Mosfil′m
Denominazione della produzione di Stato dell'URSS e poi della Federazione russa, nata a Mosca nel 1924. M. è il marchio che ha accompagnato per quasi settant'anni tutte le più importanti realizzazioni cinematografiche russe (dai film di Grigorij V. Aleksandrov, a quelli di Sergej M. Ejzenštejn, di Michail I. Romm, di Sergej F. Bondarčuk, ai film di Vsevolod I. Pudovkin, fino a quelli di Andrej A. Tarkovskij) e decine di registi sono passati dentro i giganteschi teatri di posa della M., tra i più grandi e attrezzati complessi di studi cinematografici del mondo.
La storia della M. affonda le sue radici nei primi anni Venti, quando furono nazionalizzate dal governo bolscevico due imprese private, appartenute ai più importanti produttori del cinema russo di epoca zarista, A. Chanžonkov e I. Ermol′ev; due case di produzione che nel 1922 furono ribattezzate Prima e Terza fabbrica dell'allora neonato GOSKINO. Sulla base di questi due studi si formò un gruppo di lavoro consolidato che nel gennaio del 1924 licenziò su tutti gli schermi del Paese il suo primo film a soggetto, Na kryl′jach vvys′ (1924, In alto sulle ali). Da allora, passando sotto la direzione di diverse istituzioni governative, fino all'assunzione il 4 gennaio del 1936 del nome definitivo di Mosfil′m, venne organizzato sulle colline Lenin, nei pressi di un sobborgo operaio di Mosca, quello che sarebbe diventato il colosso produttivo del cinema dell'Unione Sovietica. Dai primi padiglioni costruiti nel 1927 si passò, negli anni Trenta, a una struttura complessa, organizzata in quattro teatri di posa e un settore amministrativo. Competitiva per attrezzature e capienza con gli studios statunitensi, la M. divenne contemporaneamente uno dei motori principali della macchina propagandistica governativa, con organi di controllo ideologico severissimi e sempre all'opera in ogni fase della produzione. A questo proposito, l'apertura degli archivi della M. dopo il 1991 ha permesso di studiare in maniera approfondita i segreti meccanismi di un osservatorio privilegiato sulla cultura dell'epoca staliniana e sulle difficoltà di registi e scrittori nel riuscire a mantenere una dignità artistica commisurata alle loro reali capacità.Allo scoppio della Seconda guerra mondiale la M. impiegava 2000 persone. Nel 1941, in seguito all'invasione dell'URSS da parte dell'esercito tedesco, negli studi vennero sospese le produzioni di lungometraggi per far posto a documentari dal fronte che venivano realizzati con ritmi molto veloci (uno ogni tre giorni), brevi reportage, sketch satirici e numeri musicali riuniti in 'album di guerra', che grandi registi, da Julij Ja. Rajzman a Iosif E. Chejfic, Aleksandr G. Žarkij e Aleksandr P. Dovženko, girarono a ritmo serrato. L'ordine di servizio era: sostenere il morale dei soldati e della popolazione, impegnati nell'enorme sforzo bellico. Nello stesso anno gli studi vennero evacuati e trasferiti nel Kazakistan, ad Alma Ata. Dozzine di vagoni trasportarono tutti o quasi i mezzi tecnici a 4000 km di distanza. Gli studi furono riaperti nella città kazaca in postazioni di fortuna e grazie alla dedizione, che l'aneddotica dell'epoca definì eroica, di tutte le maestranze (dai registi ai tecnici), anche arruolate in loco, fu possibile continuare la produzione. Restano celebri i racconti sulla neve ricreata nel deserto del Kazakistan con cotone, sale e palline di naftalina, con gli attori costretti a girare a temperature desertiche in abiti pesanti, e la presenza fissa di un medico sulla scena. La M. venne ritrasferita a Mosca nel 1943 dopo la vittoria sui tedeschi a Stalingrado e, compiuti imponenti lavori di restauro e ampliamento di tutto l'apparato produttivo, avviati nel 1946, gli studi ripresero la produzione a pieno ritmo. In quello stesso anno venne aperto all'interno della M. uno studiolaboratorio di recitazione per attori che venivano poi impiegati nelle produzioni. La celebre immagine dell'operaio e della contadina rotanti che innalzano la falce e il martello sullo sfondo della torre Spasskaja, che sarebbe diventata il logo della M., apparve per la prima volta nel 1947 nel film Vesna (Primavera) di Aleksandrov. Negli anni Ottanta la M. era strutturata in un insieme di sette studi indipendenti, le cosiddette unità creative, da un'idea proposta nel 1949, ma realizzata all'interno degli studi soltanto dopo la morte di Stalin nel 1953 e nel periodo del 'disgelo' chruščëviano, ognuna delle quali in grado di produrre film grazie al lavoro collettivo di gruppi completi di tutte le categorie professionali (200 su tutta l'area). A capo di ciascuna unità operava un Consiglio direttivo-artistico, a sua volta diretto dal leader artistico del gruppo, il quale diventava anche responsabile organizzativo. Ogni unità era specializzata in un genere di film, da quello epico al film per l'infanzia, alla commedia e così via. Le unità creative disponevano e si alternavano in 13 teatri di posa e vari laboratori specializzati per ogni specifica necessità produttiva: una vera città del cinema sparsa su circa 56 ettari, capace di coordinare almeno un totale di quasi 5000 persone e di produrre circa 50 opere all'anno fra film a soggetto, telefilm e documentari di attualità, genere nel quale la M. raggiunse un alto livello di qualità tecnica. Dalla sua fondazione, la M. ha prodotto oltre 2500 film. Le maggiori difficoltà incontrate dai registi di epoca brežneviana furono legate sempre alla mancanza di libertà di espressione e alle pastoie burocratiche e di controllo cui ogni film veniva sottoposto. Altri problemi invece, di notevole entità e di carattere prevalentemente economico, sono sorti per il colosso M. dopo la caduta dell'URSS.Agli inizi del 21° sec., a riunire nelle proprie mani la carica di presidente, amministratore delegato e direttore generale è un regista, Karen G. Šachnazarov. Una lunga crisi dell'industria cinematografica russa dovuta alla carenza di finanziamenti statali e all'invasione del mercato nazionale di film occidentali, soprattutto americani, ha portato la M., come molte altre prestigiose istituzioni sovietiche del settore, a soffrire negli anni Novanta di una fase di stallo durante la quale la produzione è calata fino a spingere lo stesso Šachnazarov a chiedere al governo, nel luglio del 2002, l'introduzione di dazi per l'importazione di film stranieri. Con una riorganizzazione tendente alla privatizzazione, prevedendo anche investimenti stranieri, e puntando a un sostanziale ammodernamento con investimenti nel settore della tecnologia digitale, la M. sta cercando di tornare a essere competitiva sul piano internazionale. Al suo interno lavorano 9 studi cinematografici e 17 fra dipartimenti e laboratori specifici per ogni branca del settore, dalla recitazione, alla scenografia e ai costumi, al trucco, agli effetti speciali fino ai reparti informativi come il Centro d'informazione e consultazione che ha dato vita anche a un importante museo con i materiali riguardanti tutti i film girati sotto la sua egida: dalle fotografie, ai costumi, alle sceneggiature originali, ai manifesti e alle riviste specializzate nel settore.
L.H. Cohen, The cultural-political traditions and developments of the soviet cinema 1917-1972, New York 1974.