DAYAN (Dayyān), Mōsheh
Capo militare e uomo politico israeliano, nato il 20 maggio 1915 a Degania, primo qibbūṣ fondato in Palestina da coloni ebrei, si occupò in giovinezza di agricoltura. Entrato, nel 1929, nell'organizzazione ebraica di difesa Hagānāh, fu arrestato dalla polizia britannica nel 1939, quando essa fu dichiarata illegale. Condannato alla prigione, ne uscì dopo due anni arruolandosi volontario nelle forze alleate impegnate in Siria; durante un'azione fu ferito e perdette l'occhio sinistro. Nel 1948-49 partecipò come colonnello alla guerra d'indipendenza, combattendo nella zona di Gerusalemme. Promosso generale, comandò successivamente la regione sud (1950) e la regione nord (1951); capo di Stato Maggiore dal 1953 al 1958, ebbe larga parte nella vittoriosa guerra del 1956. Ministro dell'Agricoltura dal 1959 al 1964, si dimise in seguito a discordie interne nel Mapai, dal quale uscì per aderire al Rafi fondato da Ben Gurion; si sforzò tuttavia di sedare la disputa e riportare l'unità nel partito. Nel 1967, profilandosi il pericolo di una nuova guerra, pressioni popolari lo riportarono al governo quale ministro della Difesa (1° giugno). Dopo la rapida e vittoriosa conclusione del nuovo conflitto, si fece promotore di una politica di distensione verso gli Arabi: fu suo il progetto, poi attuato nel 1974, di un parziale ritiro dal Canale di Suez come primo passo per la smilitarizzazione della zona. Nuove accese discussioni provocò nel 1973 una sua proposta di consentire agl'Israeliani l'acquisto di terre nelle zone occupate dopo il 1967, pur mantenendo ferma la proibizione d'impiantarvi nuovi stanziamenti. Coinvolto nelle polemiche sorte dopo la guerra del 1973, la sua popolarità ne fu condizionata. È tornato al governo come ministro degli Esteri nel 1977.