MURCIA
Città della Spagna sudorientale, capoluogo dell'omonima provincia, attraversata dal fiume Segura.M. visigota fu conquistata dalle truppe musulmane guidate da ῾Abd al-῾Azīz intorno al 716, ma mantenne una certa autonomia: il trattato stipulato dalle due parti garantiva ai Visigoti sovranità, libertà di religione e autonomia economica in cambio di un tributo annuale.La città vide una 'rifondazione' con ῾Abd al-Raḥmān II (822-852), sotto il cui prospero regno si diede il via a un'alacre attività costruttiva. Lo scenario delle arti durante il periodo califfale fu però dominato da Córdova e da Madīnat al-Zāhira e non molto è pervenuto da Murcia. Fonti storiche tramandano la notizia dell'esistenza di un'industria tessile, e dalla metà del sec. 9° l'arte del vetro cominciò a fiorire anche a M., probabilmente ispirata sia dagli oggetti di cristallo di rocca, importati dall'Egitto, sia da quelli di vetro soffiato decorato a rilievo, provenienti dal Mediterraneo orientale o dalla Persia.Dopo il 1009 il califfato di Córdova si disgregò in una moltitudine di regni chiamati regni di Taifas; M. era tra quelli orientali, con a capo Khayrān. Non v'è dubbio che il periodo dei primi regni di Taifas, durante buona parte del sec. 11°, fu uno dei più prosperi per la produzione ceramica e M. divenne un centro di notevole importanza, con officine che producevano non solo ceramica a invetriatura, verde e manganese, ma anche decorata a cuerda seca e a lustro.Il territorio eccezionalmente fertile intorno alla città vide il sorgere di numerosi castelli, tra i quali il più importante è il Castillejo a Monteagudo, considerato tradizionalmente costruzione almoravide, ma ritenuto di recente del periodo almohade (Navarro Palazón, García Avilés, 1989). Sotto gli Almoravidi diversi governatori locali, rimasti indipendenti, diventarono patroni delle arti, compreso il governatore di Murcia. Questo stato di cose continuò nel periodo almohade, quando Muḥammad ibn Mardanīsh (1146-1172), conosciuto dai cristiani con il nome di Re Lope, riuscì a imporre la sua autorità sia su Valencia sia su M.; questa, divenuta la sua capitale, fu rilevante centro politico, economico e culturale. Il Castillejo di Monteagudo, molto probabilmente costruito sotto il suo patronato, è un'elegante struttura turrita (m 6138), provvista di un muro di cinta corredato da torri, con al centro del fianco nordorientale la sola entrata rimasta. Corridoi lungo i lati del castello conducevano a stanze situate agli angoli, con alcove sul retro e ai lati; anche sui lati corti si trovavano ambienti più piccoli, pure con alcove, che si aprivano sulla corte, dotata di un giardino centrale, diviso in quattro parti uguali da camminamenti rialzati, disposti a croce, e con due piccole piscine alle estremità dei lati corti.Per molto tempo il giardino del Castillejo fu considerato il primo quadripartito dell'Andalusia e del Maghreb, ma scavi condotti negli anni Cinquanta hanno rivelato che anche uno dei giardini di Madīnat al-Zāhira, precedente di due secoli, era quadripartito (Torres Balbás, 1958). Resti di pitture con disegni geometrici su stucco, oggi purtroppo scomparsi, sono documentati da testimonianze fotografiche (Gómez Moreno, 1951, fig. 336). Gli elementi vegetali intagliati a rilievo includevano foglie, stemmi, semipalmette asimmetriche, ancora nella tradizione decorativa del periodo dei regni di Taifas, mentre l'ornamentazione geometrica dipinta era caratterizzata da elementi originari del Maghreb. I motivi decorativi e la struttura del giardino anticipano quelli dei palazzi e dei giardini del Marocco e della Spagna (Siviglia, Granada), mescolandosi però a elementi tratti dal linguaggio dell'arte califfale del 10° secolo.Nei periodi almoravide e almohade anche la lavorazione dei tessuti era fiorente a M.: le sete conservate sono decorate con medaglioni o con elementi zoomorfi in posizione araldica. L'industria tessile di M., già famosa nel periodo califfale, continuò anche in epoca mudéjar e nel sec. 15° la città fu uno dei centri più importanti della lavorazione dei tappeti.Poiché l'Andalusia sudorientale non venne mai realmente sottomessa al regime degli Almoravidi e degli Almohadi, è problematico individuare nella produzione artistica dell'area forme e stili distinti. Il materiale rinvenuto in scavi condotti in anni recenti a M. e dintorni è molto interessante in questo contesto. Esso rivela caratteristiche proprie della regione sudorientale dell'Andalusia, soprattutto nella produzione ceramica, come si è potuto stabilire dai ritrovamenti dalla c.d. casa araba del distretto di San Nicolás (Navarro Palazón, 1991). Per questo materiale una data alla metà del sec. 13°, comunque non posteriore al 1266 (quando M. fu annessa al regno di Castiglia), è generalmente accettata.Durante il regno degli Almohadi si preferirono decorazioni geometrizzanti, ma nella ceramica di M., accanto a ornamentazioni vegetali e geometrizzanti, si impiegarono anche temi a carattere figurativo, pricipalmente secondo due tecniche: la decorazione a graffito e quella a stampo (estampillada), con disegni stampati a rilievo. Entrambe erano state già usate precedentemente, ma solo in questo periodo raggiunsero livelli di grande perfezione e provengono proprio da M. gli esemplari migliori. La decorazione graffita in questa fase veniva applicata all'intera superficie dell'oggetto, spesso su ossido di manganese ancora fresco; la precisione dei finissimi dettagli ricorda lavori in metallo. Un bellissimo esempio, tra i numerosi rinvenuti negli scavi di M., è costituito da una piccola giara con due anse allungate, risalente al secondo quarto del sec. 13°, con decorazione graffita su manganese, senza invetriatura (Murcia, Centro de Estudios Arabes y Arqueológicos Ibn Arabi).M. era anche un noto centro di studi scientifici d'astronomia e di medicina, come attesta per es. un astrolabio planisferico (Barcellona, Real Acad. de Ciencias y Artes), la cui iscrizione prova che il pezzo fu costruito in città da Muḥammad ibn Muḥammad ibn Hudhayl nel 650 a.E./1252. Sotto il patronato di Alfonso X il Saggio (1252-1284) a M. fu fondata anche la prima scuola di medicina spagnola, frequentata contemporaneamente da musulmani, cristiani ed ebrei. Il re, pienamente consapevole di quanto fosse grande il contributo islamico alle scienze, mise a capo della scuola nel 1243 Abū Bakr Muḥammad al-Rīqūtī.
Bibl.: L. Torres Balbás, Monteagudo y 'El Castillejo' en la Vega de Murcia, Al-Andalus 2, 1934, pp. 366-370; J.M. Millás Vallicrosa, Un ejemplar de azafea árabe de Azarquiel, ivi, 9, 1944, pp. 111-119; M. Gómez Moreno, El arte árabe español hasta los Almohades. Arte Mozárabe (Ars Hispaniae, 3), Madrid 1951; L. Torres Balbás, Patios de Creucero, Al-Andalus 23, 1958, pp. 171-192; La ceramica islámica en Murcia, a cura di E. Ramirez Segura (Publicación del Centro Municipal de arqueología), Murcia 1986; J. Navarro Palazón, A. García Avilés, Aproximación a la cultura material de Madinat Mursiya, in Murcia musulmana, Murcia 1989, pp. 253-356: 253-256, 298; J. Navarro Palazón, Una casa islamica en Murcia: estudio de su ajuar (siglo XIII) (Islam y arqueología, 1), Murcia 1991; Al-Andalus. Las artes islámicas en España, a cura di J.D. Dodds, cat. (Granada-New York 1992), Madrid 1992; M. Barrucand, A. Bednorz, Moorish Architecture in Andalusia, Köln 1992.A. Contadini