Nabuccodonosor (Nabuchodonosor)
Re caldeo di Babilonia dal 604 al 562 a.C., menzionato da D. due volte, in Pd IV 14 ed Ep XIII 81, in relazione con il sogno spiegatogli dal profeta Daniele (e tratto da Dan. 2, 1-30). La presenza, nei due luoghi, dell'identico passo, superati il mero dato descrittivo e la coincidenza, diventa per la legge del ‛ parallelismo ' ulteriore conferma dell'autenticità dell'epistola, clavis lecturae del passo della Commedia e ulteriore conferma della dimestichezza che D. chiaramente e ripetutamente rivela con la tradizione esegetica medievale.
Il riferimento a N. nel Paradiso, se preso troppo alla lettera e cioè collegato ai dubbi del poeta, risulterebbe ovviamente spropositato, obnubilando la vera intenzione di D. che non pensa qui solamente alla " lettura in Dio dei dubbi del poeta " a opera di Beatrice - com'è apparso alla tradizione dei commentatori -, quanto piuttosto alla condanna di Platone e della sua tesi esposta nel Timeo, e quindi l'implicito paragone tra Platone e tutti gli " harioli et magi et malefici et Chaldaei ", come si legge nel testo di Daniele. Il riferimento di Ep XIII, oltre a valere come passo parallelo, raccoglie in uno una vasta gamma di correlate questioni che vanno dalla possibilità di concesse ‛ visioni ' - divinitus - anche in chi la tradizione esegetica aveva indicato come " princeps confusionis ", a partire da s. Isidoro (" Nabuchodonosor princeps confusionis ", Patrol. Lat. LXXXIII 116), fino al problema della ‛ profezia ' nella duplice ripartizione di profeti cui sia dato " spiritum prophetiae sive gratiam prophetialem " oppure siano, tali " ex officio... et ad hoc [prophetare] missi " (Ugo di San Caro, Opera Omnia, V, Venezia 1703, f. 145r).
Per un riferimento esplicito al sogno di N., v. VEGLIO DI CRETA.