MSHATTÀ (campo d'inverno)
Rovine d'un castello arabo nel deserto della Transgiordania, a oriente della punta settentrionale del Mar Morto. La fortificazione forma un quadrato di 144 m. di lunghezza, e consiste d'un muro di conci, rinforzato da 23 torri semicircolari e due esagonali ai lati dell'entrata.
L'interno era diviso in tre gruppi di costruzioni simmetricamente disposte, ma solo il corpo centrale dell'edifizio fu terminato. Si compone questo d'un atrio con vestibolo e camere laterali, d'un cortile d'onore con piscine, e della residenza propriamente detta, con una sala a tre navi innestata a una sala a cupola con tre absidi, fiancheggiata da altri vani. La parte inferiore della facciata d'entrata è splendidamente decorata da un fregio d'acanto che forma un ornato a linea spezzata, con rosoni e con il fondo finemente scolpito (animali e ornamenti vegetali). La maggior parte di questa facciata si trova dal 1904 nella sezione islamica del Museo di Berlino come dono del sultano ‛Abd ul-ḥamīd all'imperatore Guglielmo II.
La pianta di Mshattà appartiene al tipo della ḥīrah, accampamento monumentale arabo sul modello della residenza dei Lakhmidi in Mesopotamia. Si è molto discusso se la costruzione si debba attribuire a questa dinastia (sec. IV), a quella dei Ghassānidi (sec. VI), alla corta dominazione persiana (611-622), oppure al periodo omayyade (661-750). Oggi, quasi tutti gli archeologi sono d'accordo che si tratta d'un monumento della prima epoca islamica; alcuni lo vorrebbero identificare con la residenza che al-Walīd II cominciò, ma non terminò nel deserto (743). Operai radunati da tutte le parti dovettero collaborare alla grande costruzione e nell'ornamentazione della facciata si riconoscono differenze di stile, se non di varie nazioni, come vorrebbe E. Herzfeld, almeno di parecchi maestri.
Bibl.: R. Brünnow e A. v. Domaszewski, Die Provincia Arabia, Strasburgo 1904-09; J. Strzygowski, Mschatta, in Jahrb. d. preuss. Kunsts., XXV (1904), pp. 225-273; E. Herzfeld, Die Genesis der islam. Kunst, in Islam, I (1910); Jaussen e Savignac, Miss. archéol. en Arabie, III, Parigi 1922; A. Creswell, Early Muslim Architecture, Londra 1933.