Muhammad Abduh
Teologo, giornalista e giurista egiziano, fondatore della scuola modernista (Mahallat Nasr, Basso Egitto, 1849 - Alessandria d’Egitto 1905). Interessato al misticismo, oltre che alla teologia, e attivo infine nel giornalismo, incontrò nel 1872 il riformatore Giamāl ad-dīn al-Afghānī (➔), che avrà su di lui una grande influenza. Accostatosi agli studi tradizionali (pur considerati in un’ottica nuova), ma anche alla cultura occidentale, M. ‛A. considera i problemi culturali e sociali dell’Egitto a lui contemporaneo, auspicando riforme graduali per il risveglio del paese e dell’islam. Fondamentali sono per lui i processi educativi. La gradualità che egli vede nello sviluppo della storia (secondo una concezione teleologica della storia) si coniuga con l’idea islamica dell’assoluta perfezione della rivelazione del profeta Maometto, che deve però essere recuperata nella sua purezza. Il suo programma riformista e nazionalista interessava un islam puro (e quindi idealizzato) e comprendeva il rinnovamento della lingua araba e il riconoscimento dei diritti del popolo. La sua attività lo costrinse a diverse peregrinazioni: nel 1882, bandito dall’Egitto, si recò in vari paesi arabi; passò poi a Parigi e quindi nuovamente in Egitto dove, riaccolto nel 1889, giunse a ricoprire la carica di muftī. Suo discepolo fu Rashīd Riḍā, che ebbe un ruolo essenziale nella divulgazione del suo pensiero. La rivista al-Manār, da questi fondata nel 1897, pubblicò molti scritti di Muḥammad ‛Abduh. Per quanto influenzato dalla cultura occidentale, i motivi ispiratori di M. ‛A. sono pienamente riconducibili alla tradizione culturale islamica: da Ibn Taimiyya egli riprese per es. il rifiuto del tradizionalismo (taqlīd) e l’idea di un islam puro, dalla tradizione teologico-filosofica riprese invece il tema della profezia quale strumento per l’educazione morale delle masse.