomo di insoddisfazione per le antiche forme.
Due grandi amatori di teatro, non legati direttamente a nessun teatro pubblico, K. S. Stanislavskij e Vladimir Nemirovič-Dančenko, drammaturgo e insegnante di arte drammatica, si incontrarono verso la fine del sec. XIX per decidere la creazione di un nuovo teatro capace di vincere tutti i difetti precedenti e porre le basi di un prossimo avvenire. Fu questo il Teatro artistico il cui programma era un programma di protesta contro il vecchio modo di recitare, la maniera, il patetico, lo stile declamatorio, il convenzionalismo della scenografia, la mediocrità del repertorio. In sostanza si trattava di togliere all'attore qualunque scorza o vernice di attore e rifarne un uomo. L'eroe del dramma - si disse - è la stessa vita interiore. Il compito dell'attore consiste nell'afferrare questa vita interiore o stato d'animo - tono fondamentale dell'opera drammatica -, esserne penetrato in ogni particolare della recitazione ed esprimerlo in tutti i più piccoli particolari dell'ambiente. Fu questo principio che rese possibile la messa in scena del cosiddetto teatro cechoviano d'atmosfera.
Il Teatro d'arte cominciò la sua attività con il dramma di Alessio Tolstoj, Lo zar Fedor Ivanovič, alla cui preparazione naturalistica concorsero, si può dire, tutte le scienze e le arti in una minutissima ricostruzione storica, e continuò con realizzazioni diversissime come La campana sommersa, Il mercante di Venezia, La locandiera fino al Gabbiano di Čechov che, caduto a Pietroburgo, ottenne invece un grande successo.
Ma anche il Teatro artistico doveva subire un'evoluzione: la messa in scena delle opere di Maeterlinck, per esempio, doveva significare l'abbandono dei principî del realismo scenico per la ricerca di forme idonee al dramma simbolico. Fu un abbandono momentaneo, perché il nuovo tentativo non riuscì, ma in ogni modo era ammessa la possibilità di altre vie.
Quasi contemporaneamente alla corrente naturalistica del Teatro artistico si ebbe a Mosca la corrente estetica, che ebbe come centro d'attività il circolo di artisti ed amici dell'arte che si riuniva intorno ad un ricco industriale, il Mamontov, editore tra l'altro della famosa rivista Mir iskusstva (Il mondo dell'arte) i cui principali collaboratori artistici erano Djagilev, il futuro creatore del balletto, Benois, Bakst, Korovin, tutti celebrati anche come decoratori teatrali.
Il teatro Mamontov aveva già nel 1882, parecchi anni prima cioè del Teatro artistico, messo in scena Sneguročka di Ostrovskij con decorazioni di Vasnecov. La decorazione vi divenne l'elemento fondamentale della messa in scena, in diretta contrapposizione con i principî di Stanislavskij e di Nemirovič-Dančenko. Accanto al teatro di prosa Mamontov aveva aperto anche un teatro d'opera. Un altro teatro d'opera di carattere privato aprì il Simin quando l'impresa del Mamontov venne meno e col Simin lavorarono i pittori Bilibin e Röhrich.
La scuola teatrale decorativa trovò il suo più fervente rappresentante proprio in uno dei migliori allievi dello Stanislavskij, Vsevolod Meyerhold. Principio fondamentale del Meyerhold era che il teatro deve trascinare lo spettatore con la creazione svolgentesi sotto i suoi occhi, attirandolo anzi nel processo stesso della creazione scenica.
Meyerhold non era tuttavia il solo riformatore del teatro russo, quando in Russia scoppiò la rivoluzione. Alla vigilia quasi della guerra l'Evreinov aveva pubblicato il suo libro, Il teatro in sé, in cui, rivendicato alla fantasia un posto d'onore, si affermava che il teatro ha un suo realismo ma che questo realismo non ha nulla in comune col realismo della vita, e il Maršanov aveva fondato il suo cosiddetto Teatro sintetico nel quale tragedia, farsa, opera e pantomima dovevano formare tutt'uno, come l'attore doveva essere contemporaneamente anche cantante e ballerino. Dagli esperimenti di Maršanov uscì il Tairov il quale fondò nel 1914 il Kamernyj teatr.
Punto di partenza di Tairov era la negazione del teatro naturalistico e della scena stilizzata nello stesso tempo. In contrapposizione col teatro naturalistico Tairov affermava che l'emozione scenica non deve essere tratta dalla vita reale, ma dalla vita creata da quell'immagine scenica, a cui l'attore dà esistenza, traendola dal regno magico della fantasia. Da ciò il dominio della tecnica esteriore e la liberazione da qualsiasi legame letterario, una liberazione analoga a quella della commedia dell'arte, alla quale del resto il Tairov francamente si richiama.
A completare il quadro della situazione teatrale moscovita negli anni precedenti la rivoluzione ricordiamo ancora lo studio drammatico studentesco sorto nel 1913 per l'iniziativa di alcuni credenti nel principio enunciato da Vachtangov, che compito di ogni scuola di teatro è la liberazione e la rivelazione dell'individualità.
Negli anni più spaventosi della rivoluzione il piccolo Studio vachtangoviano riuscì a realizzare creazioni teatrali come la Turandot di C. Gozzi che raggiunse veramente una finalità spirituale ultrateatrale dando gioia e serenità agli uomini travolti dalle lotte.
Con la rivoluzione il teatro di Mosca ha avuto il massimo sviluppo. Ai teatri ricordati altri se ne sono aggiunti, come il Teatro della rivoluzione, il Teatro drammatico del Consiglio dei sindacati, il cosiddetto Tram (o teatro della gioventù operaia) ed altri ancora. Il centro di gravità del teatro sovietico si è spostato verso il problema del repertorio, problema difficile a risolvere, data la necessità che il regime bolscevico ha di servirsi del teatro come strumento di propaganda. Tuttavia tanto la rivoluzione quanto la lotta per l'organizzazione industriale e la collettivizzazione agraria hanno prodotto opere anche di un certo interesse artistico, che i teatri moscoviti mettono in scena con grande amore, accanto a quelli ormai tradizionali, sempre cari al pubblico.
Storia. - Dagli scavi archeologici è risultato che alcuni secoli prima che sorgesse la città attuale, il luogo da essa poi occupato era già popolato. La città fu fondata a quanto sembra nel primo quarto del sec. XII d. C. La prima precisa menzione di Mosca risale al 1147, quando vi s'incontrano il duca Jurij Dolgorukij e il suo nipote, duca di Černigov. La posizione geografica di Mosca decise del futuro sviluppo della città, come centro politico e commerciale. Fino al sec. XIII i vantaggi di questa sua posizione non poterono ancora rivelarsi per la ragione che la vita commerciale della pianura russa si concentrava allora nelle città situate più giù lungo i corsi dei grandi fiumi russi (a Kiev sul fiume Dnepr e a Velikie Bolgary sul fiume Volga). L'invasione mongola nel sec. XIII ebbe per conseguenza la devastazione di queste due città; e con ciò contribuì a porre in primo piano la regione centrale, quella cioè dell'alto corso dell'Oka e del Volga, dove si trovava la città di Mosca. È vero che anche Mosca fu devastata da Batyj nel 1237, ma in questo tempo essa era una città di poca importanza, che poté essere ricostruita di nuovo facilmente. Nella seconda metà del sec. XIII essa non ebbe alcuna parte rilevante nella storia russa. Ma proprio allora si stava preparando la sua futura prosperità. A Mosca e nella regione di Mosca, che erano allora posti tranquillissimi e remoti, nascosti in mezzo alle foreste, al sicuro dalle incursioni dei vicini, cominciò gradualmente a raccogliersi la popolazione dalle regioni circostanti. E fu appunto l'accrescimento demografico della regione di Mosca a preparare le condizioni favorevoli al rigoglioso sviluppo del potere politico dei duchi moscoviti e della città stessa. La storia della città nei secoli XIV-XV è strettamente collegata con quella del ducato di Moscovia. Nel 1328 il duca Ivan Kalita riuscì a ottenere dall'Orda d'oro il jarlyk (carta di autorizzazione) per il granducato di Vladimir, e da allora il duca di Moscovia fu nello stesso tempo anche il duca di Vladimir, e la città di Mosca la capitale effettiva del granducato. Sotto il metropolita Pietro, Mosca divenne, e da allora rimase, anche la sede del metropolita, allora capo di tutte le chiese russe.
L'aspetto esteriore di Mosca in quei tempi corrispondeva ancora poco alla sua importanza politica e religiosa. Nel sec. XIV era costruita tutta in legno. Nel centro si trovava il Cremlino - un forte circondato da una palizzata - nel quale si trovavano il palazzo dei duchi e le chiese più importanti. Attorno al Cremlino erano sparse, pure in legno, le case e le botteghe dei mercanti, degli artigiani e degli altri abitanti della città.
Dalla metà del sec. XIV Mosca fu colpita da una serie di disgrazie. Nel 1353 la popolazione della città ebbe a soffrire di un'epidemia, il cosiddetto morbo nero. Seguirono poi torbidi nell'interno e pericoli dall'esterno. Nel 1368 il granduca di Lituania Olgerd attaccò Mosca. Il granduca moscovita Dmitrij fu costretto a dar fuoco ai sobborghi e con gran sforzo resistette all'assedio nel Cremlino che proprio allora fu circondato da vere e proprie mura. Nel 1382 Mosca venne assediata dal khān Toqtamish. Il granduca Dmitrij Donskoj questa volta non osò difendere la città e partì al di là del Volga per raccogliere un esercito più numeroso. Intanto a Mosca era scoppiata una rivolta delle classi più basse della popolazione contro i boiari. Ne seguì che la città fu presa dai Tartari, devastata completamente e in parte distrutta dal fuoco. Nel 1408 Mosca ebbe a soffrire un nuovo attacco dell'esercito mongolo-tartaro, comandato dal principe Edigej. Il granduca Vasilij Dmitrevič, come prima aveva fatto suo padre, si recò nel nord per raccogliere delle truppe. Ma questa volta i Moscoviti resistettero all'assedio dei Tartari: Edigej si contentò di prelevare una forte taglia. Tra il 1425 e il 1450, durante il regno di Vasilij II, Mosca ebbe a soffrire delle discordie fra il granduca e i suoi parenti: ora un pretendente, ora un altro, prendeva possesso della città.
La metà del sec. XV segna un'epoca importante nello sviluppo di Mosca, come anche di tutto il ducato. Dopo essersi liberato dalla dipendenza dei Tartari il duca di Moscovia cercò di fare di Mosca un vero centro culturale della terra russa. Le altre città della Russia settentrionale caddero una dietro l'altra sotto il dominio di Mosca: importanza speciale ebbe la sottomissione di Novgorod, che fino allora aveva avuto una parte preponderante nello sviluppo della cultura russa. Il fatto che Ivan III sposasse Sofia Paleologo, nipote dell'ultimo imperatore bizantino, contribuì pure allo sviluppo di nuove idee sulla grandezza del potere del duca di Moscovia. Sorse il desiderio di esprimere questa grandezza anche nell'aspetto esteriore di Mosca: e si ebbe così la ricostruzione di Mosca con nuovi edifizî di pietra.
Il ricco mercante Tarakan si costruì nel 1471 un palazzo in mattoni. Il suo esempio fu seguito dal metropolita di Mosca Geronzio. Negli ultimi decennî del secolo XV la città si arricchì di torri, cattedrali e palazzi costruiti da varî artisti, e soprattutto da italiani. Sotto Vasilij III (1505-1533) questo lavoro di ricostruzione continuò. Nel 1508 il fosso che circondava la città fu rivestito di pietre e furono scavati alcuni stagni. Il barone di Herberstein, l'ambasciatore imperiale, che fu due volte a Mosca, sotto il regno di Vasilij III, trovò le strade della città strette e sporche, ma la città vasta e le case provviste di ampî cortili e giardini. In quei tempi Mosca contava fino a 45.000 case abitate, ciò che fa supporre certamente più di 100.000 abitanti. Il regno di Ivan il Terribile (1533-1584) portò a Mosca molte cose di valore positivo e negativo. Da una parte continuava la ricostruzione di Mosca. Una parte dell'antico sobborgo della città accanto al Cremlino fu circondata da un muro di mattoni (1535-1538) e sorse così accanto al Cremlino il Kitaj-gorod. La grande piazza che si stendeva lungo il muro (rosso) di mattoni venne conosciuta sotto il nome di Piazza Rossa (Krasnaja Ploščad′). Per lo sviluppo culturale, non solo di Mosca, ma anche di tutto il regno russo, una grande importanza ebbe la fondazione di una tipografia a Mosca (1563). Ma insieme un terribile incendio devastò Mosca nel 1547; e nel 1571 i suoi sobborghi ebbero a soffrire dell'invasione del khān di Crimea. Sotto il regno di Fedor Ivanovič (1584-1598) fu costruito il muro di cinta attorno alla maggior parte della città di Mosca; sorse così la Città bianca (Bielyj gorod). Dopo la Città bianca fu costruito un altro cerchio concentrico, circondato da una palizzata (Zemljanoj gorod). In questo tempo fu cominciata la costruzione del celebre campanile di Ivan Velikij (terminato nel 1600).
Fra il sec. XVI e il XVII, durante i torbidi rivoluzionarî che infierivano in Russia, la città di Mosca fu il centro della lotta politica. Nel giugno 1605 l'assemblea del popolo, riunitasi sulla Piazza Rossa, decise il destino dei Godunov, che avevano sostituito la dinastia di Daniele nel 1598. Fu proclamato zar l'avversario dei Godunov, Dmitrij, che dichiarava di essere figlio di Ivan il Terribile; ma salito al trono, Demetrio, ch'era sostenuto in modo non ufficiale dai polacchi, ed era sposato con una polacca, svegliò presto i sospetti dei cerchi nazionalisti ortodossi della popolazione moscovita. Nella primavera del 1606 scoppiò a Mosca una nuova rivolta. Demetrio fu ucciso e fu proclamato zar Šujskij. Tuttavia i disordini continuarono: nel 1610 Mosca venne occupata da una guarnigione polacca, ma già nella primavera del 1611 ebbero inizio i tentativi dei nazionalisti di cacciar fuori della città i Polacchi. Questi si rinchiusero nel Cremlino e nel Kitaj-gorod e per difendersi meglio appiccarono il fuoco agli edifizî circostanti. Nell'autunno del 1612 tanto il Kitaj-gorod quanto il Cremlino furono, dopo un'accanita battaglia, presi dall'esercito russo del principe Požarskij, e nella primavera del 1613 nella cattedrale dell'Assunzione a Mosca fu eletto dai delegati di tutta la Russia il nuovo zar Michele, col quale ebbe inizio la dinastia dei Romanov (1613-1917).
Rimessosi dalle calamità dei "tempi torbidi" Mosca entrò in un nuovo periodo di sviluppo pacifico. Verso la fine del sec. XVII la sua popolazione era arrivata a 200.000 abitanti. Sempre più la città era il centro dirigente e culturale della Russia: era di nuovo residenza dello zar, della sua corte e del suo governo; sede del Zemskij sobor (Assemblea delle provincie), sede del patriarca, allora capo della chiesa russa. Il cerimoniale del palazzo dello zar e le funzioni celebrate dal patriarca nelle chiese di Mosca attiravano l'attenzione delle varie classi della popolazione; e le sortite pubbliche dello zar e del patriarca nella Piazza Rossa durante le grandi solennità (soprattutto il cerimoniale della domenica delle palme, in cui lo zar teneva per la briglia "l'asino", che in realtà era un cavallo, sul quale cavalcava il patriarca) raccoglievano si può dire tutta la popolazione di Mosca. Avendo una certa importanza politica (come manifestazione della lealtà religiosa e politica), tali cerimonie educavano nello stesso tempo il sentimento estetico della popolazione moscovita, costituendo una specie di sacre rappresentazioni teatrali. Prima di un teatro nel vero senso della parola esistevano a Mosca rappresentazioni private davanti ad un numero limitato di spettatori - la famiglia dello zar e i cortigiani. L'inizio del teatro di corte a Mosca è uno degli esempî dell'influenza culturale esercitata dall'Occidente, che ebbe per effetto nella storia della città di Mosca lo sviluppo della cosiddetta Nemecka) a Sloboda (quartiere degli stranieri), dove abitavano i mercanti esteri, gli artigiani, artisti, ecc. Però questa Nemeckaja Sloboda viveva la sua vita propria appartata senza fondersi con la popolazione indigena di Mosca.
Solo a intervalli essa prendeva parte attiva agli avvenimenti politici di allora: specialnente ai disordini del 1648, che ebbero per risultato la pubblicazione del Novoe uloženie (codice di leggi) da parte del Zemskij sobor (Assemblea delle provincie). Parte attiva la popolazione moscovita prese anche al dissidio religioso, avvenuto nella chiesa russa nella seconda metà del secolo XVII quando, in seguito alle riforme introdotte dal patriarca Nikon (1652-1658) ebbe inizio uno scisma.
L'occupazione principale della maggior parte della popolazione moscovita nel sec. XVII era costituita dal commercio. Secondo lo svedese Kilburger, a Mosca "vi erano più botteghe che ad Amsterdam e in qualunque altro regno". Alla fine del sec. XVII avvennero nuovi disordini politici a Mosca. Nel 1682 scoppiò una ribellione fra i reggimenti di fanteria della guarnigione di Mosca, fra i cosiddetti strelcy. Essi si immischiarono nella lotta dei partiti a corte in favore della zarina Sofia, l'energica sorella degli zar minorenni Ivan e Pietro (v. ivan v; pietro il grande). La ribellione fu soffocata da Pietro nel 1697, e la Piazza Rossa fu di nuovo, come ai tempi di Ivan il Terribile, testimone di esecuzioni in massa. Poi, avendo trovato nella popolazione di Mosca opposizione alle sue riforme e ai suoi piani di europeizzazione della Russia, Pietro decise di togliere a Mosca la sua importanza politica, fondando nel 1703 Pietroburgo, dove venne trasferita la capitale del regno russo.
Il trasferimento della capitale a Pietroburgo addusse un cambiamento radicale nella vita di Mosca, che durante tutto il sec. XVIII visse stentatamente: a mezzo il secolo vi si contavano circa 150.000 abitanti, cioè meno che alla fine del sec. XVII. Oltre alla dipartita della corte imperiale, e delle amministrazioni governative, anche l'abolizione del patriarcato e la diminuzione dell'importanza della Chiesa davano un fiero colpo alla vita di Mosca. E tuttavia nemmeno allora Mosca perdette quella sua aureola di antica capitale nazionale, che si esprimeva simbolicamente nell'incoronazione a Mosca di ogni nuovo imperatore (o imperatrice). Molte famiglie nobili continuarono a vivere a Mosca o almeno continuavano a tenervi le loro case, in modo che la città continuava in un certo modo ad essere il centro della nobiltà terriera (dvorjantsvo) la quale, nella sua opposizione conservatrice contro le riforme del governo, faceva capo proprio a Mosca.
Nel 1755 venne fondata l'università e con ciò s'iniziò una più intensa partecipazione di Mosca alla vita culturale del regno. Grande importanza a tal riguardo ebbe anche, negli anni 1770-1780, l'azione svolta da N. I. Novikov (v.). Il sec. XVIII portò un cambiamento considerevole nella topografia di Mosca. Nel 1742 essa fu circondata da un nuovo baluardo esterno, che funzionava da cinta daziaria (il fosso Kamerkolležskij); le antiche mura e il baluardo interno attorno a Belyi gorod e Zemljanoj gorod vennero invece rasi al suolo e al loro posto sorsero due viali (1783).
Nel settembre 1812 Mosca fu occupata dai Francesi di Napoleone I per 5 settimane. E allora ebbe luogo il celeberrimo incendio della città, che secondo ogni probabilità fu appiccato dagli stessi Russi allo scopo di combattere Napoleone e di costringerlo ad abbandonare la città, che avrebbe potuto essere per lui prezioso quartiere d'inverno.
Dal 1812 cominciò un nuovo periodo nella vita di Mosca, contrassegnato da un ininterrotto sviluppo delle imprese industriali e delle istituzioni culturali e dal continuo aumento della popolazione. Continuò sempre ad essere soprattutto il centro culturale dei nobili terrieri russi; e nel riguardo politico si dimostrò spesso in opposizione al governo. Questa Mosca dei nobili terrieri è stata descritta con vivi colori dai poeti Griboedov e Puškin. Oltre a questi elementi cominciarono a prendere sempre più parte nella vita culturale della città l'elemento dei negozianti e quello della intelligencija (gli intellettuali). Dal 1825 al 1850 i salotti letterarî di Mosca erano a capo del movimento intellettuale in Russia.
Nel 1851 fu inaugurata la linea ferroviaria Nikolaevskaja (ora Oktjabr′skaja), che univa Mosca a Pietroburgo; con lo svilupparsi della rete ferroviaria russa, Mosca per la sua posizione geografica ne divenne il nodo centrale. E questo fece continuamente aumentare l'importanza commerciale e industriale della città.
Con lo sviluppo dell'industria e del commercio a Mosca crebbe rapidamente il proletariato. Nello stesso tempo lo sviluppo degli istituti d'istruzione superiore, l'aumento del numero dei giornali e delle riviste contribuì allo sviluppo dell'"intelligencija" nella quale una parte notevole avevano gli elementi radicali e socialisti. Ma si sviluppava anche un movimento liberale più moderato, nel quale aveva parte la classe commerciale e industriale e una parte dell'intelligencija: professori degli istituti superiori, avvocati. Il movimento moderato liberale si era raggruppato attorno agli organi dell'autoamministrazione locale, al Consiglio provinciale (Zemskaja uprava) di Mosca (creata con la legge del 1864) e alla Duma della città di Mosca (creata in base alla legge del 1870). Il sentimento dell'opposizione politica fu svegliato nella popolazione di Mosca dalla catastrofe del Campo di Chodysk (presso Mosca), accaduta durante l'incoronazione dell'imperatore Nicola II, nella quale in seguito al difettoso funzionamento della polizia, morirono schiacciate circa 1500 persone (1896). L'opinione pubblica fu indignata dal fatto che Nicola II, non solo non aveva deposto dopo questa catastrofe il governatore generale, nominato da lui poco prima, il granduca Sergej Aleksandrovič, ma anzi aveva continuato a mostrargli piena fiducia. La politica del granduca Sergio, o meglio, quella dei suoi collaboratori nell'amministrazione della polizia di Mosca, era diretta a dividere le forze del movimento sociale che stava sorgendo allora a Mosca. Dopo aver cercato di soffocare con tutti i mezzi le manifestazioni politiche fra gl'intellettuali, il governatore generale tentò di atteggiarsi a protettore del movimento professionale degli operai delle fabbriche moscovite (la prima organizzazione, la Società di mutuo soccorso degli operai di produzione meccanica, fu creata sotto la protezione della polizia, nel 1901; fino allora le autorità russe non avevano permesso la formazione di unioni professionali operaie). Una tale politica ebbe un esito infelice di fronte alla sempre crescente coscienza della popolazione moscovita. Nel movimento rivoluzionario del 1905, Mosca ebbe una delle parti più importanti (v. russia). Nella primavera del 1905 il granduca Sergej Alexandrovič fu ucciso dai rivoluzionarî. Nel settembre dello stesso anno cominciò una serie di comizî in massa nelle aule degl'istituti superiori di Mosca; nell'ottobre fu proclamato lo sciopero generale. Il 17 (30) ottobre 1905 fu emanato da Nicola II il Manifesto costituzionale, che per un certo tempo fece cessare lo sciopero. Dopo l'emanazione di questo manifesto il movimento di opposizione in Russia, e in particolare a Mosca, si divise in due parti; il gruppo liberale rinunciò all'opposizione e si accinse a preparare le elezioni alla Duma (il parlamento promesso nel manifesto); i partiti socialisti invece continuarono l'opposizione e nel dicembre del 1905 organizzarono una rivolta armata contro il governo a Mosca. Per circa una settimana alcuni quartieri della città furono in mano dei rivoluzionarî (il centro della rivolta era nel quartiere della Presna). La rivolta fu soffocata con l'aiuto dei reggimenti della guardia mandati da Pietroburgo. Nella primavera del 1906 furono fatte a Mosca, senza incidenti particolari, le elezioni per la prima Duma. Siccome il partito socialista boicottava la Duma, la lotta elettorale si svolse fra i liberali (o partito costituzionale democratico) e l'Unione del 17 ottobre. I primi vinsero ora e anche nelle elezioni per la seconda Duma (1907), mentre nelle elezioni per la terza Duma riuscirono eletti, parte conservatori moderati e parte liberali. Tuttavia il sentimento di opposizione continuava a crescere nella popolazione di Mosca.
Dopo il 1905 lo sviluppo economico-culturale della città di Mosca continuò con rapido incremento come per l'innanzi. Le entrate della città, che erano nel 1863 meno di 2 milioni di rubli, nel 1905 erano giunte a 22 milioni, nel 1914 a 50 milioni di rubli. Il bilancio complessivo della città era nel 1910 di 34.244.340 rubli e nel 1914 di 52.000.000 di rubli.
Nonostante la forte percentuale di popolazione operaia, da tempo guadagnata alla causa rivoluzionaria, Mosca non fu tuttavia un facile acquisto per i bolscevichi, nella rivoluzione dell'ottobre 1917: solo dopo sette giorni di accaniti combattimenti attorno al Cremlino i rivoluzionarî poterono trionfare. Da allora si è iniziato per Mosca, sebbene movimenti anarchici e altri ne sconvolgessero la vita nel 1918, un periodo di nuova importanza soprattutto politica: dal 14 marzo 1918 Mosca è tornata infatti ad essere la capitale russa, la sede dell'U. R. S. S., in sostituzione di Pietroburgo.
La provincia di Mosca. - Una delle più importanti provincie della Russia, costituita nel 1929 con parti degli antichi governi di Mosca, Rjazan′, Tver′, Tula e Kaluga. Misura 156,400 kmq. di superficie e si divide in 145 rajony. Al 1° gennaio 1932, contava 11.962.100 abitanti.
Per la posizione veramente centrale rispetto a tutta la Russia d'Europa, questa provincia assume importanza tutta particolare, rappresentando con la città omonima, ora di nuovo capitale dello stato, il centro della vita politica del paese. Il suo territorio è per la massima parte costituito dalla regione circoscritta dai corsi superiori dell'Oka e del Volga e percorso dalla Moscova, affluente dell'Oka. Codesta regione non fu sommersa durante il Terziario, mentre lo era stata in parte durante il Secondario. Vi si trovano anche depositi di Devonico. Il clima ha carattere nettamente continentale con inverni freddi (−10°) ed estati piuttosto calde (15°; la media annuale oscilla tra 3°,6 e 4°,5); il periodo di congelamento dei corsi d'acqua dura dai 153 ai 160 giorni; le nevicate sono abbondanti, mentre la media delle precipitazioni atmosferiche è di 450 mm. circa.
Le foreste occupano buona parte del territorio della provincia (42%). La produzione agricola, che pure dovrebbe essere sollecitata dalla grande richiesta di derrate per il consumo dei centri urbani, non è, per la concorrenza delle provincie meridionali, proporzionalmente sviluppata: si calcola che essa rappresenti il 20% circa dell'attività della provincia. Si coltivano segale, orzo e piccole quantità di frumento, e in questi ultimi anni, nei dintorni della capitale, ortaggi (patate, meloni, cocomeri, cipolle) e frutta (ciliege, lamponi, fragole, uva spina, ribes, prugne); la coltivazione del lino già sviluppata soffre di diminuita disponibilità di mano d'opera. Più del 50% del territorio agrario è collettivizzato.
L'industria è invece sviluppatissima. Essa rappresenta più del 70% dell'attività economica della provincia, e poco meno del 25% dell'attività industriale dell'intera Unione sovietica. È localizzata, oltre che a Mosca (v. sopra), a Tula, Tver′, Orechovo-Zuevo, Serpuchov, Kolomna, Podolsk, Pavlovskij Posad, Mytišči, Ljubercy, Bogorodsk; importante è il centro industriale di Bobriki sorto durante l'attuazione del primo piano quinquennale (47 mila abitanti nel 1933). È predominante nella regione l'industria tessile (Mosca, Kolomna, Bogorodsk, ecc.) di antica tradizione, ma anche l'industria meccanica ha molto sviluppo specialmente a Mosca, a Ljubercy, dove esiste una grande fabbrica di parti di ricambio ferroviarie, a Kolomna, a Mytišči, ecc. L'industria mineraria è stata riorganizzata di recente e sfrutta su vasta scala i ricchi giacimenti locali di lignite, torba, carbon fossile e minerale di ferro. L'industria chimica si concentra a Mosca, ma un combinato chimico è in via di creazione a Bobriki (produzione di ammoniaca sintetica, nitrati, ecc.) e avrà come base l'utilizzazione del carbone locale. L'industria elettrica conta dieci centrali, di cui quattro (Mosca, Kašira, Šatura, Bobriki), di potenzialità superiore ai 100 mila kW. Altre industrie sono quelle del legno, del vetro, dei cuoi, ecc.
Ottima è la rete delle comunicazioni ferroviarie.
Bibl.: Moskva v eja prošlom i nastojaščem (Mosca nel suo passato e presente), raccolta di scritti varî, Mosca [1911-12]; S. Platonov, Moskva i zapad (Mosca e l'occidente), Berlino 1926; S. P. Bartenev, Moskovskij Kreml' v starinu i teper' (Il Cremlino di Mosca in passato e attualmente), 1912-16; L. Leger, Moscou, 1910; Th. Gautier, Trésors d'art de la Russie ancienne et moderne, Parigi 1859; J. Legras, Au pays russe, Parigi 1895; A. e N. Martinov, Moskva, Mosca 1888; Gerrare, Story of Moscow, Londra 1903; K. Waliszewski, Ivan le Terrible, Parigi 1904; J. Grabar, Histoire de l'art russe, VI, passim, Pietroburgo 1910; Mocsa antica, edito dalla Comm. d. studî dell'antica Mosca, presso la Soc. arch. imp. di Mosca (in russo), Mosca 1912; L. Réau, Histoire de l'art russe, Parigi 1923; W. Zaloziecky, in Wasmuths Lex. d. Baukunst, III, Berlino 1934; Maury, Architecture religieuse en Russie, in Revue archéol., I, 2; S.K. Bogojavlenskij, Teatr v Moskve pri care Aleksej Michajloviče (Il teatro a Mosca ai tempi dello zar A. M.); V. V. Kallač e N. E. Efros, Istorija russkago teatra (Storia del teatro russo), I, Mosca 1914; E. A. Znosko-Borovskij, Russkij teatr nacala XX veka (Il teatro russo del principio del sec. XX), Praga 1925; Moskovskij chudožestvennyj teatr (Il teatro artistico moscovita), Mosca 1924; Malyj teatr (Il piccolo teatro), Mosca 1922; B. Zachava, Vachtangov i ego studija (Vachtangov e il suo studio), Mosca 1930; G. Fülop-Miller, Das russische Theater, Lipsia 1927; N. Gourfinkel, Le théâtre russe contemporain, Parigi 1931.
Il patriarcato di Mosca.
Data l'epoca tarda dell'erezione di Mosca in principato, la città divenne episcopale solo in epoca posteriore, poiché spesso la fondazione dei vescovati seguiva in Russia quella dei principati. Mosca dipendeva del vescovo di Vladimir sulla Kljazma, la cui sede data dal 1214. Dopo l'incendio di Kiev da parte dei Mongoli (1239), la sede metropolitana, pur conservando il titolo di Kiev, fu trasferita di fatto in Vladimir, finché il metropolita Pietro (1308-1326) la trasferì in Mosca. Nel 1431, il gran principe di Mosca Vasilij II cercò di rendere questo trasferimento definitivo facendo passare sulla sede di Kiev, con residenza a Mosca, il vescovo di Rjazan′, Giona. I Lituani, che allora dominavano in Kiev, gli opposero Gerasimo vescovo di Smolensk, e costui giunse prima di Giona a Costantinopoli per ottenere la conferma dal patriarca Giuseppe II. Giona dovette accontentarsi di una situazione irregolare anche sotto il successore di Gerasimo, il celebre Isidoro. Questi, guadagnato alla causa dell'unione delle due Chiese al concilio di Firenze (1439), promulgò a Mosca nel 1441 il ristabilimento della comunione con Roma, ma non ebbe favorevole il gran principe Vasilij V e dovette fuggire, lasciando il campo libero a Giona. Isidoro finì la sua vita a Roma, cardinale e vescovo di Sabina, dopo esser passato al rito romano. Pio II gli diede per successore sulla sede di Kiev il suo compagno Gregorio, e da quell'epoca le due sedi rimasero distinte, ambedue con titolo metropolitano, esercitando il metropolita di Kiev la giurisdizione sui territorî sottomessi alla Lituania, e quello di Mosca su quelli che facevano parte del Gran Principato di Mosca, pur dipendendo ambedue dal patriarca di Costantinopoli.
Già nel 1547 il gran principe Ivan IV aveva assunto il titolo di zar: il suo successore Feodor I approfittò della necessità in cui si trovava il patriarca di Costantinopoli, Geremia II Tranós, di ricorrere al suo aiuto finanziario per ottenere l'erezione di Mosca in patriarcato (23 gennaio 1589). Anche secondo le norme della Chiesa ortodossa, Geremia II non poteva procedere da solo a un tale atto; era necessario un concilio ecumenico, sola autorità competente, respinta l'autorità del papa di Roma, per erigere un nuovo patriarcato. Si trovò allora un ripiego. Un sinodo adunato nel maggio 1590 a Costantinopoli, che comprendeva i patriarchi di Costantinopoli, di Antiochia e di Gerusalemme, ai quali si unì in un nuovo sinodo radunato nel febbraio 1593, quello di Alessandria, riconobbe valida l'erezione del patriarcato di Mosca, ma non volle concedere al suo titolare il terzo posto nella gerarchia patriarcale, come avrebbe voluto lo zar: dovette accontentarsi del quinto.
Undici patriarchi si succedettero sulla sede di Mosca, con giurisdizione su tutti i dominî dello zar, fino al 15 ottobre 1700. L'autorità e il prestigio del patriarca erano considerevoli, tanto che Pietro il Grande, vedendo in siffatto dignitario un rivale, decise di sopprimere il patriarcato. Lasciò la sede vacante dal 1700 al 1721 sotto l'amministrazione di Stefano Javorskij, metropolita di Riazan′, e nel 1721 istituì il "santissimo sinodo dirigente", composto di un certo numero di metropoliti, vescovi ed alti dignitarî ecclesiastici, con un Oberprokuror o Procuratore supremo imperiale, sempre laico, senza il consenso del quale non si poteva praticamente far nulla. Questa situazione condusse ad una intera dipendenza della Chiesa dallo Stato, tanto che una delle riforme più caldamente propugnate da zelanti, verso la fine del regime zarista, era il ristabilimento del patriarcato. A questo desiderio lo zar Nicola II fece una costante opposizione; ma, dopo la rivoluzione del marzo 1917, il concilio nazionale panrusso, radunato a Mosca, composto di vescovi, di ecclesiastici inferiori e di laici, elesse patriarca nell'ottobre Ticone Belavin, vescovo di Aleut (isole Aleutine dell'America Settentrionale). Egli morì a Mosca l'8 aprile 1925, dopo aver designato un "mestobljustitel′" o luogotenente, che, essendo stato incarcerato, dovette essere sostituito. La situazione della Chiesa ortodossa patriarcale nella U. R. S. S. non ha permesso finora di dargli un successore.
Soppresso il patriarcato, Mosca divenne nel 1742 il centro di un'eparchia o diocesi che, secondo il sistema seguito dopo Pietro il Grande apparteneva alla prima classe, occupandovi il terzo posto dopo quelle di Pietrogrado e di Kiev; era sempre amministrata da un metropolita, assistito da quattro vescovi-vicarî, specie di ausiliarî, rivestiti dei titoli di Dmitrov, Volokolamsk, Serpuchov e Možajsk. Questa organizzazione dopo la caduta dello zarismo, subì profonde modificazioni con l'erezione di molte sedi episcopali nuove. La città aveva più di quattrocento chiese ortodosse, due armene gregoriane, due romano-cattoliche (latine), una evangelica luterana ed una calvinista, senza contare le chiese dei Vecchi credenti o Staroobri adcy russi, più o meno tollerate sotto gli zar. Quando nel 1917 fu fondato l'esarcato dei Russi cattolici di rito bizantino, Mosca ebbe la sua parrocchia, che i recenti sconvolgimenti hanno praticamente disorganizzato. Vi erano 83 monasteri, oggi in buona parte alienati o abbandonati.
Bibl.: La cronologia dei metropoliti, patriarchi, vescovi ausiliarî, ed egumeni dei monasteri, si trova in P. Stroev, Spiski ierarchov i nastojatelej monastyrej ross. cerkvi (Serie dei vescovi e dei superiori dei monasteri della chiesa russa), Pietroburgo 1877, coll. 5-8, 131-260.