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MOSCA

di Giuseppe CARACI - Pietro MARAVIGNA - Guido GIGLI - Angelo TAMBORRA - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)
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MOSCA (XXIII, p. 907)

Giuseppe CARACI
Pietro MARAVIGNA
Guido GIGLI
Angelo TAMBORRA

Tanto il centro urbano, quanto il distretto (oblast′) che vi fa capo hanno avuto un forte sviluppo demografico nel periodo 1926-39, cioè tra i due ultimi censimenti. La popolazione urbana del distretto è cresciuta del 130%, quella della città del 204%. Nel 1939 Mosca contava 4.137.000 ab.; dopo una leggera flessione durante il periodo bellico (nell'ottobre 1941 una parte del governo centrale dell'URSS si trasferì a Kujbyšev), la città riprendeva la sua espansione, ed è divenuta oggi una delle massime metropoli mondiali (probabilmente superiore, per numero di abitanti, all'agglomerazione parigina).

La metropoli aspira correnti immigratorie dall'intera URSS, ed in primo luogo dai settori rurali sovrapopolati della Russia centrale; masse destinate a trasformarsi essenzialmente in proletariato operaio per il continuo sviluppo delle attività industriali, che hanno fatto di Mosca e del suo oblast′ il settore sotto questo riguardo più complesso dell'Unione Sovietica. Si calcola che nel nucleo urbano vero e proprio viva oggi più di 1 milione di operai, cioè quasi 1/4 del totale della sua popolazione.

Sul piano topografico lo sviluppo si traduce essenzialmente nel continuo ampliamento dei settori periferici, lungo le maggiori direttrici stradali: assai più a N. che a S. della Moskova, e soprattutto verso NO (Vsechsvjatskoe) e NE (Sokolniki), dove si alternano massicci edifici industriali e monotoni sobborghi operai. (Per la metropolitana, v. metropolitana, in questa App.).

La battaglia per Mosca durante la seconda Guerra mondiale.

L'importanza militare di Mosca nel conflitto con l'URSS derivava non soltanto dal fatto di essere la capitale nemica, obiettivo quindi morale e politico, ma ancora, e soprattutto, perché la sua posizione geografica faceva di essa il centro delle grandi comunicazioni del paese; inoltre le sue numerose officine le davano forse il primo posto fra i complessi industriali sovietici a occidente degli Urali. Non può maravigliare, quindi, che lo stato maggiore germanico ponesse Mosca come obiettivo principale della sua grande offensiva iniziale.

La difesa di una grande città come Mosca in terreno quasi piano, non è facile, né semplice; nel caso particolare, si trattava, non essendo Mosca una piazzaforte predisposta sino dal tempo di pace, di organizzare un sistema di fortificazioni campali, vasto e complesso, che richiedeva grandi mezzi, manodopera illimitata e tempo; mentre proprio quest'ultimo faceva difetto, data la sorpresa determinata dall'improvviso inizio delle ostilità.

Lo stato maggiore russo partì dall'idea che la difesa della capitale, più che sulla capacità di resistenza delle fortificazioni, dovesse basarsi sulla efficacia della manovra in campo aperto, condotta con forze adeguate e a distanza sufficiente dalla città. Tuttavia con rapidità notevole vennero iniziati i lavori di difesa, affiddati a masse di lavoratori di ambo i sessi; i quali in breve tempo costruirono una piazzaforte munitissima, mentre la città, anche all'interno, fu convenientemente sistemata per arrestare ogni tentativo di penetrazione in essa da parte dei carri armati. Il presidio fu costituito di truppe di retrovia, ma soprattutto di battaglioni volontatî, reclutati tra la gioventù. Assai curata fu la difesa passiva contro-aerea, difesa che si basava sul sistema degli sbarramenti multipli di palloni frenati; abbondanti batterie contro-aeree erano postate, a gruppi, nelle foreste che circondano Mosca e quindi difficilmente identificabili dall'alto. Sufficienti i rifugi per la popolazione.

Il settore del fronte russo-tedesco che interessava la difesa di Mosca era compreso tra la località di Kalinin a nord, sul Volga, e Stalinogorsk, a sud-ovest di Tula, e ad arco passava, mantenendosi a circa 100-120 km. dall'abitato, per le località di Volokolamsk, Možajsk, Maloeroslavec e Kaluga. Comandavano la città il gen. Sinilov, il gruppo di armate schierate nel predetto settore il gen. Žukov. Il comando in capo della difesa della città fu, però, mantenuto da Stalin, che, per tutta la durata della guerra, non abbandonò Mosca, pur essendo capo del governo. Gli altri organi del governo erano stati evacuati il 15 ottobre, insieme al corpo diplomatico, a Kujbyšev.

Non si hanno dati sicuri circa le grandi unità russe costituenti il gruppo di armate del gen. Žukov e quelle giunte a rincalzo della difesa della capitale; pare che complessivamente non superassero le 35 divisioni. Fronteggiava queste forze il gruppo di armate von Bock, un complesso di 35 divisioni al momento dell'inizio della grande battaglia per Mosca; ma che presto raggiunse la forza di 50 divisioni, delle quali un buon quarto corazzate. Il rapporto delle forze, specie in carri armati ed in artiglierie, era favorevole ai Tedeschi e l'aviazione tedesca si poteva considerare doppia dell'avversaria.

Dopo i successi tedeschi a Viazma e a Briansk, si organizza il primo attacco su Mosca (15 ottobre-15 novembre 1941) e si precisa la manovra d'accerchiamento. Tra il 16 e il 20 ottobre i Tedeschi si portano a contatto delle difese esterne di Mosca, lungo l'arco costituito, fra il nord e il sud, dai caposaldi di Kalinin, Možajsk, Kaluga, Tula, ad una media di circa 100 km. dalla capitale. Si profila, come sempre, l'attacco a tenaglia, condotto a nord su Kalinin dalle divisioni corazzate dei generali Reinhardt ed Hoeppner e a sud dai mezzi blindati del gen. Guderian. Negli ultimi giorni di ottobre i Panzer si spingono fino a 60 km. dalla città; se non che i violenti contrattacchi, e il terreno, divenuto per le piogge dell'ottobre un lago di fango, frustrano ogni iniziativa tedesca. A sud, Guderian pervenne quasi ai sobborghi di Tula; ma dopo tre settimane di attacchi diretti, non essendo riuscito ad aver ragione di questo importante nodo ferroviario a mezzogiorno di Mosca, puntò a nord su Serpuchov al fine di prendere Tula alle spalle. Ma Serpuchov era protetta dal fiume Oka, dalle cui rive fortificate vennero lanciati dei contrattacchi che arrestarono i blindati di Guderian. Da allora lo slancio tedesco cominciò a fiaccarsi, ristabilendo l'equilibrio locale e segnando la fine della prima fase della battaglia di Mosca.

La seconda fase si articola in due periodi, dal 16 novembre al 2 dicembre, e dal 4 al 7 dicembre. Nel nord le armate corazzate di Reinhardt e di Hoeppner, operando fra Kalinin e Volokolamsk (sulla strada di Kiev), riescono a occupare Klin e a portarsi fino al canale Moskova-Volga, all'altezza di Dimitrov. Žukov, per evitare l'accerchiamento, ripiega a Krasnaja-Poljana, cioè a soli 35 km. a nord di Mosca. A sud, l'armata di von Kluge, con le divisioni blindate e motorizzate di Guderian, avanza da Orel verso Elec (penetrazione questa di scarsa influenza ai fini immediati della battaglia di Mosca), mentre contemporaneamente l'ala sinistra del grande capo tedesco di truppe corazzate muove dal sud di Tula verso Serpuchov giungendo a Kašira, 90 km. a sud della capitale. Da Kašira, Guderian si porta sulla ferrovia Serpuchov-Tula, per accerchiare Tula verso nord-ovest. Alla difesa della città prendono parte, anche divisioni siberiane e tutta la popolazione. Intanto l'armata di von Bock cerca di unire i suoi sforzi con quella di von Kluge, al fine di congiungersi fra Serpuchov e la ferrovia Kaluga-Tula, aggravando in modo minaccioso la sorte di Tula.

Ma già il 30 novembre, all'improvviso, la temperatura s'era abbassata a 20 gradi sotto zero; uno degli inverni russi più duri stava per cominciare. In quello stesso giorno l'alto comando tedesco, contro l'opinione di von Brauchitsch, di von Bock e di Guderian, decideva, per volontà di Hitler, di concludere la campagna d' "autunno" con un'avanzata finale per portarsi su Mosca e quindi sul Volga nella regione di Gor′kij. I Tedeschi volevano esercitare con le 29 divisioni di fanteria, 2 blindate e 1 motorizzata di von Bock una pressione continua al centro, mentre le due armate d'ala, con aliquote molto più forti di unità corazzate e motorizzate, dovevano operare la congiunzione a Orechov, cioè a 80 km. a oriente di Mosca, sulla via di Gor′kij. Ma proprio il giorno della ripresa dell'offensiva, la temperatura precipita da 20 a 40 gradi sotto zero, procurando sofferenze inaudite e la morte fra le truppe, l'inceppamento delle armi automatiche per il congelamento dell'olio. Sulla neve caduta di fresco s'arrestano i carri tedeschi, mentre quelli russi, meglio adattati, funzionano. Nel pomeriggio del 5 le varie armate tedesche, come scrisse Guderian, sospesero, senza ordine, i loro movimenti.

Dal giorno 7 al 31 dicembre s'inizia la terza fase della battaglia di Mosca, dominata dalla controffensiva dei Russi, i quali, meglio protetti negli uomini e nel materiale contro gli effetti del freddo (quantunque anch'essi sofferenti), iniziarono operazioni di envergure. L'8 dicembre Elec era ripresa dal gen. Kostenko; la lotta, immediatamente trasferitasi al centro del fronte d'assedio di Mosca, mise subito i Tedeschi dei due salienti, a nord e a sud della capitale, in condizione insostenibile. L'11 dicembre i generali Vlasov, Leljušenkov e Kuznecov riprendono Podsolnečnaja, accerchiano Klin, occupano Rogačev e Jachroma; mentre Rokosovskij riconquista Istra, 45 km. ad occidente della capitale. Contemporaneamente, a mezzogiorno, il primo corpo di cavalleria della guardia del gen. Belov, e l'armata del gen. Golikov, muovendo da Kašira, rioccupano rispettivamente Venev e Stalingorsk, Michajlov e Epifan. Da Kalinin, al sud-est di Orel, tutto il fronte era ormai in movimento: tra il 14 e il 16 dicembre Tula veniva liberata dall'assedio, Klin tornava ai Russi il 15, Kalinin il 16, mentre in questo stesso giorno, al centro di quello che era stato una settimana prima il fronte d'assedio di Mosca, il gen. Govorov s'impadroniva di Ruza. Inoltre la caduta di Volokolamsk (23 dicembre) segnava l'eliminazione del saliente nord; contemporaneamente, a mezzogiorno, Guderian, battuto, non solo aveva dovuto abbandonare la morsa intorno a Tula, ma s'era visto costretto il 26 a lasciare Kaluga. La presa di Kozel′sk (30 dicembre), al di là del triangolo Kaluga-Tula-Orel, segnava la fine dell'attacco ravvicinato su Mosca e del pericolo immediato per la città. In 20 giorni i Tedeschi si erano ritirati, in media, per una profondità di 100 km. circa.

Il grandioso complesso corazzato che aveva annientato la Polonia in 18 giorni e la Francia in un mese, era stato provato duramente nel materiale e irreparabilmente negli uomini, reclutati con rigorosa selezione tra i combattenti più agguerriti del Reich. Sotto questo punto di vista la battaglia di Mosca ha una portata paragonabile alle future battaglie risolutive della seconda Guerra mondiale: Stalingrado, el-‛Alamein, Guadalcanal.

Le conferenze di Guerra a Mosca.

La conferenza di Mosca (19-30 ottobre 1943), tra C. Hull, A. Eden e V. Molotov formulò alcune direttive generali circa il trattamento ai paesi ex-nemici e le sistemazioni del dopoguerra.

Sottolineata la necessità di "inaugurare un sistema generale di sicurezza", in attesa della sua attuazione le tre potenze si impegnavano alla reciproca consultazione - insieme anche alle altre Nazioni Unite - sulla base di quella unità di guerra che doveva essere continuata "per l'organizzazione e il mantenimento della pace e della sicurezza". In particolare, per mantenere la più stretta collaborazione su tutte le questioni europee, veniva decisa la formazione di una commissione consultiva per l'Europa, col compito di fare delle raccomandazioni ai tre governi. In particolare, circa l'Italia si dichiarava necessario: un allargamento del governo Badoglio con l'inclusione di elementi che si fossero sempre opposti al fascismo; la soppressione di tutti gli organismi fascisti e l'allontanamento dall'amministrazione di tutti gli appartenenti al partito; la democratizzazione degli enti locali; la consegna dei criminali di guerra. Veniva infine riconosciuto agli Italiani il diritto di scegliersi la propria forma di governo. Un consiglio consultivo per l'Italia (che poi ebbe sede ad Algeri) - composto dei rappresentanti russo, inglese, americano, del CLN francese e, successivamente, greco e iugoslavo - venne creato col compito di trattare i problemi politici correnti e fare delle raccomandazioni dirette a coordinare la politica alleata in Italia. Per l'Austria, considerato nullo l'Anschluss alla Germania, i tre rimasero d'accordo per il suo ristabilimento come stato sovrano e indipendente, mentre d'altro lato veniva sottolineata la sua responsabilità come partecipe della guerra hitleriana. Infine, venne decisa la consegna dei criminali di guerra tedeschi ai paesi che avevano sofferto per le loro gesta.

Fra il 9 e il 18 ottobre 1944, in una nuova riunione tenutasi durante la guerra a Mosca fra Stalin, Molotov, Churchill, Eden e l'ambasciatore americano Harriman, il problema centrale di discussione fu quello della formazione in Polonia di un governo di unione nazionale col tentativo, poi non riuscito, di riunire il comitato di Lublino e il governo polacco di Londra.

Il presidente del consiglio polacco Mikolajczyk venne convocato a Mosca ed ebbe colloqui con Stalin e Churchill, a seguito dei quali si mostrò propenso alla costituzione di un unico governo, su suolo polacco. Una decisione analoga venne presa per la Iugoslavia, suggerendo l'unione tra il governo reale di Londra e il movimento di liberazione di Tito, sino a quando il popolo iugoslavo fosse stato in grado di prendere una decisione sul problema istituzionale. Vennero pure definiti i termini dell'armistizio con la Bulgaria.

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