MOSCOVA (in russo Moskva: A. T., 69-70)
Fiume della Russia centrale, affluente di sinistra dell'Oka, tributario del Volga (v.). È lungo 450 km. e attraversa Mosca divagando con ampî meandri.
La battaglia della Moscova (detta anche di Borodino). - Fu combattuta il 7 settembre 1812 dalla grande armata francese agli ordini di Napoleone contro l'esercito russo comandato dal generale Kutuzov.
Alla decisione del generalissimo russo di affrontare il nemico alle porte di Mosca - contrariamente al pensiero dei generali Bagration e Barclay, per i quali la rivincita russa doveva essere preparata dai rigori della prossima stagione, dalla fame e dalla distruzione - sembra abbia contribuito la volontà dello zar Alessandro. La linea occupata dai Russi si stendeva su un'ampia fronte ed era stata, precedentemente, organizzata a difesa e rafforzata da opere di fortificazione. Le posizioni russe - tra le località di Borodino e Seminskoe, a destra della Kaloga, affluente della Moscova - erano favorite dal dominio delle due maggiori e più importanti strade. L'armata Barclay occupava le posizioni di destra e del centro; di fronte a Borodino i corpi Bagovuth, Ostermann, Miloradovič e Doktorov, rinforzati da reparti di cavalleria e della guardia imperiale; l'armata Bagration, con i corpi Raevskij, Borosdin e i cacciatori di Strogonov, occupava le posizioni di sinistra. Di tutte le disposizioni prese dai Russi, quella di un intero corpo passato dalla destra alla sinistra, sfuggì a Napoleone. Ed è precisamente l'ala sinistra che egli aveva deciso di attaccare, avvolgere e respingere verso il nord.
All'alba del giorno 7 settembre i Francesi aprirono un violentissimo fuoco contro le fortificazioni russe. Napoleone aveva ordinato: che Ney, Murat e Junot attaccassero il centro; che un simultaneo attacco svolgessero sulla sinistra Davout e Poniatowski; che il principe Eugenio (armata d'Italia) appoggiasse, sulla sinistra i due attacchi con un'azione dimostrativa. Verso le 7 il viceré Eugenio riesce a penetrare a Borodino, ma deve compiere duri sforzi per mantenere le posizioni; l'attacco della sinistra è mancato e Ney è costretto a sguarnire il centro e correre in aiuto del Davout che, per le troppe perdite avute, non sa frenare il contrattacco russo. La sorpresa è fallita, la rapidità dei movimenti è paralizzata. Su tutta la linea non vi saranno ormai che attacchi frontali. Il Kutuzov conosce ora la situazione del nemico e si applica a rinforzare le parti deboli della sua linea. Ciò non impedisce alle ore 8 ai corpi Ney, Murat e Davout di lanciarsi nuovamente all'attacco e di raggiungere alcuni importanti obiettivi: è scacciato da Seminskoe l'intero corpo Bagration. Urgono però rinforzi specie per sostenere il Poniatowski e Napoleone invia colà la Guardia e il corpo Junot. Ma anche i Russi ricevono continui rinforzi e la linea francese nuovamente vacilla. A una uscita offensiva della cavalleria russa Napoleone decide di sospendere gli attacchi. È la sola artiglieria di Murat che sostiene ora - con grandi sacrifici - tutte le posizioni. Prima di sera è tentato dai Francesi un estremo attacco; lo sferra con la cooperazione dei corazzieri del Murat, il principe Eugenio con obiettivo il gran ridotto nemico. Il colpo riesce completamente. Gl'Italiani hanno dato qui la più fulgida prova del loro eroismo e decidono in favore delle aquile imperiali la più cruenta, forse, delle battaglie napoleoniche. Il 61° reggimento (italiano) rimase completamente distrutto. Il cannoneggiamento continuò ancora su tutta la fronte e terminò nella notte, quando i Russi abbandonarono le posizioni per ritirarsi su Mosca. Napoleone entrerà nella città santa dei Russi il 13 settembre.
Perdite francesi: su 127.000 uomini e 400 bocche da fuoco, presenti sulle rive del Niemen, 10 mila morti e 2o mila feriti. Perdite russe: su 140.000 uomini (120 mila regolari e 20 mila cosacchi), 60.000 tra morti e feriti.