MYANMAR.
– Demografia e geografia economica. Storia
Demografia e geografia economica di Libera D'Alessandro. – Stato dell’Asia sud-orientale. Il Fondo monetario internazionale (FMI), segnalando i risultati provvisori del censimento 2014 (il primo dopo trent’anni), riporta una popolazione di 51.486.253 ab., un dato sensibilmente inferiore rispetto a quello calcolato dalle stime precedenti; la stima UNDESA (United Nations Department of Economic and Social Affairs) per il 2014 è di 53.718.958 abitanti. Nel 2013 il M. ha registrato un Indice di sviluppo umano (ISU) di 0,524, collocandosi tra i Paesi con un ISU basso. Tuttavia, il valore dell’indicatore, nel periodo 1980-2013, è cresciuto del 59,6%, così come sono cresciute tutte le sue componenti: la speranza di vita alla nascita, aumentata di 10,2 anni, gli anni medi di scolarizzazione, cresciuti di 2,3, e quelli di istruzione previsti, aumentati di 2,6. Nonostante tali progressi, le condizioni di vita non sono migliorate per gli abitanti delle aree rurali. La Banca mondiale (BM) ha stimato che, nel biennio 2009-10, il 37,5% della popolazione viveva ancora in condizioni di povertà.
Dal 2011, a seguito di mutate condizioni politiche, il M. ha intrapreso una serie di riforme per attirare investimenti stranieri e reintegrarsi nell’economia globale: la ‘fluttuazione controllata’, nel 2012, del kyat birmano; l’indipendenza operativa della Banca centrale nel 2013; una legge anticorruzione, sempre nel 2013. Grazie all’abbondanza delle risorse naturali, a una giovane forza lavoro e alla vicinanza alle dinamiche economie asiatiche, il Paese ha attratto investimenti esteri nel settore energetico, nell’industria dell’abbigliamento, nelle tecnologie dell’informazione e nel comparto cibo e bevande.
Gli investimenti diretti agli esteri (IDE) sono aumentati da 1,9 miliardi di dollari statunitensi nell’anno fiscale 2011 a 2,7 nell’anno fiscale 2012. Le riforme citate sembrano dare già risultati: l’economia è stimata dalla Banca mondiale in crescita dell’8,3% nell’anno fiscale 2013-14, una crescita guidata dai settori delle costruzioni, dell’industria manifatturiera e dei servizi. Ciò nonostante, il PIL pro capite (calcolato sul dato censuario sopra citato) è stimato in circa 1105 $, attestandosi su uno dei valori più bassi dell’Asia orientale e del Pacifico.
Storia di Paola Salvatori. – Il processo di riforme avviato nei primi anni del Duemila dalla giunta militare, al potere dal 1962, proseguì, tra alti e bassi, negli anni successivi. Dopo la brutale repressione delle proteste popolari del 2007, di cui si erano fatti animatori i monaci buddhisti, nel febbraio 2008 fu varata una nuova Costituzione che prevedeva un governo di tipo presidenziale e sanciva di fatto il ruolo preminente dei militari cui era riservata, tra l’altro, la nomina del 25% dei seggi sia nella Camera alta sia in quella bassa. Nel novembre 2010 furono indette le prime elezioni parlamentari dopo quelle del 1990.
Boicottate dalla National league for democracy (NLD), il maggior partito di opposizione guidato dal premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, e considerate da molti osservatori internazionali una farsa, esse sancirono la vittoria del partito di governo, l’Union solidarity and development party (USDP); nel febbraio successivo Thein Sein (già primo ministro dal 2007) fu nominato presidente. Nel corso del 2011 il nuovo esecutivo prese significativi provvedimenti: furono liberati molti prigionieri politici, si allentò la censura sui media e furono promosse trattative con i gruppi armati delle minoranze etniche. Aung San Suu Kyi fu liberata e furono modificate le norme elettorali così da permettere a lei e al suo partito di partecipare alle elezioni suppletive dell’aprile 2012.
Le urne segnarono il trionfo della NLD, che conquistò 43 dei 46 seggi in palio, e Aung San Suu Kyi fu eletta deputata con oltre l’80% dei consensi. Benché il Parlamento fosse rimasto sotto il controllo dei militari, gli indubbi passi avanti furono valutati positivamente dalla comunità internazionale: nel 2013 la UE eliminò le sanzioni imposte al Paese, con l’eccezione del l’embargo sulle armi, e anche gli USA ne decretarono una riduzione. Sul finire del 2014 i tentativi di dialogo tra governo e opposizioni sembrarono tuttavia arenarsi di fronte al fermo rifiuto dell’esecutivo di modificare la Costituzione in senso democratico, mentre nell’ottobre 2015 il governo siglò un accordo per il cessate il fuoco con otto gruppi armati delle minoranze etniche.