Hart, Moss
Commediografo, regista teatrale e sceneggiatore statunitense, nato a New York il 24 ottobre 1904 e morto a Palm Springs (California) il 21 dicembre 1961. Una delle figure di maggior spicco dello show business statunitense del 20° sec., H. fu soprannominato il 'principe di Broadway' per il suo brillante lavoro di regista e autore teatrale caratterizzato da un umorismo e un'eleganza esemplari. Nel corso della sua carriera privilegiò l'attività di commediografo e si dedicò di rado al cinema scrivendo solo alcuni soggetti originali o adattando opere letterarie, mentre alcune delle sue pièces (scritte in collaborazione con George S. Kaufman) furono trasposte sul grande schermo.
Dopo aver compiuto gli studi alla Columbia University, nel 1930 scrisse la sua prima importante commedia, Once in a lifetime, che due anni dopo fu adattata per lo schermo da Seton I. Miller e diretta da Russell Mack e con la quale ebbe inizio la lunga collaborazione con Kaufman. Paradossalmente fu You can't take it with you, fortemente rimaneggiata dallo sceneggiatore Robert Riskin per l'omonimo film (1938; L'eterna illusione) di Frank Capra, a ottenere il maggior successo tra le commedie scritte dai due autori e spesso trasposte per il grande schermo con risultati non brillanti. Tra gli altri film, The man who came to dinner (1942; Il signore resta a pranzo) e George Washington slept here (1942; Mia moglie ha sempre ragione) entrambi diretti da William Keighley, e il melodramma, basato sull'opera teatrale firmata dal solo H., The decision of Christopher Blake (1948) di Peter Godfrey. Nel 1932 H. aveva iniziato a scrivere direttamente per il cinema, occupandosi dei dialoghi del dram-ma Flesh (1932; Il lottatore) di John Ford, ambientato nel mondo del wrestling e interpretato da Wallace Beery. Collaborò inoltre alle sceneggiature di Broadway melody of 1936 (1935; Follie di Broadway 1936) di Roy Del Ruth (e del non accreditato W.S. Van Dyke), che gli valse una nomination all'Oscar per il migliore soggetto originale, e di Frankie and Johnny (1936) di John H. Auer e Chester Erskin. Dopo la versione cinematografica curata da Frances Goodrich e Albert Hackett del suo musical Lady in the dark (1944; Le schiave della città) per la regia di Mitchell Leisen e l'interpretazione di Ginger Rogers, H. si occupò direttamente della sceneggiatura del film patriottico Winged victory (1944) diretto da George Cukor e basato su una sua omonima pièce. Nel 1948 ottenne una nuova nomination all'Oscar per Gentleman's agreement (1947; Barriera invisibile) di Elia Kazan, adattamento del romanzo di L.Z. Hobson interpretato da Gregory Peck. Il film, denuncia dell'antisemitismo serpeggiante nella società statunitense, fu accolto all'epoca in maniera controversa. Dopo il musical, gradevole ma alquanto sdolcinato, Hans Christian Andersen (1952; Il favoloso Andersen) di Charles Vidor, prodotto da Samuel Goldwyn e interpretato da Danny Kaye, fu Cukor, vecchia conoscenza di Broadway, a convincere H. a scrivere A star is born (1954; È nata una stella), remake in versione musical, con Judy Garland e James Mason, del classico diretto da William A. Wellman nel 1937. Cukor e H. dovettero lottare a lungo con la Warner Bros. per convincere i produttori del valore del film. Grazie alla garbata regia, alle superbe interpretazioni degli attori, agli straordinari numeri musicali ma anche alla sceneggiatura appassionata, caustica e profondamente umana nel descrivere lo spietato mondo dello spettacolo, questo musical di durata straordinaria (tre ore, ridotte drasticamente dopo la prima, ma recuperate nella copia restaurata uscita negli anni Ottanta) costituì uno dei capolavori degli anni Cinquanta. L'ultimo film sceneggiato da H. fu il solido ma poco avvincente Prince of players (1955; Il principe degli attori) interpretato da Richard Burton e diretto da Philip Dunne, basato su un romanzo di E. Ruggles e incentrato sulla vita di Edwind Booth, il fratello dell'uomo che uccise Abraham Lincoln. In seguito H. continuò la sua attività di regista teatrale trionfando con i popolarissimi musical My fair lady (1956) e Camelot (1960). Nel 1964, sfruttando il notevole successo editoriale di Hart act one, autobiografia di H. ‒ che S. Bach in un suo saggio (2001) ha dimostrato essere una ricostruzione notevolmente idealizzata ‒ Dore Schary, ex direttore della Metro Goldwyn Mayer e amico di H., scrisse e diresse il mediocre Act one.
R. Haver, A star is born: the making of the 1954 movie, New York 1988; P. McGilligan, George Cukor. A double life, New York 1991, pp. 178-79 e 217-30; S. Bach, Dazzler: the life and times of Moss Hart, New York 2001.