musaggio
Formata sul francese antico musage, la parola appare in Fiore LXXI 13 Non vi varrà gittar di manganello, / ned a le guardie lor folle musaggio, / porte né mura, né trar di quadrello; indica il " musare ", cioè il " perder tempo guardando ", l' " ozioso guardare ". Vi si celerà il ricordo della rampogna di Astenance a Male Bouche nel Roman de la Rose (vv. 12232-12236): " E vous gaitiez, lance seur fautre, / A cete porte, senz sejour. / La muse musarz toute jour. / Par nuit e par jour i veilliez; / Pour dreit neient i traveilliez ", dove muse designa l'ozioso spiare dei maldicenti (nel romanzo c'è anche musage: vv. 8543, 14244).
La voce non è registrata nei vocabolari; nell'uso dantesco essa non rimane tuttavia isolata, saldandosi da un lato con ‛ star a la musa ' (v.) di Fiore CLXIV 13, dall'altro con ‛ musare ' (v.) di If XXVIII 43 (il quale quindi è legato al lessico del Fiore da un nodo sistematico). Alla stessa famiglia appartiene anche ‛ musardo ' (v.).