BASSOLA, Mosè
Di famiglia originaria di Basilea (donde forse il cognome con le varianti: Basilea, Basla, Basola), il B., figlio di Mordechai, nacque a Pesaro nell'anno 1480. Fu rabbino in quella città e in Ancona, do, ve si adoperò efficacemente per la comunità ebraica in un periodo assai difficile per essa ai tempi di papa Paolo IV. Dottissimo in cababstica, ne scrisse con grande competenza e ne fece oggetto di insegnamento, formando valenti díscepoli, fra i quali Emanuele da Benevento, che nel 1555-58 pubblicò a Mantova un trattato di teosofia cabalistica, il Zohar, preceduto da un'appassionata difesa della cabala dello stesso Bassola. Andò in Palestina almeno due volte: la prima nel 1521; vi si trasferì poi con la famiglia in vecchiaia, fissando la residenza a Safed, centro di studi rabbinici e cabalistici. A Safed morì nel 1560.
Del viaggio in Palestina del 1521 è giunto il diario diviso in tre parti. La prima comprende l'itinerarlo che, per, il percorso marittirno, è quello seguito dalle galee veneziane m servizio per il Levante: Pola, Corfù, Cefalonia, Zante, Modone, Cerigo, Famagosta fino a Tripoli di Siria, donde il B. prosegui per Beirut, Sidone, Tiro, Safed. La seconda parte descrive i centri maggiori e minori della Palestina, quali Gerusalenime, Nazáreth, Betlemme, Hebron, Tiberiade, Safed, i villaggi sui monti della Galilea, Nablus (Sichem) vicino al monte Gheriziin, luogo prescelto per il culto dai Samaritani. Damasco fu raggiunta dal B. da Gerusalemme, via Safed. L'ultima parte del diario si compone di parecchie appendici, fra le quali quella sullo statuto della comunità ebraica di Gerusalemme e quella sull'alfabeto dei Samaritani, del quale si iniziò lo studio in Occidente nella seconda metà del sec. XVI, appunto sul materiale raccolto dal Bassola. Questi si interessa soprattutto all'elemento umano che incontra nel suo viaggio: di qui le importanti osservazioni sulla consistenza numerica, le attività, gli usi, le tradizioni delle comunità ebraiche che integrano le notizie raccolte un trentennio prima da un altro ebreo italiano, Ovadià da Bertinoro. Inoltre il B. non limita la sua attenzione ai correligionari, ma la estende indistintamente a tutti gli abitanti delle terre da lui visitate, specie in relazione al commercio e alla produttività delle varie regioni. L'efficacia delle descrizioni è accentuata dai costanti riferimenti a situazioni analoghe in Italia. La buona preparazione linguistica del B. anche per l'arabo gli consentì interessanti accostamenti dei toponimi arabi ed ebraici. Il suo è quindi un diario di notevole interesse per la conoscenza di importanti aspetti della vita palestinese nel sec. XVI.
L'opera apparve la prima volta nel 1785 a Livorno in una raccolta di scritti su Gerusalemine dal titolo Shibhè Ierushalaim e fu ristampata più volte nel corso del sec. XIX. Nel 1938 fu edita in ebraico, da un manoscritto che si trova a Gerusalemme, a cura della Jewish Exploration Society.
Bibl.: N. Shalem, Un viaggio in Palestina nel 1521, in Riv. geogr. ital., LV, 1 (1948), pp. 1-10; A. Milano, Storia degli ebrei in Italia, Torino 1963, p. 667; S. Wininger, Grosse Júdische Vational-Biographie, I, p. 260; The Jewish Encyclopedia, II, p. 576; Encyclopedia iudaica, III, col. 1145.