motto
Ricorre nella Commedia, nelle Rime e nel Fiore, con significati e in sintagmi sostanzialmente identici per tutte le opere.
Con il valore di " arguzia ", " facezia ", in Pd XXIX 115 Ora si va con motti e con iscede / a predicare; nel senso di " motteggio " in Rime LXI 9 d'uno sono schernito in tale affare, / e dicemi esto motto per usanza; l'accezione lievemente diversa di " frottola ", " fandonia ", è invece attestata da Fiore LXV 4 Sovr'ogne cosa pensa di lusinghe, / lodando sua maniera e sua fazzone, / e che di senno passa Salamone: / con questi motti vo' che la dipinghe.
In tutti gli altri casi assume il significato estensivo di " parola ", soprattutto nelle espressioni ‛ far m. ', " parlare ", e ‛ non far m. ', " tacere ".
Queste locuzioni compaiono nella clausola finale del verso in Pg II 25 Lo mio maestro ancor non facea motto; If XIX 48, XXXIII 48, XXXIV 66, Pg IX 78, XIII 141, e Fiore CXLVII 11; è questo l'unico esempio in cui il vocabolo ricorre in rima in tutto il poemetto. Fuor di rima, non fé motto è in If IX 101.
Altri esempi di singolare con il valore collettivo di " parole ", " discorso ", Si hanno in Pg V 7 (in rima), If XXII 106, Fiore LIX 3, CXCIX 8; al poemetto appartengono anche l'unico caso di plurale con il valore di " parole " (XLV 2) e le locuzioni del linguaggio familiare a motto a motto, " parola per parola " (XLIX 2), e a brieve motti, " a dirla breve " (CI 14).