Vedi MOZIA dell'anno: 1963 - 1973 - 1995
MOZIA (fen. Mtwa, Μοτύη)
È una delle tre città puniche della Sicilia occidentale insieme a Panormos e Solus.
L'identificazione di questa città con le rovine esistenti nell'isoletta di S. Pantaleo posta nello Stagnone di Marsala è avvenuta per merito del Cluverio agl'inizî del sec. XVII (Cluverio, Sicilia antiqua cum minoribus insulis ei adjacentibus, 1619, v, 251): il Fazello invece, precedentemente (De rebus Siculis, i, 1574), forse seguendo Pausania (v, 25) che poneva M. vicino al promontorio di Pachino, citava tre posti diversi in cui si poteva identificare M., nessuno dei quali però corrispondente all'isola di S. Pantaleo. Dal '6oo ad oggi l'identificazione di M. ha subìto alterne vicende: gli studî più recenti però (notevole quello del Coglitore) e gli scavi di G. Whitaker, hanno definitivamente dimostrato giusta l'appartenenza delle rovine dell'isola di S. Pantaleo all'antica città punica di Mozia.
Tutta l'isola è estesa circa 30 ha, dista dalla più vicina punta di Sicilia meno di un km e da Marsala, Capo Boeo, circa 8 km; sorge in mezzo allo "Stagnone", quel tratto di mare, cioè, di fronte a Marsala, che ha quasi l'aspetto di un lago chiuso ad O da Isola Grande e ad E dalla costa occidentale della Sicilia.
La più antica notizia su M. che noi abbiamo è quella di Tucidide (vi, 2): "Essi (i Fenici) sgombrarono la maggior parte del paese e si concentrarono a M., Solunto e Palermo, vicino agli Elimi dove abitarono, rassicurati dall'alleanza degli Elimi stessi e dal fatto che quel punto della Sicilia distava pochissimo da Cartagine". Tucidide non ci dà altre indicazioni cronologiche ma, sapendo noi che i Greci vennero "in gran numero" alla fine dell'VIII sec. e nella prima metà del VII sec. a. C., possiamo indicare questa data come la più probabile per la fondazione di Mozia. Data certa - 397 a. C. - abbiamo invece per la sua distruzione, che avvenne per opera di Dionisio, il quale, volendo distruggere la potenza cartaginese, portò la guerra nel cuore di questa potenza stessa, a M. che, secondo Diodoro (xiv, 47), costituiva per i Cartaginesi la principale base per le loro operazioni contro la Sicilia greca. Fu memorabile la battaglia condotta da Dionisio contro M., raccontata con molti particolari da Diodoro (xiv, 50 ss.). Dopo la distruzione dell'isola compiuta da Dionisio gli abitanti l'abbandonarono, passarono in Sicilia e fondarono Lilibeo (v.).
Non avendo subìto l'occupazione romana, M. ci si presenta con il suo aspetto originario di colonia punica. I resti archeologici nell'isola di S. Pantaleo erano conosciuti già da tempo, come attesta l'interesse dei varî scrittori di cose siciliane, dal Fazello in poi; il massimo impulso agli scavi lo diede però G. Whitaker il quale, dopo aver acquistata tutta l'isola, vi condusse nel primo venticinquennio del '900 varie campagne di scavo che portarono alla luce buona parte della città antica ed i cui risultati il Whitaker stesso raccolse in un pregevole volume. Gli scavi hanno confermato il breve profilo storico sopra tracciato: oltre a pochi resti preistorici trovati in varî punti, che ci testimoniano di qualche nucleo di abitanti esistenti nell'isola fin dalle epoche più lontane, le prime testimonianze di epoca storica (ceramica protocorinzia) sono databili appunto tra la fine dell'VIII e gl'inizî del VII sec. a. C. Ad epoche immediatamente seguenti sono assegnabili gli altri materiali rinvenuti in gran parte nelle necropoli e consistenti principalmente in ceramica greca di importazione, figurata, ceramica non figurata di fabbricazione locale, di varie forme, spesso originali, tipiche della ceramica punica; furono rinvenuti inoltre alcuni pezzi di scultura tra cui, notevoli, il gruppo di pietra riproducente due leoni che azzannano un toro e una figura maschile, forse un sacerdote, in pietra.
Tutto quanto è stato rinvenuto negli scavi si trova in un piccolo museo nell'isola stessa.
Le necropoli più antiche di M. si trovano nell'isola, mentre dal V sec. in poi si cominciò a seppellire sulla costa prospiciente della Sicilia, in località detta "Birgi", collegata a M. da una strada, costruita sotto il livello del mare ed ancora oggi percorribile dai carri.
Una cinta muraria databile probabilmente al V sec. a. C. circondava tutta l'isola; di essa si conosce per intero solo qualche tratto tra cui la Porta N, esempio notevolissimo di difesa a tre ordini di porte: insieme al castello Eurialo di Siracusa ed alle fortificazioni di Selinunte la cinta muraria di M. costituisce uno dei pochi esempî, ben conservati, di fortificazioni delle antiche città di Sicilia. Attraverso Porta N si arriva alla località detta Cappiddazzu dove sono le tracce di un recinto all'interno del quale sono i resti di un basamento di un grande edificio costruito con grossi blocchi squadrati; il recinto non è ancora scavato, si può però facilmente presumere che si tratti di una zona sacra.
Grande interesse ha pure la cosiddetta Casa dei Mosaici dove è conservato forse il più antico mosaico di Sicilia, eseguito con ciottoli di fiume bianchi e neri e riproducente lotte di animali di chiara derivazione orientale. Tra gli altri resti conservati nell'isola notevole il piccolo porto (Kothon), costituito in una insenatura naturale dell'isola ma adattato con costruzioni: è questo l'unico esempio del genere in Sicilia, simile ad uno di Cartagine, molto più grande. M. ebbe una propria zecca monetale.
Bibl.: A. de Luynes, Recherches sur l'emplacement de l'ancienne ville de Motya, in Mon. dell'Inst. e Bull. Inst. Corr. Arch., 1855; H. Schubring, Motye, Lilybaeum, in Philologus, XXIV, 1863, p. 49 ss.; I. Coglitore, Mozia, in Arch. Stor. Sic., VIII, 1883, pp. 265-370; IX, 1884, pp. 1-74; J. I. S. Whitaker, Motya, Londra 1921; K. Ziegler, in Pauly-Wissowa, XVI, 1931, c. 387 ss., s. v.; B. Pace, Arte e Civiltà della Sicilia Antica, I-IV, Città di Castello 1935-49, passim; Isserlin, Culican, Brown, Tusa-Cutroni, Motya 1955, in Papers British School Rome, XXVI, 1958, pp. 1-29.