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MUTANDE

di Gabriella ARUCH SCARAVAGLIO - Enciclopedia Italiana (1934)
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MUTANDE (fr. caleçon; sp. calzoncillos; ted. Unterhosen; ingl. drawers)

Gabriella ARUCH SCARAVAGLIO

L'antichità di questo indumento è ampiamente provata. Difficile è tuttavia stabilire una differenza esatta tra i pantaloni e le mutande maschili, che più tardi si confondono anche con le brache (haut-de-chausses) e con le calze (v. calza; calzoni). Nel Roman du renard (ed. Méon) si parla di braies da donna. In un testamento del 1268 si trovano già elencate "mutandas de lino"; un manoscritto del 1380 distingue le mutande femminili (feminale) dalle maschili (femorale). Nel sec. XIV-XV questo indumento appare spesso negl'inventarî e negli epistolarî e non viene più abbandonato nel costume maschile. Alla fine del sec. XVI C. Vecellio e P. Bertelli, in Italia, segnalano le "braghesse" delle meretrici. In Italia il primo corredo che ne fa menzione è quello che nel 1582 Guglielmo IV duca di Mantova dà a sua figlia; e per quanto fin dal 1568 un inventario di Maria Stuarda registri sei caleçons, in Francia, durante il regno di Enrico III, le mutande sono considerate immorali. Più tardi il Brantôme, nelle Dames galantes, parla di mutande di lino, di tela d'oro e d'argento. Nel sec. XVII l'equitazione favorisce il risorgere di questa moda, che però ai primi del Settecento decade di nuovo. Nel 1807 il Journal des modes porta un disegno di mutande lunghe sino alla caviglia, guarnite di merletti; moda, questa, considerata stravagante, e ammessa per le bimbe solo nel 1822 (pantalons pudiques). Nel 1830 le mutande vengono adottate dalle donne inglesi e tedesche, mentre in Francia solo verso il 1857 esse entrano definitivamente nell'uso: lunghe e larghe, di stoffa pesante, guarnite di ricami e merletti, si trasformano secondo la linea del vestito finché si arriva al minimo di stoffa e al massimo d'eleganza delle mutande odierne.

Bibl.: L. Guyon Dolois, Cours de médecine contenant le miroir de beauté corporelle II, Lione 1664, p. 238; E. Viollet-le-Duc, Dictionnaire raisonné du mobilier français, Parigi 1873, pp. 69, 81; A. Macinghi Strozzi, Lettere di una gentildonna del sec. XV, Firenze 1877, p. 135; A. Calmo, Le lettere, Torino 1888, p. 15; A. Luzio e R. Renier, Il lusso d'Isabella d'Este, in Nuova Antologia, 1896; L'intermédiaire des chercheurs et des curieux, XXV, Parigi 1892; C. Merkel, Come vestivano gli uomini del Decamerone, Roma 1898, p. 15; E. Verga, Le leggi suntuarie, Milano 1900, p. 21; P. Molmenti, Storia di Venezia nella vita privata, I, Bergamo 1905, p. 266.

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abbigliamento La varietà degli oggetti usati per vestirsi e adornarsi. Rientrano in questa denominazione non solo gli indumenti propriamente detti, ma anche gli accessori e i gioielli. 1. storia L’abbigliamento, bene primario legato ad ataviche necessità dell’uomo di distinguersi dalla nudità, indica visivamente ... moda Fenomeno sociale che consiste nell’affermarsi, in un determinato momento storico e in una data area geografica e culturale, di modelli estetici e comportamentali (nel gusto, nello stile, nelle forme espressive), e nel loro diffondersi via via che a essi si conformano gruppi più o meno vasti, per i quali ... oro Metallo nobile, lucente, di caratteristico colore giallo, che per la sua duttilità e malleabilità, oltre che per la sua rarità, è considerato tra i metalli più preziosi. chimica Elemento chimico di simbolo Au, numero atomico 79, peso atomico 197,0; in natura esiste solo l’isotopo con numero di massa ...
Vocabolario
mutande
mutande s. f. pl. [lat. mutandae «da mutarsi» gerundivo di mutare «cambiare», sottint. vestes o sim.]. – Capo di biancheria intima maschile e femminile che copre la parte del corpo che va dalla vita all’inguine o alle cosce: originariamente...
ecceòmo
ecceomo ecceòmo s. m. – Adattamento grafico pop. della locuz. lat. ecce homo (v.): le gambe stecchite che gli tremavano a verga dentro le mutande logore: un ecceomo! (Verga).
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