Muda
" Luogo chiuso ove si tengono li uccelli a mudare " (Buti), cioè a mutare le penne.
In If XXXIII 22 la Muda, / la qual per me ha 'l titol de la fame, il termine è adoperato forse perché realmente Ugolino fu rinchiuso nella m. della Torre dei Gualandi, che serviva da prigione, o " forse perché [la torre] così era chiamata perché vi si tenessono l'aquile del Comune [di Pisa] a mudare [così Bambaglioli, Ottimo, Benvenuto, Anonimo], o per transunzione [cioè per metafora] che vi fu rinchiuso il conte e li figliuoli, come gli uccelli nella muda " (Buti).
La maggior parte dei commentatori moderni, riportando la chiosa del Buti o attenendosi a essa, considerano m. nome comune, e quindi lo scrivono con la minuscola. Per il Petrocchi (ad l.) invece, Muda " doveva essere il nome della torre ", e pertanto sarebbe da trascrivere con la maiuscola.
Non del tutto perspicuo è il testo di Fiore CXXV 9 mi manda ancor grossi cavretti, / o gran cappon di muda ben nodriti. Il Parodi chiosa: " dopo che ha mudato? o tenuto in muda ad ingrassare? ". Per il Petronio, invece, m. vale " stia ", e quindi tutta l'espressione significa " capponi ben grassi ".