MOZIA (gr. Μοτύη)
Importante centro creato dai Fenici in un'isoletta situata nello Stagnone di Marsala e che corrisponde all'odierna isola di S. Pantaleo. Il nome che le diedero i Fenici significherebbe "filanda" e sarebbe dovuto agl'importanti stabilimenti per la tessitura delle stoffe che vi sorsero per opera di quel popolo. L'isola, abitata prima da popolazioni indigene che vi lasciarono poche tracce della loro esistenza, fu occupata dai Fenici verso il secolo VIII a. C., difficilmente in epoca anteriore; la sua posizione le fece acquistare ben presto notevole importanza commerciale e militare. Sino alla fine del sec. IV a. C. essa fu l'estremo baluardo delle popolazioni semitiche di Sicilia. Pausania parla di una guerra sostenuta dagli abitanti di Mozia contro gli Agrigentini intorno al 456 a. C.; segni dell'attività bellica di Mozia si sono voluti vedere anche nell'accenno di Diodoro a una guerra del 454 a. C. tra Segesta e Lilibeo. Più sicure notizie si hanno di un assalto dei Selinuntini nel 409 e sul grande assedio subito, per opera di Dionisio I, nel 397. Nonostante la tenace resistenza degli abitanti, la città si dovette alla fine arrendere e fu distrutta. Lilibeo ne raccolse l'eredità. Nell'epoca normanna M. ebbe il nome di Pantaleimon e a questa denominazione, oltre alla presenza di una chiesa di S. Pantaleo ivi sorta, dovette il nome con cui anche oggi viene indicata.
Sino al 1906 dell'antica città si conoscevano solo pochi avanzi e qualche scultura. Scavi sistematici hanno messo in luce l'importante cerchia di mura con torri, porte e postierle, un piccolo bacino artificiale (kothon), avanzi di edifici, epigrafi e, infine, le necropoli, a incinerazione e a inumazione, del I, II, III periodo fenicio (750-397 a. C.).
Bibl.: J. Schubring, in Philologus, XXIV, i, pp. 49-82; Coglitore, in Arch. stor. sic., IX (1884), pp. 1 segg.; B. Pace, Studi siciliani, p. 59 segg.; J. I. S. Whitaker, Motya, Londra 1921. V. inoltre gli accenni nella Storia di Sicilia di E. Pais e in quella del Freemann. Per la numismatica, v. Head, Historia numorum, pp. 157-158; K. Ziegler, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XVI, col. 387 segg.