CASTELLAZZO, Mosè da
Figlio di Abraham Sachs, rabbino di origine tedesca assai stimato nelle comunità ebraiche dell'Italia settentrionale, nacque probabilmente a Cremona intorno al 1460 (1467) dove il padre dirigeva una famosa scuola rabbinica. Il nome Castellazzo, che il C. tramandò poi ai discendenti, deriva da un piccolo centro del Piemonte dove la famiglia si era stabilita in un primo tempo. Secondo il Sonne il padre aveva avuto rapporti con la tipografia della famiglia Soncino in Lombardia e non è escluso che il giovane C. abbia appreso li i primi rudimenti dell'arte pittorica, illustrando i libri che questi stampatori andavano pubblicando in ebraico.
La famiglia Sachs godeva di un'agiata posizione economica dovuta alla partecipazione in alcuni banchi di pegno in Lombardia e in Piemonte; oltre a ciò, il C. aveva sposato la figlia di un ricco banchiere ebreo di Alessandria e godeva dei frutti di una dote di 1.000 ducati che erano rimasti investiti nell'azienda del suocero. Il C. crebbe quindi in un ambiente culturale e sociale elevato che gli procurò prestigio e considerazione nell'ambito delle comunità israelite del suo tempo e anche nel mondo gentile.
Viaggiò molto e visse in diverse città, soprattutto a Venezia, Mestre e Ferrara. Ebbe amicizie potenti fra le quali Pietro Bembo, il futuro cardinale, e il duca Ercole I, per i quali eseguì pregevoli lavori. Quando l'enigmatico David Reubeni sbarcò nel 1524 a Venezia per sollecitare dai regnanti e dal papa assistenza militare per combattere i Turchi, il C. gli offrì ospitalità e lo presentò ai suoi amici influenti (Kaufmann).
Dell'opera artistica del C. non c'è pervenuto nulla. Sappiamo che dipingeva più per diletto e per soddisfazione personale che per bisogno di guadagno. Il suo genere preferito erano i ritratti di persone illustri affinché "de quelli per ogni tempo se habes memoria" (Soave).
Negli ultimi anni della sua vita la banca di Alessandria si trovò in una situazione finanziaria difficile e il C. tentò di riavere indietro i 1.000 ducati che vi aveva investito sin dal tempo del suo matrimonio. La cosa ebbe un seguito giudiziario, ma al processo il C. non riuscì a provare sufficientemente il suo diritto e perse la causa. Non avendo più reddito per mantenere se stesso e la sua famiglia, si dedicò allora alla pittura e al disegno con intenti commerciali. Coadiuvato dalle figlie, alle quali aveva fatto apprendere l'incisione su legno, si accinse, nel 1521, a preparare un'edizione illustrata dei cinque libri del Pentateuco, dalla creazione alla morte di Mosè. Per tale lavoro chiese al Consiglio dei dieci di Venezia l'esclusiva per dieci anni e tale privilegio gli venne accordato il 27 luglio dello stesso anno (Soave).
Morì nel 1527, probabilmente a Venezia. Dei suoi figli, Yechiel fu a sua volta studioso illustre e rabbino capo d'Egitto.
Non avendo testimonianze della sua opera, cì è impossibile dare un giudizio sul valore artistico di questo pittore. È importante piuttosto rilevare che ai suoi tempi raramente un ebreo si dedicava alle arti figurative: era di ostacolo il precetto biblico che vietava la rappresentazione della figura umana e vi erano inoltre anche delle difficoltà oggettive che allora sembravano insuperabili. L'arte pittorica rinascimentale era ancora sotto l'influenza predominante della Chiesa e per un giovane israelita era molto difficile trovare un maestro che lo accogliesse nella sua bottega per insegnargli il mestiere e quasi impossibile procurarsi poi i clienti per i suoi lavori. Per queste ragioni, il C. va considerato soprattutto un precursore, forse il primo pittore ebreo del Rinascimento italiano, e a ciò deve la sua fama.
Fonti e Bibl.: M. Savorgnan-P. Bembo, Carteggio d'amore, 1500-1501, a cura di C. Dionisotti, Firenze 1950, lettere 65-67, 77; M. Soave, Moisè dal C. distinto pittore, nato verso il 1460, in Il Vessillo israelitico, XXX (1882), pp. 271-274; D. Kaufmann, Le peintre vénitien M. dal C., in Revue des études juives, XXII (1891), pp. 290-293; Id., La famille Castellazzo, ibid., pp. 139-143; I. Sonne, Nouveaux éclaircissements sur la personnalité de Moisé dal C., ibid., XCIV(1933), pp. 196-202; C. Roth, The Jews in the Renaissance, Philadelphia 1959, pp. 23, 192-193, 354; L. A. Mayer, Bibliogr. of Jewish Art, Jerusalem 1967, ad Ind.; Enciclopaedia Judaica, Jerusalem 1971, V, pp. 237 s.