capitali, movimenti di
Nella bilancia dei pagamenti di un Paese, transazioni finanziarie che danno luogo ad attività o passività (e quindi a diritti futuri) fra i soggetti residenti in un dato Paese e il resto del mondo.
Oltre ai movimenti di c., la bilancia dei pagamenti registra anche le partite correnti, transazioni che non generano diritti futuri, ma si esauriscono nella transazione stessa, e le transazioni ufficiali, flussi compensativi di riserve ufficiali che finanziano il totale dei flussi degli operatori privati. Semplificando, si può scrivere: BP=PC+MC+ΔRV, dove BP è il saldo attivo della bilancia dei pagamenti, PC quello delle partite correnti, MC quello dei movimenti di c., e ΔRV la variazione delle riserve ufficiali.
I movimenti di c. si suddividono in investimenti diretti (acquisizione di c. reale all’estero), investimenti di portafoglio (cessione di attività o passività finanziarie estere, come depositi, titoli obbligazionari ecc.) e partite residuali: MC=ID+IP+AP, dove ID sono investimenti diretti, IP investimenti di portafoglio e AP altre partite, comprendenti le transazioni in derivati, i crediti commerciali e così via. ● Gli investimenti diretti riflettono la volontà, da parte di investitori residenti in un determinato Paese (famiglie, imprese, soggetti pubblici), di stabilire un interesse economico permanente o comunque duraturo in un altro Stato, attraverso l’acquisizione o l’insediamento di un’impresa o un’attività economica (OECD 2008, Organisation for Economic Cooperation and Development). Tali impieghi di c. implicano un coinvolgimento dell’investitore nella gestione dell’oggetto dell’investimento, nonché il godimento dei relativi, eventuali, frutti sotto forma di profitti, dividendi eccetera. Gli investimenti diretti rivestono spesso un ruolo importante nello sviluppo dei Paesi economicamente arretrati che, strutturalmente carenti di c., tendono a importare da quelli a economia avanzata sia il c. stesso sia le conoscenze necessarie a utilizzarlo (know-how). Fra le determinanti degli investimenti diretti vi sono i differenziali di costo e di produttività fra i Paesi e quei fattori (servizi pubblici, contesto giuridico ecc.) che facilitano o ostacolano l’investimento.
Gli investimenti di portafoglio sono invece impieghi effettuati all’estero a più breve termine, solitamente in strumenti finanziari cartolarizzati (➔ cartolarizzazione). Essi non comportano un coinvolgimento di lungo termine né, solitamente, un impegno gestionale. Per loro natura tendono a variare in risposta a mutamenti dei tassi di interesse, delle aspettative sul tasso di cambio o del clima di fiducia più o meno diffuso in un Paese. Movimenti repentini degli investimenti di portafoglio possono costituire un fattore economico destabilizzante e per questa ragione sono stati talvolta, soprattutto in passato, sottoposti a regolamentazione. L’Italia ha abolito ogni residuo controllo su questi investimenti nel 1992.
Le statistiche 2011 del Fondo Monetario Internazionale (➔ FMI) prevedono una ulteriore distinzione fra movimenti di c. in senso stretto (o conto c.) e movimenti finanziari (o investimenti). I primi, di modesta entità, riguardano trasferimenti unilaterali o transazioni su beni non prodotti, come la terra, o intangibili, come i brevetti. I secondi riguardano tutte le altre transazioni in conto c., in particolare i già citati investimenti diretti e di portafoglio. Questi ultimi costituiscono due componenti principali del movimento di c. sia quantitativamente sia dal punto di vista delle conseguenze economiche.