MUTIIS, Bartolomeo de, conte di Cesana
MUTIIS (de Motij, de Montij, de Mutijs, de Mutis, Demutis, Muzzi, Mozzi), Bartolomeo de, conte di Cesana. – Nulla si conosce della sua nascita (che si può collocare intorno al 1575-80) e della giovinezza: le sue origini andranno localizzate in quella fascia del territorio della Repubblica di Venezia che dalla laguna si estende al Trevisano e al Bellunese, aree in cui la famiglia fu presente tra Cinque e Seicento.
Membro della famiglia Muzzi (o Mozzi, nelle fonti «de Mutiis»), una delle tre, assieme ai rami Colle e Vergerio, che si fregiarono del titolo di conti di Cesana (territorio corrispondente all’attuale Comune di Lentiai in provincia di Belluno), fu attivo come cantante e compositore nel primo quarto del secolo XVII presso gli Asburgo, alla corte arciducale di Graz e a quella imperiale di Vienna, in ambienti ricchi di presenze artistiche italiane. Un documento attesta la sua attività a Graz a partire dal 1° aprile 1604: in questa data venne nominato cappellano e tenore alla corte di Ferdinando d’Asburgo, in quel tempo arciduca dell’Austria Interna (Innerösterreich, ossia Stiria, Carinzia e Carniola). È attestata la sua presenza al seguito della sorella di Ferdinando, l’arciduchessa Costanza, nel viaggio in Polonia per sposare il re Sigismondo III Vasa (dicembre 1605) e al seguito dell’arciduca quando questi si recò a Vienna per le nozze dell’imperatore Mattia con Anna del Tirolo (dicembre 1611). Nel 1609 inoltrò una supplica per ottenere un lasciapassare utile all’esportazione di carni bovine e cereali senza dazio. Nel 1611 Ferdinando lo incaricò di consegnare una coppa in regalo al commediografo romano Paolo Veraldo, in occasione delle sue nozze.
Si ritiene che a Graz abbia svolto mansioni di elemosiniere di uno dei fratelli cadetti di Ferdinando, l’arciduca Massimiliano Ernesto, dedicatario delle sue Musiche a una, doi e tre voci per cantare e sonare con chitaroni, overo con altri istromenti di corpo (Venezia 1613), composte su ‘comandamento’ dello stesso arciduca.
Nel 1615 contribuì con due mottetti a due voci e basso continuo (Confige timore tuo, alto e basso; Quemadmodum desiderat cervus, canto e basso) all’encomiastico Parnassus musicus Ferdinandaeus (Venezia 1615), indirizzato all’arciduca Ferdinando e curato dal bergamasco Giovanni Battista Bonometti, anch’egli tenore nella cappella musicale di Graz: la copiosa raccolta comprende 57 mottetti a 1-5 voci di 32 autori, tra i quali Claudio Monteverdi e molti musicisti italiani che operarono nell’orbita di quella corte. Tale interesse per la musica italiana si fondava sulle strette relazioni culturali ed economiche intrattenute dalle regioni dell’Austria Interna con l’Italia e in particolare con la vicina Venezia; ma anche sugli orientamenti controriformistici della corte di Graz, a partire dalla reggenza dell’arciduca Carlo II, padre e predecessore di Ferdinando, che comportarono la marcata italianizzazione della cappella musicale: dal 1595 al 1611 ne tenne la guida il veneziano Pietro Antonio Bianco, che si portò spesso in Venezia per reclutare nuovi musicisti, tra cui forse lo stesso de Mutiis, il quale quando Ferdinando divenne imperatore nel 1619, si trasferì a Vienna con gli altri musicisti della corte di Graz e fino alla morte rimase al servizio della cappella imperiale.
Morì nel novembre 1623; nel 1625, in considerazione dei meriti di Bartolomeo, venne concesso un donativo in denaro a suo fratello Giovanni.
Le sue Musiche sono la prima testimonianza a stampa del nuovo stile a voce sola di genere profano dovuta a un musicista attivo presso una corte transalpina, sebbene non manchi qualche manifestazione dell’interesse per la nuova vocalità monodica in altre città austriache, come le Musiche da camera e chiesa dedicate dal cantante e compositore Francesco Rasi all’arcivescovo di Salisburgo Markus Sittikus von Hohenems (dicembre 1612). La raccolta di de Mutiis si ispira alle Nuove musiche (1602) di Giulio Caccini, un’opera che ebbe il valore esemplare d’un archetipo stilistico, del quale de Mutiis riprese ed imitò diversi elementi. Innanzitutto lo stesso fortunato titolo, Musiche (assunto da una decina di raccolte a stampa negli anni 1602-13), che peraltro nella sua indeterminatezza qualifica una pluralità di generi e stili; la raccolta prevede infatti l’alternanza di madrigali (di stile recitativo e narrativo) e arie strofiche (come in Caccini) e una varietà di brani a voce sola (3), duetti (6) e terzetti (5). Un altro elemento comune è il ricorso a un basso continuo affidato esplicitamente al chitarrone (che nella prefazione alle sue Musiche Caccini addita come lo «strumento più atto ad accompagnare la voce, e particolarmente quella del tenore») o a un altro strumento «di corpo» (locuzione che indica uno strumento armonico sonoro e in grado di ben sostenere le voci). Anche le scelte poetiche, rivolte alle rime di autori quali Giovan Battista Marino, Battista Guarini, Girolamo Casoni, Annibale Pocaterra, Angelo Grillo e Gabriello Chiabrera, si dimostrano aggiornate e affini a quelle degli autori coevi di punta nel campo del madrigale sia polifonico sia a voce sola.
I passaggi d’agilità e le figurazioni che il lessico cacciniano definisce ‘cascate’, ‘gruppi’ ed ‘esclamazioni’, ricorrenti nelle Musiche, presuppongono una buona agilità di ‘gorgia’ e il ricorso a un canto ‘affettuoso’ ed espressivo. Duetti e terzetti conservano la duttilità della monodia, concedendo spazio ad ampi spunti solistici; il trattamento delle parti polifoniche ricorre a una piana eufonia (frequenti le terze parallele nelle voci acute) e a un uso moderato della dissonanza, perlopiù in sede di cadenza. La raccolta include l’unica composizione conosciuta (il virtuosistico madrigale a voce sola Non è di gentil core) di Francesco degli Atti (Todi c. 1574 - Vienna 1631), dal 1609 musico di camera dell’arciduca Ferdinando.
Fonti e Bibl.: Graz, Landesregierungsarchiv, Hofkammer-Registratur, 1605.XI.38; 1611.VI.59; 1611.X.10; 1612.VI.16; 1618.II.108; 1619.II.7; 1625.V.40; F. Vergerio, I Cesana. Memorie storiche, genealogiche ed araldiche, Alassio 1936; H. Federhofer, Graz court musicians and their contributions to the «Parnassus musicus Ferdinandaeus», in Musica Disciplina, IX (1955), pp. 167-244; H. Federhofer, Musikpflege und Musiker am Grazer Habsburgerhof der Erzherzöge Karl und Ferdinand von Innerösterreich (1564-1619), Mainz 1967, passim; Frühmeister des stile nuovo in Österreich. B. Mutis conte di Cesana, Francesco degli Atti, Giovanni Valentini, a cura di O. Wessely, Graz-Wien 1973 (ed. mod. delle Musiche); O. Wessely, Das Werden der barocken Musikkultur, in Musikgeschichte Österreichs, I: Von den Anfängen zum Barock, a cura di R. Flotzinger - G. Gruber, Wien-Köln-Weimar 1995, 2a ed., pp. 253-297; The New Grove dictionary of music and musicians (ed. 2001), XVII, p. 563; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XII, coll. 879 s.