mugghiare
Vale " muggire ", nel senso sia proprio che traslato.
Com'è narrato in possibili fonti di D. (Ovidio Trist. III XI 48 " mugiet, et veri vox erit illa bovis " [cfr. Ars am. I 653-656]; Valerio Massimo IX II ext. 9 " mugitus resonantem spiritum edere cogebantur "; Orosio Hist. I 20 " mugitus pecudis, non hominis gemitus videretur "), i lamenti dei suppliziati chiusi nel toro di bronzo uscivano dalla bocca di questo in forma di muggito; a questa ininterrotta tradizione si attiene If XXVII 7 e 10 Come 'l bue cicilian che mugghiò prima / col pianto [di Perillo]... / mugghiava con la voce de l'afflitto / ... così...
Per traslato è applicato al rumore cupo e prolungato del mare: If V 29 Io venni in loco d'ogne luce muto, / che mugghia come fa mar per tempesta.
Già il Boccaccio identificava il valore del traslato: " E chiamasi questo romore del mare impropriamente ‛ mugghiare ': e perciocché da sé non ha proprio vocabolo, è preso un vocabolo a discriver quel romore che più verisimilmente gli si confaccia, e questo è ‛ mugghiare ', il quale è proprio de' buoi ".