BRANCALEONI, Muzio (Muzio da Assisi)
Figlio di Francesco, che dalla natia Piobbico nella Massa di Monte Nerone militando in Umbria era divenuto cittadino di Assisi, nacque in questa città intorno al 1270. Seguendo l'esempio paterno partecipò, quale capo della fazione ghibellina, alle lotte che nel secondo decennio del sec. XIV insanguinarono le Marche e l'Umbria.
Soldato di grande ardimento, occupò Assisi il 19 sett. 1319 e la tenne per due anni e più, incutendo terrore ad amici e nemici. Formò un governo militare da lui presieduto e, per sostenere le spese della guerra, mise le mani sul tesoro pontificio che si conservava nella basilica di S. Francesco. Chiamò in aiuto il suo parente Federico da Montefeltro, signore d'Urbino, e il vescovo Guido Tarlati, signore d'Arezzo, che con i suoi domini occupava tutta l'alta valle del Tevere, sin quasi alla Fratta (oggi Umbertide). La città di Assisi entrò così in quel sistema di forze costituito dalle signorie ghibelline di Urbino, Arezzo e Lucca, appoggiate dai Visconti e dagli Scaligeri, che aveva preso il sopravvento nell'Italia centrale, tenendo in scacco Firenze e Perugia.
A rafforzare la posizione d'Assisi, l'ultimo di dicembre del 1319 il B. marciò con seicento cavalieri, mandatigli dal conte d'Urbino e dal vescovo d'Arezzo, su Spoleto e, prevenendo l'arrivo dei soccorsi perugini, occupò la città e fece proclamare Federico da Montefeltro duca di Spoleto. Successivamente fu la volta di Nocera, che occupò, cacciandone il podestà perugino, Cucco dei Baglioni. Giovanni XXII reagì lanciando la scomunica sui ribelli e l'interdetto su Assisi e le terre occupate dal Brancaleoni. Fu saccheggiato anche il tesoro conservato nella chiesa di S. Francesco ad Assisi. Il 5 apr. 1320, dopo aver rimproverato Guido Tarlati da Pietramala di aver favorito la ribellione di Assisi e di Spoleto, Giovanni XXII si rivolse a Carlo, duca di Calabria e vicario generale del Regno di Sicilia, per invitarlo a reprimere la ribellione in Umbria. La lotta si protrasse per alcuni anni, finché la morte di Federico da Montefeltro (26 apr. 1322), trucidato a furore di popolo, dette il segnale del crollo delle fortune ghibelline. Nel marzo del 1322 anche Assisi, dopo tenace lotta, dovette scendere a patti con Perugia, e il B. riparò nei feudi dei conti di Marsciano, nel contado di Todi. Frattanto gli inquisitori dell'"eretica pravità" per la provincia di San Francesco, Pietro da San Nicolò di Perugia e Francesco da Borgo San Sepolcro, istituirono processi contro di lui e lo condannarono in contumacia. Il 21 luglio 1322 anche Giovanni XXII scrisse al Comune di Todi ingiungendogli di catturarlo e consegnarlo al rettore del ducato; sembra però che il Comune non fosse in grado di obbedire, perché il 1º ottobre dell'anno successivo il papa indirizzava ancora ai magistrati di Todi una requisitoria contro il B., scomunicato e sacrilego, per vietarne l'asilo sotto pena di scomunica. Ancora il 15 sett. 1326, il pontefice rinnovava le sentenze di scomunica contro il B., reo di molte scelleratezze e tra l'altro di aver asserito: "...quad timende non erant excommunicationis sententie et alia contra eum... lata...". Ma ad onta delle ripetute condanne il B. restò al sicuro nel suo rifugio, aspettando la fine della tempesta. Per sottrarsi poi alla confisca dei beni, quando a lui stesso parve difficile ogni suo ritorno in Assisi, rilasciò in mano di Ugolino Trinci, suo vincitore, una procura di vendita dei beni, che il Comune di Perugia acquistò per dodicimila fiorini. Ma anche in questo caso agì con molta accortezza, perché, essendo i beni immobili proprietà "pro indiviso" col nipote Napoleone, la vendita si ridusse a una finzione legale. Non sappiamo quando e dove sia morto.
Fonti eBibl.: Arch Segreto Vat., Reg. 110 B., ff. 356-60, doc. 79; Lettres communes de Jean XXII, a cura di G. Mollat, Paris 1904-46, nn. 16099 s.; P. Pellini, Dell'historia di Perugia, Venezia 1664, p. 435; E. Gamurrini, Storia geneal. delle famiglie nobili ed umbre, Firenze 1668, I, pp. 397, 497; U. Pasqui, Documenti per la storia della città d'Arezzo nel Medioevo, II, Firenze 1906, p. 542 n. 715; F. Ehrle, Per la storia del tesoro e della biblioteca e dell'arch. dei papi nel XIV secolo, in Archiv für Literatur-und Kirchengeschichte des Mittelalters..., I (1885), pp. 24345; A. Tarducci, Il Probbico e i Brancaleoni, Cagli 1897, pp. 53-60; L. Fumi, Indice dei Registri del ducato di Spoleto, in Boll. d. Deputaz. di st. patria per l'Umbria, VIII (1902), pp. 288 s.; Id., Eretici e ribelli nell'Umbria, Todi s.d. (ma 1910), pp. 16-23; G. Mazzatinti, Gli archivi della storia d'Italia, III, Rocca San Casciano 1900-01, p. 114.