Musicista
Il corpo del musicista utilizza in maniera inusuale il sistema di leve che costituisce l'apparato locomotore: muscoli (forze motrici), segmenti ossei (forze resistenti), articolazioni (fulcri). L'esercizio di un'attività che si pone al di fuori della motricità naturale della specie umana e contrasta con le leggi della biomeccanica comporta per il musicista problemi di ipo- e ipermobilità, di respirazione, energetici, di recupero e di tenuta psichica.
l. Ipomobilità e ipermobilità
Lo strumento obbliga l'esecutore a una postura particolare. L'esercizio musicale comporta l'aumento del tono muscolare posteriore del corpo per mantenere la statica, sulla quale si inseriscono i movimenti degli arti, che servono per suonare. In posizione sia eretta sia seduta, i muscoli della statica (catena cinetica posteriore: trapezio, spleni del collo, spinali del collo e del torace, ileocostali del torace e dei lombi, lunghissimi della colonna vertebrale, paravertebrali, quadrato dei lombi, ischiocrurali e tricipite surale), i muscoli sospensori dell'arto superiore (trapezio superiore, gran pettorale, deltoide, elevatore della scapola, romboidei, coracobrachiale, bicipite e tricipite brachiale) e il muscolo ileopsoas o psoasiliaco (flessore dell'anca) diventano ipertonici; questo ipertono provoca l'aumento delle curve rachidee sagittali (lordosi e cifosi), modificando i rapporti articolari vertebrali e causando la degenerazione precoce delle cartilagini (artrosi). L'ipertono dei muscoli paravertebrali sottopone, inoltre, a una sollecitazione continua i gangli laterovertebrali dorsali del sistema nervoso vegetativo ortosimpatico, sovraeccitandoli: si realizza così una distonia neurovegetativa (tachicardie, sudorazioni fredde, gastrite, insonnia, ansia, disturbi sessuali ecc.). Se, da un lato, l'ipomobilità del musicista è all'origine di un ipertono dei muscoli della statica, dall'altro è responsabile dell'ipotonia addominale (muscoli retti, obliqui e trasverso dell'addome). L'indebolimento dei muscoli addominali, combinato con l'ipertono lombare, si ripercuote negativamente sulla postura (antiversione del bacino e conseguente iperlordosi lombare, ipercifosi dorsale, iperlordosi cervicale) e sul corretto funzionamento della respirazione (alterazione della sinergia con il diaframma). Un'altra implicazione della prolungata statica eretta e seduta è la veloce disidratazione dei dischi intervertebrali. Rispetto alla posizione supina, il carico sui dischi intervertebrali lombari raddoppia in posizione eretta e quadruplica in posizione seduta. I dischi disidratati si usurano precocemente (ernia del disco), provocando rachialgie e predisponendo a nevralgie periferiche (lombosciatalgie, cervicobrachialgie). Anche la vista del suonatore, al pari di quella di chiunque svolga attività di tipo intellettuale, viene condizionata dall'ipomobilità. Gli occhi dei musicisti sono puntati, a lungo, sugli spartiti, con inevitabile congestione della muscolatura oculomotrice e cervicale. La tensione anomala può modificare la forma del globo oculare, alterando la fisiologia della pupilla e del cristallino (astigmatismo, miopia, ipermetropia ecc.). Infine, l'ipomobilità del musicista si ripercuote sulla circolazione sanguigna: la contrazione muscolare isometrica, caratteristica della statica, non favorisce il ritorno venoso, al contrario della contrazione isotonica, caratteristica della dinamica.
Per gli strumentisti, la muscolatura preposta ai movimenti delle mani e delle dita (flessori ed estensori del carpo e delle dita, lombricali e interossei) è sottoposta a ipermobilità. Il gesto espressivo musicale richiede infatti un uso prolungato e ripetitivo degli stessi muscoli: ciò può causare, senza un allenamento e una tecnica adeguati, danni alla muscolatura, ai tendini e alle inserzioni muscolari (tendiniti, tenosinoviti, epicondiliti, epitrocleiti, crampi). In particolare, gli strumentisti a fiato e i vocalisti esercitano costantemente l'apparato muscolocartilagineo laringeo, che modula l'emissione del fiato e produce la fonazione. La funzionalità di questo apparato è legata strettamente alla fisiologia del rachide cervicale: un suo sovraccarico predispone non solo alle laringiti, ma anche alla cervicalgia. Nel caso dei musicisti che usino anche le pedaliere (gli organisti), la flessione ripetuta delle cosce potrebbe portarli a un'ipertonia del muscolo ileopsoas con ripercussioni negative sulla fisiologia del rachide lombare, dove si inserisce (predisponendo alla lombalgia), e del diaframma (limitazione dell'escursione respiratoria).
Per quanto concerne gli strumenti a fiato, tre sono i fattori principali che concorrono alla perfetta emissione del suono: il diaframma, che crea la pressione dell'aria e la controlla; la lingua, che regola il volume e l'intensità del flusso d'aria contro lo strumento; l'imboccatura, che offre la necessaria resistenza a questo flusso, onde creare le corrette vibrazioni per ogni registro. Questi tre fattori devono funzionare in perfetta sincronia tra loro. La pressione d'aria richiesta nelle note acute è veramente consistente e può essere ottenuta solo con uno specifico allenamento dell'apparato respiratorio; senza l'allenamento l'esecutore sovraccaricherà solamente i polmoni provocando arrossamento cutaneo del viso e senso di vertigine, a causa del sangue che corre alla testa, mettendo a repentaglio la sicurezza di emissione e accelerando i fenomeni di affaticamento. Queste considerazioni sono riferibili anche al cantante, ma con ulteriori e diverse componenti. Infatti, l'aria emessa dalla bocca non viene trasformata da uno strumento, ma deve già possedere una sua precisa forma, con intonazione e registro esatti. Inoltre il respiro è collegato strettamente alla dizione e al testo cantato. Nell'esecuzione vocale i respiri non devono rispettare solo le frasi musicali, ma anche la sintassi del testo. Sintetizzando, è necessaria una perfetta coordinazione tra diaframma, emissione dell'aria, voce, intonazione, dizione, frase musicale e interpretazione. Difficilmente il cantante realizza questa respirazione complessa qualora intervengano i fattori di ipomobilità già esposti: la catena cinetica posteriore e l'ileopsoas trasmettono la loro tensione anomala ai pilastri muscolari del diaframma (per il mutuo contatto delle inserzioni prossimali) impedendone una normale escursione; inoltre, se la muscolatura addominale è ipotonica, non può realizzare la contrazione sinergica con il diaframma, indispensabile per un'ampiezza respiratoria ottimale. La respirazione non è importante solo per strumentisti a fiato e cantanti, ma anche per tutti gli altri musicisti. Una restrizione della mobilità diaframmatica si ripercuote, infatti, sulla postura. Il diaframma in retrazione inspiratoria crea direttamente, con le sue inserzioni vertebrali, un'iperlordosi lombare e indirettamente, tramite la trazione verso il basso del 'legamento centrale' (formazione fasciale composta da più strutture in sequenza, dal diaframma fino al cranio), un'iperlordosi cervicale associata a una ipercifosi dorsale. La collocazione strategica dei centri nervosi inspiratorio ed espiratorio (nella formazione reticolare del bulbo) conferisce, d'altra parte, alla respirazione un'importanza capitale per la concentrazione e il rilassamento. Infatti, i centri respiratori sono in collegamento diretto con tutte le vie cerebromidollari e con l'emergenza del nervo vago (principale nervo del sistema nervoso vegetativo parasimpatico). Le modalità respiratorie possono quindi influenzare positivamente o negativamente i comandi cerebrali efferenti, modulare il sovraccarico delle afferenze cerebrali e contribuire al mantenimento dell'equilibrio nervoso vegetativo.
Suonare è uno sforzo psicofisico notevole che comporta un rilevante dispendio di energie, sia per ottenere la prestazione musicale, sia per garantire i processi di rigenerazione tessutale e di riequilibrio biofisiologico. Solo una dieta specifica può compensare questa particolare spesa energetica. È difficile stabilire quale sia, in assoluto, l'alimentazione ideale del musicista, in quanto essa dipende da diversi fattori: costituzione del soggetto, età biologica, attività musicale esercitata, grado di preparazione psicofisica, ambiente, condizioni climatiche, gusti alimentari individuali e relative capacità digestive. In linea di massima, una dieta prevalentemente vegetariana è adatta per un lavoro intellettuale, mentre una dieta soprattutto proteica è stimolante per individui che svolgono consistente attività muscolare. Il musicista si situa a cavallo tra queste due categorie lavorative: durante i periodi preparatori dovrà prediligere una dieta più proteica mentre durante i periodi concertistici una dieta più basica (alcalinizzante). Un'alimentazione scorretta, oltre a non sostenere l'espressione musicale, si ripercuote negativamente sulla respirazione; infatti gli organi addominali congestionati (per es. il fegato ingrossato) non permettono la normale escursione del muscolo diaframma. Il tempo di recupero naturale, nel quale l'organismo ripara e rinnova ogni tipo di cellula, è rappresentato dal sonno. Il riposo notturno è sufficiente, come recupero, per una vita di relazione normale, ma non lo è più se l'individuo affronta attività più impegnative. Perciò la programmazione dell'attività musicale (che deve rispondere alle esigenze psicofisiche fin qui esposte) sarà caratterizzata dall'alternanza di carichi di lavoro (diversificati) con fasi di riposo, durante le quali il musicista adotterà procedure particolari per favorire il recupero (massaggi, fanghi, idrotermoterapie, training autogeno ecc.).
Negli ultimi decenni del 20° secolo i carichi di lavoro dei musicisti professionisti (ma anche degli studenti, per esami e concorsi) sono notevolmente cresciuti. Non sempre questi marcati aumenti dei carichi si sono tradotti in altrettanti miglioramenti delle prestazioni. Invece, è sensibilmente cresciuto il numero dei musicisti costretti a ricorrere a psicofarmaci, betabloccanti o droghe stimolanti per sostenere la propria attività professionale, oppure costretti a interrompere l'attività per esaurimento o per patologie invalidanti. La causa di tutto ciò è lo squilibrio tra preparazione, performance musicale e recupero. Il mancato recupero tra un carico di lavoro e l'altro (tra le ore di studio e tra i concerti) causa l'accumulo di fatica e stress fino alla spossatezza. Vari fattori, come la fretta di ottenere la prestazione e, conseguentemente, la compressione dei carichi di lavoro, l'eccessiva vicinanza degli impegni assunti, il moltiplicarsi di concerti per esigenze economiche e di carriera, espongono il musicista a una sommatoria di tensioni che accelera e prepara la crisi (organica, psichica ed emotiva). La monotonia del modello di studio e la mancanza di risposte psicofisiche adeguate alle problematiche fin qui esposte favoriscono lo scadimento della forma e delle prestazioni. Un altro fattore determinante è l'ignorare, nel programmare la preparazione, le cause esterne di stress, che possono essere sociali, scolastiche, economiche, ambientali, nutrizionali, o legate a tempi di trasferimento (lunghi viaggi, cambio di fusi orari). I sintomi più evidenti di questa sindrome del superallenamento sono: scadimento costante delle prestazioni e incapacità a riproporsi sui livelli già raggiunti; stato sempre elevato di affaticamento; modificazioni cardiovascolari (frequenza cardiaca più alta di quella abituale); insonnia; calo ponderale eccessivo, non correlato con il regime alimentare seguito; disturbi del sistema neurovegetativo (cattiva digestione, temperatura corporea irregolare, sudorazione eccessiva); disturbi della sessualità (perdita del desiderio); disturbi neuroendocrini (squilibrio ormonale); immunodepressione (maggior sensibilità a infezioni e malattie).
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