MOSCA
Collezioni pubbliche: 1. - Museo storico. - Questo museo, fondato nel 1873, è il museo storico centrale e raccoglie documenti delle civiltà svoltesi sul territorio della Russia dalla Preistoria alla metà del sec. XIX. Per l'importanza delle sue collezioni la sezione antica di questo museo merita il secondo posto, dopo l'Ermitage di Leningrado, tra i musei dell'URSS che conservano monumenti della storia e della cultura dei popoli che vissero nell'antichità sul territorio dell'URSS.
Le collezioni del museo furono iniziate negli anni 1880-1890. In seguito si sono molto arricchite, con l'apporto di raccolte private. La base dei fondi della sezione di antichità classiche del museo è costituita dagli oggetti provenienti dagli scavi eseguiti nelle città della costa del Mar Nero da: F. Gross, A. Bobrinskij, K. Dumberg, V. Škorpil, a Panticapeo; da J. Kulakovskij e B. Farmakovskij a Olbia; da K. Kostjuško-Valjužinič; a Chersoneso; da P. Leont'ev, V. Tizengauzen, A. Miller, a Tanais, ecc. Le collezioni private più importanti sono quelle P. Buračkov, D. Samokvasov, V. Sizov, A. Podšvivalov, I. Zabelin, E. Zaporožskij. Le collezioni del museo continuano ad arricchirsi grazie alle ricerche archeologiche da esso promosse. Particolare importanza ha la collezione della ceramica greca. Tra le sculture in marmo provenienti da Olbia è da notarsi una stele sepolcrale di tipo attico, del IV sec. a. C., con due figure femminili. Interessante una testa di Zeus del IV sec. a. C. attribuita alla scuola di Skopas. Oltre ai monumenti importati sulle coste settentrionali del Mar Nero dai centri continentali della Grecia e dell'Asia Minore sono interessanti i prodotti dell'arte locale: specchi in bronzo con manici ornati di immagini di stile animalistico (v. animalistico, stile) eseguiti dagli artigiani di Olbia nei secoli VI-V a. C. e opere di oreficeria del IV sec. a. C.
Al periodo ellenistico risalgono sia un ampio gruppo di vasi a vernice nera e del tipo detto di Gnathia, sia esemplari delle cosiddette "tazze megaresi".
Un unico sarcofago in marmo, del principio del III sec. a. C., dell'Asia Minore, trovato presso Taman e pietre tombali in calcare con raffigurazioni a rilievo, dànno un'idea dell'arte locale sulla costa settentrionale del Mar Nero. Il museo dispone di una grande collezione di oggetti di oreficeria, provenienti dagli scavi delle necropoli di Chersoneso, Olbia e Bosforo. Ai secoli I a. C.-IV d. C. si riferiscono i vasi a vernice rossa fabbricati in prevalenza in Asia Minore, mentre quasi nessun esemplare proviene da fabbriche italiche (vasi aretini). Bellissima la collezione di vasi di vetro da Panticapeo, Olbia e Chersoneso. Ai secoli I-II d. C. si riferiscono vari lavori in stucco provenienti dalla decorazione dei sarcofagi lignei trovati nella necropoli di Panticapeo. Un grande gruppo di vasi (di argilla grigia con ornamenti lucidi e manici zoomorfi) e di altri oggetti (parti dell'armamento, fibule, fibbie) dei primi secoli d. C. testimoniano il forte cambiamento subìto dalla cultura delle antiche città della costa settentrionale del Mar Nero, in relazione con l'affluire delle popolazioni sarmatiche dalle zone intorno al Kuban e al Volga. Di notevole valore è la collezione di monumenti epigrafici: decreti statali di Olbia o iscrizioni dedicatorie del III sec. a. C. e posteriori, piedistalli di statue con iscrizioni provenienti dal Chersoneso, lastre tombali con epigrafi provenienti da Panticapeo e dalle altre città del Bosforo.
Interessante la collezione numismatica, composta di monete coniate nelle città della costa settentrionale del Mar Nero (Panticapeo, Fanagoria, Chersoneso, Olbia, Tiro, ecc.) e di monete dei centri del Mediterraneo. Il maggior valore della collezione è rappresentato dalle monete di bronzo fuso di Olbia del V sec. a. C. e dalle monete a forma di pesciolini, emesse da questo stesso centro.
Oltre alle collezioni riguardanti la storia delle antiche città della costa settentrionale del Mar Nero, nel museo si conservano oggetti dell'isola di Cipro e ceramica di alcune necropoli italiche provenienti da collezioni private (P. Uvarov, D. Samokvasov). Notevoli le collezioni di monumenti provenienti da centri abitati e da tumuli (kurgan) pertinenti alle varie popolazioni della costa settentrionale del Mar Nero, intimamente collegate con le città greche di questa regione: gli Sciti, i Meoti, i vicini degli Sciti in direzione N, occupanti le steppe dell'odierna Ucraina (Nevri, Melanchieni, Budini e altri popoli noti tramite Erodoto) e i Sarmati.
Tra i materiali riguardanti la Scizia vera e propria risalta il complesso di oggetti del kurgan Kozël ("Caprone") del IV-III sec. a. C. (oblast' di Cherson, distretto di Melitopol', scavi di I. E. Zabelin, del 1865) appartenente al gruppo dei cosiddetti kurgan reali. Esso contiene ricchi finimenti da cavallo; gli ornamenti delle briglie sono in stile scitico animalistico del periodo tardo e ripetono i noti ornamenti dei kurgan di Čertomlyk e Krasnokut (Leningrado, Ermitage).
Grande interesse presenta la collezione proveniente dal gorodišče di Kamenka sul Dnepr (oblast' di Zaporož'e, distretto di Kamenka; scavi di B. N. Grakov degli anni 1940-49, 1950) che si pensa fosse il centro politico della steppa scitica nei secoli III-IV a. C. Il periodo più tardo della storia della Scizia è rappresentato dalle collezioni di Neapolis (scavi del 1955 di A. N. Karasev) e della sua necropoli (scavi di N. I. Veselovskij del 1889).
Tra i monumenti sarmatici, provenienti dal territorio delle steppe della costa settentrionale del Mar Nero, si possono rilevare la famosa coppa d'oro di Migulinskaja e il cosiddetto Tesoro di Jančokrak. Fra i materiali scitici dell'Ucraina, il più ricco e vario assortimento di oggetti si trova nei complessi provenienti dalla tomba Staršaja ("Maggiore": collezione di D. Ja. Samokvasov) dalla tomba di Vit e dal kurgan presso il villaggio di Derevka (scavi di I. A. Zareckij del 1888) come pure in quelli provenienti dal kurgan presso il villaggio di Aksjutincy (scavi di S. A. Mazaraki del 1905). Tra i materiali provenienti dai villaggi di questo territorio il più significativo è quello della collezione proveniente dal gorodišče Bel'skij (scavi di V. A. Gorodcov, del 1906) che fu nei secoli VI-III a. C. uno dei maggiori centri politici delle popolazioni del territorio delle steppe.
La cultura delle popolazioni abitanti lungo il Kuban (Meoti, Sindi e altri) all'epoca degli Sciti (VII-III sec. a. C.) e nel periodo sarmatico (II sec. a. C.-III sec. d. C.), è rappresentata soprattutto dai materiali provenienti da kurgan esplorati da N. I. Veselovskij negli anni 1897-1906. L'assortimento più ricco e vario di oggetti proviene dai kurgan del I sec. a. C. situati presso i villaggi cosacchi di Severskaja (ritrovamento del 1881) e Vozdvižnskaja (scavi di N. I. Veselovskij del 1899). Le collezioni di questa sezione del museo sono state completate negli ultimi tempi col materiale dei sepolcreti senza kurgan trovati presso il villaggio di Paškovskaja (scavi di K. F. Smirnov del 1947-1949).
Di gran lunga più modesta è la collezione riguardante il primo Medioevo. È composta di materiali provenienti dagli scavi di Kerč, dove in via Gospital'naja ("dell'Ospedale") alla fine del sec. XIX sono state scoperte alcune tombe databili al IV-V sec. d. C. Particolare interesse presentano gli oggetti decorati in smalto policromo: varî ornamenti, parti dell'abbigliamento, particolari dell'armamento, ecc. Questo stile policromo sorto sulle coste settentrionali del Mar Nero, ha avuto un'enorme influenza sullo sviluppo dell'arte dell'oreficeria in Europa nel primo Medioevo. Tra i materiali di maggior valore provenienti da queste stesse tombe, bisogna ricordare le lance, i caschi di ferro, le cotte di maglia, i tessuti di seta del sec. IV-V d. C. Sempre da Kerč provengono pure varie fibule di stile zoomorfo, o a forma di croce o di cinque dita. Tra gli altri monumenti di quest'epoca ha interesse il sepolcreto della fortezza romana di Charax, tra gli oggetti del quale meritano particolare rilievo gli esemplari di vetro, di ceramica, di armi e un notevole materiale numismatico.
Non si può non ricordare le collezioni provenienti dal sepolcreto Suuk-Su, esplorato da N. Repnikov.
Le prime inumazioni di questo sepolcreto risalgono ai secoli V-VI. Il sepolcreto di Suuk-Su è stato per lungo tempo attribuito ai Goti. Oggi una teoria l'attribuisce ad una popolazione mista di Tauri e Sarmati. Affine a questo è anche il sepolcreto Borisovskij lasciato dagli antichi Chercheti ed esplorato da Sachanev. Al V sec. si attribuiscono un piatto d'argento con il marchio e cucchiai d'argento trovati vicino al villaggio di Ordaklju nella Ciscaucasia. Notevole valore scientifico hanno i materiali provenienti dagli strati medievali del Chersoneso. Ai secoli IV-V si riferisce una serie di tesori, tra cui si trovano due piatti del primo periodo bizantino, ornati di perle, il Tesoro di Obojan con un bellissimo piatto di vetro.
Altri oggetti, di trovamenti sporadici, con smalto scanalato, provengono dalla Crimea, dal Caucaso settentrionale, dalle zone delle steppe lungo il Dnepr e dai sepolcreti lungo il corso dell'Oka nel territorio di Rjazan; e particolare interesse hanno, tra questi, quelli reperiti nel gorodišče di Moščinsk appartenenti agli antichi Slavi (fibule, pendagli, braccialetti, monete e coroncine per la testa). Alla stessa epoca appartengono pure fibule antropomorfe provenienti dallo strato medievale del gorodišče Pasterskij, esistente già ai primi tempi sciti.
(Direzione del Museo)
2. - Galleria Puškin. - Il Museo Statale di Arti figurative intitolato a A. S. Puškin a Mosca è stato aperto nel 1912. La base del museo è costituita dalla collezione del Gabinetto di Belle Arti dell'università di Mosca. Compito principale del museo è di illustrare lo sviluppo dell'arte nel mondo, della scultura antica in particolare.
a). - Sezione dell'antico Oriente. Questa sezione dispone di una collezione di monumenti dell'Egitto e dell'Asia Anteriore, la cui base fondamentale è costituita dalla raccolta di antichità egiziane, acquistata dal museo nel 1912 dal noto egittologo russo V. S. Golenišev ed arricchita continuamente dopo la rivoluzione di ottobre (1917). Suo tratto caratteristico è la varietà dei monumenti e il fatto che essi si riferiscono a tutta la storia dello sviluppo della cultura egiziana, dall'epoca della cultura predinastica in poi. (Un vaso di argilla, di forma ovale, della cultura predinastica più antica, con un disegno bianco raffigurante un cacciatore col cane, è stato più volte illustrato). Per l'Antico Regno bisogna segnalare i rilievi della tomba del Capo del Tesoro, Isi. L'epoca del Medio Regno è rappresentata da una serie di esemplari di prim'ordine: la Stele di Khenen (XI dinastia), con la raffigurazione del defunto, seduto accanto alla moglie davanti al tavolo dei sacrifici. Del tempo della XII dinastia il museo possiede una serie di bellissimi ritratti, tra i quali la statuetta di Amenemḥēt III e la testa di granito di una regina della stessa epoca. I monumenti del Nuovo Regno sono rappresentati con rilievi, grandi sculture e oggetti minori. Tra i numerosi rilievi particolare attenzione merita quello che raffigura un gruppo di uomini che piangono un defunto, opera della scuola di Memfi, dell'inizio della XIX dinastia, epoca a cui risalgono pure le altre parti di questo che doveva essere un tempo un unico rilievo e che ora si trova disperso nei musei di Berlino, Detroit, Leida, ecc. La plastica è rappresentata soprattutto da piccole sculture. Tra queste si distinguono le coppie di statuette in legno nero della sacerdotessa cantante di Amon, Rannay e di suo marito "capo sacerdote", dei tempi di Amenophis, Tutmosis I. Molto varia è la collezione dei monumenti di arte applicata della stessa epoca, eseguita nei materiali più svariati: legno, maiolica, pietre dure, metallo e avorio. Famoso è un vasetto da toletta di avorio, fatto in forma di fanciulla che nuota, portando nelle mani protese in avanti un fiore di loto. Non meno riccamente è rappresentata l'arte dell'epoca ellenistica, tra cui il posto principale spetta alla famosa collezione di ritratti del Fayyūm (v.). Alcuni degli esemplari di questa serie godono giustamente di fama mondiale. Di non minore importanza è la collezione di tessuti copti (v. copta, arte) rappresentata con abbondanza e varietà, con esemplari più antichi, di ambiente ellenistico, fino ai più tardi monumenti, eseguiti in uno stile più lineare e arido.
L'arte copta è rappresentata anche da oggetti in avorio intagliato, rilievi e anche documenti letterari, tra i quali gode di grande fama la cosiddetta Cronaca Universale, con miniature (v. copta, arte). Il museo dispone inoltre di una serie di celebri papiri dell'antico Egitto: il papiro matematico (circa 1700 a. C.), pubblicato da V. V. Struve e i papiri che descrivono il viaggio di Wenamūn, con l'inno ai diademi e il famoso Glossario.
Di non minore valore storico culturale è la collezione dei monumenti dell'Asia Anteriore, la maggior parte dei quali è pure già stata pubblicata. Ricorderemo la grande collezione di tavolette di argilla con scrittura cuneiforme, iniziante dall'epoca arcaica; le famose tavolette di Cappadocia della metà del II millennio a. C. e infine 5 tavolette degli archivî di el-῾Amārnah, contenenti la corrispondenza dei faraoni egiziani coi re dell'Asia Anteriore della metà del II millennio a. C. Molto varia nella composizione è anche la collezione di monumenti di glittica, che comincia dall'epoca sumero-accadica per finire coi sigilli intagliati dell'Iran di età sassanide (cilindro di calcedonia di epoca achemènide con la raffigurazione di un re che conduce dei prigionieri e la scritta "Io sono Artaserse il gran re"). Grande importanza hanno assunto gli scavi dei monumenti della civiltà di Urartu (v.), eseguiti nell'ultimo venticinquennio nella Transcaucasia sui luoghi delle antiche città di Teishebaini (colle di Karmir-Blur presso Erivan) e Irpuni (o colle di Arin-berd), dove il museo compie ogni anno una campagna di scavi.
b). - Sezione dell'arte classica. Le collezioni di questa Sezione si sono notevolmente arricchite con originali provenienti da raccolte statali e private, come pure grazie alle spedizioni archeologiche organizzate dal museo nelle antiche città della Russia meridionale. In conseguenza di ciò, la Sezione dell'Arte Antica si è trasformata in una delle più grandi collezioni di monumenti dell'arte antica di tutta l'Unione Sovietica.
Attualmente nella sezione si trova una collezione di vasi greco-antichi, etruschi e italici, come pure di originali di marmo, di terracotta e di bronzo. Inoltre nella Sezione Numismatica del museo si conserva una collezione di monete greco-antiche e romane e di pietre incise. Per la ceramica citiamo alcuni vasi corinzi del VI sec. a. C.; l'anfora di Andokides raffigurante Eracle e Cerbero; un calice con piccole figure del terzo venticinquennio del VI sec. a. C., appartenente alla scuola di Tleson; un'anfora a figure rosse della metà del V sec. a. C. con la raffigurazione di Eos e Achille, firmata dal ceramografo Polygnotos; un cratere a figure rosse con la raffigurazione di Hermes e di Dioniso infante, del Pittore del Cratere di Villa Giulia; un calice della scuola di Douris, ecc.
Nella collezione di vasi etruschi uno dei migliori è un cratere a figure nere della prima metà del IV sec. a. C., con la raffigurazione di sfingi marcianti. Nella numerosa collezione di vasi italici più notevoli sono un vaso campano a figure nere del IV sec. a. C., un cratere àpulo del IV sec. a. C. con la raffigurazione del mito di Ifigenia in Tauride, un okỳbaphon campano del IV sec. a. C., con la raffigurazione di una scena di commedia.
La Sezione di Arte Classica possiede anche una buona collezione di pelìkai a figure rosse del tipo di Kerč; trovate a Panticapeo.
Tra i vasi dell'epoca ellenistica i più interessanti sono una hydrìa a figure nere del III sec. a. C. del tipo di Hadra con la raffigurazione di una corsa di opliti (da Alessandria), i vasi canosini e un vaso a vernice nera del I sec. a. C., da Olbia, raffigurante ad altorilievo il giudizio di Paride.
Nella collezione delle terrecotte meritano rilievo antefisse etrusche arcaiche con la Gorgone; una testa di un caprone che faceva parte di una gronda del III sec. a. C., da Taranto, due statue di oranti del II sec. a. C., ossuarî e rilievi di tipo Campana, che in alcuni punti hanno conservato la policromia. Della collezione proveniente dagli scavi di Panticapeo e di Fanagoria (v. crimea) fanno parte ceramiche di Rodi, Clazomene, Samo, Corinto e altri centri. Oltre ai vasi, alle terrecotte e alle monete le collezioni archeologiche possiedono circa 8000 marche di ceramica provenienti dagli scavi fatti dal museo nelle antiche colonie.
Il bronzo è rappresentato da una testa di Giove, da specchi etruschi e da un tripode. La collezione di scultura antica comprende numerosi originali risalenti al periodo compreso fra il VI sec. a. C. e il IV sec. d. C. Tra gli originali più antichi, bisogna annoverare una statuetta arcaica in alabastro di Apollo, da Naucrati (inizî del VI sec. a. C.) e alcuni monumenti da Cipro. L'arte del V e del IV sec. a. C. è rappresentata da una statua di leone, dalla stele attica di un cavaliere, da un meraviglioso acroterio (v.) della seconda metà del IV sec. a. C. trovato nel 1948 a Fanagoria e da una serie di copie di età romana: copia dell'erma di Alkamenes, teste policletee, una bellissima testa di Afrodite da Panticapeo (trovata dalla spedizione del museo del 1949).
La parte più notevole della collezione di scultura è costituita dai monumenti dell'epoca ellenistica. Tra essa una testa in marmo di una divinità femminile del principio del III sec. a. C., da Alessandria, che doveva evidentemente appartenere ad un acrolito, una bellissima replica della statua di Afrodite Medici, e il torso di Afrodite già nella Collezione Chvoščinskij.
L'arte romana è rappresentata da una serie di ritratti: una testa di fanciullo libico, che ha conservato tracce di doratura, proveniente dall'Egitto; un ritratto di Traiano, un ritratto di romano del II sec. d. C. e una statua-ritratto di Neocle, governatore di Gorgippia, trovata nel 1939 nella città di Anapa e datata epigraficamente al 187 d. C. Ben rappresentati sono pure i sarcofagi romani, tra i quali il monumento più insigne è un magnifico sarcofago, con scene bacchiche, dell'ex Collezione Uvarov.
Bibl.: 1. - V. K. Silejko, Il timbro del re Artaserse (in russo), in Zizn' Muzeja (La vita del Museo), n. 1, 1925, pp. 17-19; V. V. Pavlov, Očerki po iskusstvu drevnego Egipta (Saggi sull'arte dell'antico Egitto), Mosca 1936; A. S. Strelkov, Fajumskij portret (Il ritratto di el-Fayyūm), 1936, tav. II, XII; V. V. Pavlov, Egipetskij rel'ef s ižobrazeniem plakal'žikov (Il rilievo egiziano con la raffigurazione degli uomini che piangono il defunto), in Collezioni del Museo Statale di Arti Figurative. Lavori del Museo Statale di Arti Figurative intitolato a A. S. Puškin, Mosca 1939, pp. 97-106; id., Egipetskaja skul'ptura (La scultura egiziana), Mosca 1949, tavv. 23-29; M. E. Mat'e e K. S. Ljapunova, Chudožestvennye tkani koptskogo Egipta (Tessuti artistici dell'Egitto copto), 1951, dis. 6.
2. - N. Ščerbakov, Il torso marmoreo dell'Afrodite di Chvoščinskij (in russo), in Zizn' Muzeja (La vita del Museo), n. 1, 1925, pp. 20-23; M. M. Kobylina, Di un monumento dell'arte di Alessandria (in russo), in Iskusstvo, 1935, n. 1, pp. 149-156; id., Ultime scoperte di scultura antica (in russo), ibid., 1941, n. 2, p. 79; id., Skul'ptura Bospora. Materialy i issledovanija po archeologii, SSSR (La scultura del Bosforo. Materiali e ricerche di archeologia dell'URSS), n. 19, ed. Accademia delle Scienze dell'URSS, Mosca 1951, p. 171 ss.
(V. V. Pavlov - I. D. Marčenko)